Un marxista eletto nel parlamento pakistano
Le elezioni pakistane, volute dal debole regime militare per darsi una parvenza democratica, si sono svolte in un clima di paura dovuto al timore di manipolazioni e falsificazioni dei risultati; la dittatura, infatti, già in passato ha usato mezzi di questo tipo per conservare il proprio potere, nonostante si dica promotrice di una "struttura democratica nuova". Nel preparare le elezioni, il governo aveva emesso una serie di ordinanze e di emendamenti costituzionali che conferivano ancora più potere allo stesso Musharraf. Il regime anche dopo le elezioni, rimarrà una dittatura militare: il governo potrà sciogliere il parlamento e deporre il primo ministro a suo piacimento; inoltre, tutte le decisioni più importanti verranno prese dal Consiglio nazionale di sicurezza, composto dai capi delle forze armate.
La crisi del regime
La dittatura militare di Musharraf, instaurata in Pakistan nell’ottobre 1999 con un colpo di stato, sta attraversando una fase di declino; il regime, infatti, si trova a fronteggiare una crisi in tutti i campi e non ha la forza per reagire.
Per quanto riguarda l’economia, attualmente il Pakistan si trova in una situazione di caos totale, dato che la dittatura ha obbedientemente e immediatamente applicato le direttive del Fondo Monetario Internazionale: i prezzi sono schizzati alle stelle, la popolazione sotto la soglia di povertà è aumentata dal 36% al 52% in tre anni, il prezzo di elettricità, benzina, gas e altre fonti primarie é incrementato di oltre il 70% dal 1999. A questo va aggiunto che il tasso di disoccupazione è cresciuto dal 5,89% del 1999 al 7,82% del 2002… e questi sono solo i dati ufficiali!
Nonostante il comportamento vergognoso di Musharraf, volto unicamente al servizio degli Usa, l’amministrazione Bush non ha concesso finanziamenti significativi per aiutare il Pakistan ad uscire dalla crisi in cui è sprofondato. Inoltre, essendo fallito il tentativo Usa di eliminare i fondamentalisti islamici, Musharraf si trova ora ad affrontare le conseguenze del proprio sostegno all’aggressione imperialista in Afghanistan: il dittatore ha già subito tre attentati da cui è miracolosamente uscito illeso, ma nulla fa pensare che i fondamentalisti non faranno altri tentativi in futuro. Purtroppo la frustrazione di molti giovani, causata dalle penose condizioni di vita in cui si trovano a vivere, fa sì che alcuni di loro intraprendano la strada del terrorismo individuale come soluzione ai propri problemi.
Le coalizioni politiche
Alle elezioni si sono presentate diverse coalizioni politiche: quella nazionalista, la Lega musulmana, l’alleanza dei partiti di sinistra e il Partito popolare pakistano (Ppp).
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, i partiti nazionalisti hanno progressivamente abbandonato la loro retorica socialisteggiante a favore di discorsi volti a lodare apertamente il capitalismo, in particolare quello Usa. Negli ultimi dieci anni, i dirigenti di questi partiti hanno usato una retorica nazionalista unicamente per accrescere i propri privilegi; alcuni di loro sono entrati nelle alleanze a sotegno della dittatura per far presa sulle masse delle nazionalità oppresse.
La Lega musulmana è il partito tradizionale della borghesia pakistana; come la classe che rappresenta, anche il partito è sempre stato dipendente dallo Stato. Quest’ultimo ha infatti usato la Lega musulmana per farsi propaganda e ogni dittatore ha strumentalizzato i legami con questo partito per portare avanti la politica borghese. Anche Musharraf sta utilizzando una parte della Lega musulmana per perpetrare i propri interessi. Da questo partito si è scisso il Pml(n), che si differenzia per la sua opposizione alla dittatura militare e che, per questo motivo, sta ottenendo un forte consenso.
Per fronteggiare le prime due coalizioni citate, quella nazionalista e quella musulmana, sette partiti cosiddetti di "sinistra" hanno deciso di formare un’alleanza. La loro condizione, però, è patetica: sono più i candidati che hanno presentato alle elezioni che l’insieme di tutti i loro iscritti! La maggior parte di questi partiti sono delle Organizzazioni non governative mascherate, che si limitano a proporre programmi riformisti rifiutandosi di abbattere il sistema capitalista. Nessuno di loro osa proporre la rivoluzione socialista come soluzione alla miseria delle classi oppresse del Pakistan; di conseguenza, non si fanno problemi a scendere a compromessi con il sistema capitalista!
Per quanto riguarda il Partito popolare pakistano, per capirne il suo ruolo, è necessario fare un salto indietro nel tempo: dopo la rivoluzione del 1968-69 questo partito si presentò alle elezioni con un programma socialista, salendo al potere; una volta al governo, però, deviò la linea originaria per intraprendere una politica di attacco alle masse. Questi avvenimenti provocarono apatia e disillusione tra lavoratori e giovani e recentemente portarono ad una grande sconfitta del Ppp nelle elezioni del 1997. Solo la tendenza marxista presente all’interno del partito (The struggle-La lotta) capì che il Ppp avrebbe potuto sollevarsi dalla crisi con l’inizio di un movimento di massa, e i numerosi attacchi allo stato sociale portati avanti da Musharraf stanno andando proprio in questa direzione perché contribuiscono ad alzare la coscienza dei lavoratori.
Benazir Bhutto, principale esponente del Ppp, ha tentato più volte la riconciliazione con Musharraf, ma senza risultati. Il partito è stato così costretto all’opposizione, riguadagnando consenso tra le masse, ma si è rifiutato di lanciare un movimento che si proponesse di abbattere la dittatura; questa scelta dimostra che il Ppp teme le conseguenze di un movimento di massa che superi i confini del sistema capitalista e preferisce mantenere lo stato di cose esistente. In vista delle elezioni, però, la posizione moderata del partito è stata rivista, facendo una parziale svolta a sinistra; nel programma è chiara la richiesta di porre fine a privatizzazioni, licenziamenti, rimborsi solo per alcuni prestiti e altre richieste riformiste.
Dalla storia e dalle scelte del Ppp è chiaro che questo non è un partito rivoluzionario, di fatto ha una direzione borghese, ed è per questo motivo che appoggiamo interamente l’attività indipendente svolta dalla minoranza marxista sia all’interno del partito, sia all’esterno attraverso il Ptudc (Pakistan trade union
defense campaign – Campagna per la difesa del sindacato in Pakistan).
Questa organizzazione ha promosso numerose lotte in tutto il paese, come lo sciopero nelle acciaierie di Karachi o quello del pubblico impiego a Quetta, ottenendo delle vittorie importanti; a causa di questo è spesso stata vittima di una dura repressione, compresa la carcerazione dei suoi principali esponenti.
Durante la campagna elettorale, il Ptudc ha lavorato assiduamente per propagandare la rivoluzione socialista, proponendo un programma marxista tra le masse.
Un deputato marxista in parlamento
Grazie al lavoro del Ptudc, le idee marxiste saranno rappresentate anche in parlamento con l’elezione del compagno Manzoor Ahmed. Egli si è candidato nel collegio di Kasur II in contrapposizione a Sheikh Waseem della Lega musulmana, Mehmood Kasuri del Pml(n) e Nelofher Mehdi, un candidato indipendente. Manzoor ha vinto nonostante i mezzi di comunicazione, in mano al governo, sostenessero pienamente Mehmood Kasuri perché rappresentante del cosiddetto "partito del re". Questo candidato ha sempre espresso una posizione di classe in tutti i comizi da lui tenuti e uno dei suoi slogan principali è stato "lotta inconciliabile fino alla rivoluzione socialista!"; nessuno può dunque avere dubbi sulle intenzioni che la popolazione di Kasur ha espresso nel voto!
I media borghesi, naturalmente, hanno preferito mettere in evidenza l’avanzata dei fondamentalisti in alcune regioni del Pakistan, dando l’impressione che tutto si stia muovendo verso destra, in direzione della reazione e della barbarie. Nel collegio di Kasur II, però, il clima era completamente diverso!
Uno dei risultati più importanti è stata l’adesione di molti giovani e donne alla campagna elettorale di Manzoor, con il conseguente coinvolgimento nella lotta; molte persone hanno sostenuto finanziariamente la propaganda del nostro compagno e hanno formato degli uffici elettorali per diffondere il suo programma.
La vittoria del compagno Manzoor Ahmed non è solo la vittoria dei lavoratori di Kasur o del Pakistan, ma è la vittoria di tutti quei lavoratori e giovani che lottano in tutto il mondo per abbattere il capitalismo, proponendo una alternativa socialista reale.
Ci congratuliamo con il compagno Manzoor e con tutti i compagni che hanno lavorato duramente per conseguire questo risultato. Avanti verso la trasformazione socialista del Pakistan e di tutto il subcontinente indiano!