La situazione, nella città di Agrigento, da un po’ di tempo a questa parte sta divenendo quasi del tutto insostenibile.
Una delle realtà più critiche è lo stato della scuola pubblica. L’edilizia scolastica lascia molto a desiderare, se ci immaginiamo che poco tempo fa la sede succursale dell’istituto scientifico Leonardo Da Vinci è stata dichiarata inagibile dopo che è crollata una parte del tetto, o che i riscaldamenti nella maggior parte delle scuole non sono stati ancora accesi.
Possiamo citare anche la condizione dei trasporti, che ad Agrigento sono gestiti dalla Tua s.r.l. (Trasporti urbani Agrigento). L’efficienza è pari a zero, basti pensare che quando piove, o l’acqua entra all’interno degli autobus, saltano le corse e non esistono abbonamenti ridotti per studenti.
Un’altra questione che affligge Agrigento è la disoccupazione. A livello provinciale, supera il 21 per cento, un dato che crescerà dato che l’Italcementi, storico cementificio sito a Porto Empedocle, ha deciso nel 2012 di chiudere i battenti, mettendo, in un primo momento, i lavoratori in cassa integrazione. Un paio di mesi fa, l’azienda ha mandato 24 lettere di licenziamento, lasciando solamente 31 operai, in cassa integrazione, nella fabbrica che si occupa oramai solamente di macinazione.
Inoltre, circa un mese fa, anche molti dipendenti dell’Asp (Azienda sanitaria provinciale) sono stati mandati a casa. Cento famiglie vedranno pertanto peggiorare le proprie condizioni economiche.
In questo ultimo periodo, poi, abbiamo avuto ben due scandali nazionali. Il primo riguarda l’abuso, da parte di molti lavoratori, della legge 104, la legge che permette di avere permessi retribuiti per se stessi e altri familiari, e che ha portato all’arresto di 19 persone che avrebbero fatto usufruire della 104 a ben 150 falsi invalidi, e il caso delle commissioni consiliari. Si è scoperto che al Comune di Agrigento sono state convocate più di mille commissioni in un anno, e che i consiglieri si sono intascati 50 euro a seduta, per un totale di più di 220mila euro. Nonostante il lavoro “stacanovista” del Consiglio comunale, Agrigento risulta essere, secondo la graduatoria effettuata dal Sole 24 ore, l’ultima città d’Italia.
Quest’ultimo scandalo ha scaturito nei cittadini un malcontento tale da arrivare autonomamente ad organizzarsi per andare contro quegli atti immorali. Creando un comitato cittadino, “Agrigento manifesta”, con il motto principale “Noi siamo altro”.
Si è arrivati quindi a convocare una manifestazione alla quale hanno partecipato più di 2mila persone, un numero quasi storico per Agrigento.
Noi abbiamo partecipato alla riunione organizzativa per il corteo cittadino convocato dal comitato e subito abbiamo capito che l’intento di quest’ultimo era quello di rendere la manifestazione apolitica. Il nostro intervento ha ricevuto il totale appoggio dei presenti ed ha ribadito l’inesistenza della “manifestazione apolitica” che, oltre ad essere una contraddizione in termini, rende il “movimento” facilmente strumentalizzabile dall’estrema destra (vedi il movimento dei Forconi).
Il giorno della manifestazione abbiamo organizzato un nostro spezzone che ha contribuito in modo rilevante affinché la manifestazione riuscisse. Siamo intervenuti all’assemblea pubblica finale, nella quale abbiamo espresso le nostre rivendicazioni, dicendo anche di non volere che il caso di Agrigento diventi il capro espiatorio del governo per effettuare tagli indistintamente agli enti locali nascondendoli sotto “tagli agli sprechi”.
A differenza di ciò che rivendica il comitato, cioè solamente la dimissione di quei consiglieri comunali che si sono intascati i soldi dei gettoni, noi diciamo che la mala-politica è insita nel sistema capitalista. Quindi la lotta che d’ora in avanti dobbiamo condurre deve essere una lotta anti-sistema, che rivendichi il diritto di vivere in un sistema dove i lavoratori e i giovani prendano in mano il loro destino spazzando via corruzione e malaffare.