I Renzi boys hanno le idee chiare su quello che, in questo paese, deve rimanere inamovibile (i privilegi di una ristretta fascia della società) e su ciò che invece deve cambiare (ovviamente in peggio) per tutti gli altri. è questo il criterio che ispira, oltre a tutti gli altri provvedimenti del governo, anche la Legge di stabilità 2015.
Una manovra per 36,2 miliardi di euro complessivi, così suddivisi: 25,8 miliardi di tagli, 10,4 di sforamento sul deficit, con un compromesso raggiunto in extremis con la Commissione europea che permette all’Italia un deficit, nel 2015, del 2,6% e non del 2,9% come richiesto dal governo.
La demagogia degli 80 euro prosegue e si estende con un bonus alle mamme che hanno un reddito familiare fino a 90mila euro. Praticamente impercettibili i primi (gli 80 euro di riduzione Irpef), ancora più invisibili saranno questi 80 euro, seppelliti da una valanga di aumenti che colpisce chi deve mandare dei bambini ad un asilo nido o ad una materna. In una città come Roma, ad esempio, ci sono stati aumenti delle tariffe dal 7 al 15 per cento e l’abolizione dell’esenzione per il terzo figlio. Peggioramenti che si innestano su una situazione già deprecabile di per sé, vista e considerata la difficoltà a trovare un posto in una struttura pubblica, a causa dei tagli degli ultimi anni.
Altra misura abbondantemente sbandierata è la possibilità di avere il Tfr in busta paga, anziché versato al momento di chiusura dell’esperienza lavorativa, dei cui effetti nocivi per i lavoratori parliamo nell’articolo qui sotto.
I dipendenti pubblici sono esclusi da questa possibilità (solo perché nel loro caso i soldi li dovrebbe anticipare lo Stato) però, in compenso, potranno “godere” del quinto anno consecutivo di blocco degli aumenti per i loro stipendi. Il contratto del pubblico impiego viene infatti ulteriormente congelato fino a dicembre 2015. Ovviamente esclusi dal blocco saranno, oltre a procuratori, avvocati e diplomatici, chi deve garantire con la repressione l’ordine che fa comodo a lorsignori: militari e forze di polizia. L’ex sindaco di Firenze non tratta col sindacato ma appena ufficiali e sottufficiali alzano la voce si mette subito sull’attenti!
Le imprese avranno riduzioni di tasse da più versanti: tre anni di contributi zero per i neo-assunti (Renzi ha dichiarato che questa misura potrebbe portare alla creazione di un milione di posti di lavoro, sempre più uguale a Berlusconi!) e una riduzione dell’Irap (la tassa a carico delle imprese) attraverso la possibilità di dedurre dall’imponibile i costi sostenuti per il personale dipendente.
Continuano i tagli agli enti locali (quattro miliardi di euro in meno per le Regioni) e si stabilisce il 2015 come “anno chiave” per portare avanti le privatizzazioni, con conseguenti ristrutturazioni, dall’Eni, Finmeccanica e Poste italiane, fino al trasporto pubblico locale: una valanga di ristrutturazioni e licenziamenti, con alle porte il peggioramento di tutti i servizi.
Se poi tutti gli obiettivi di risparmio non dovessero essere raggiunti (e visto che le stime di tutti i governi falliscono sempre, c’è da giurare che sarà così), è previsto, a partire dal 2016, un nuovo aumento della tassa che non guarda in faccia a nessuno: l’Iva, che potrebbe aumentare di due punti per le aliquote ora al 10 e al 22%.
Niente sui 30 miliardi di contributi Inps che i padroni in questo paese evadono ogni anno o sui 250 miliardi l’anno di evasione fiscale da parte dei più ricchi, ai quali si riducono ancora di più le tasse, cercando di occultare questa realtà con la disgustosa demagogia costruita sugli 80 euro.
Un governo, quello dei Renzi boys, sempre più determinato a difendere i privilegi dei poteri che ne hanno foraggiato la scalata a Palazzo Chigi.
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Aumenta la dipendenza del bilancio statale dal gioco d’azzardo
Tra le nuove entrate previste dalla bozza della Legge di stabilità, figura anche un miliardo di euro dalle slot machine. Questa misura è stata annunciata come un attacco al business dell’azzardo ma esaminandola con attenzione è solo un attacco ai giocatori delle macchinette, che in larga parte sono lavoratori, casalinghe, disoccupati e pensionati. Infatti, l’aumento della tassazione (Preu) nella misura del 4% sul giocato è accompagnato da una diminuzione del payout della stessa identica percentuale. Il payout è la percentuale di denaro giocato che viene restituita ai giocatori tramite le vincite. Insomma: Renzi ha reso le macchinette più voraci del 4% e si aspetta in questo modo di ricavare un miliardo di euro preso con l’inganno dalle tasche dello strato più fragile e disperato della classe operaia, senza intaccare il margine di utile dei padroni delle slot. Anche questa è una piccola dimostrazione del carattere sempre più parassitario del capitalismo italiano e dei suoi rappresentanti politici.