Se non ora quando?
L’arroganza delle destre è stata beffeggiata dalla scarsa partecipazione che c’è stata alla manifestazione promossa dal Foglio di Giuliano Ferrara e sostenuta in grande stile dal governo.
In Piazza del Popolo non c’erano più di 40mila persone (secondo il Corriere della Sera) contro le oltre 100mila che erano alla contromanifestazione dei no-global (sempre secondo il Corriere).
La parata filo-governativa a sostegno del "popolo americano" (sarebbe meglio dire della politica imperialista di Bush) nonostante la presenza di una schiera ben assortita di artisti (Bocelli, Sofia Loren, Alain Delon) non ha suscitato l’entusiasmo che si aspettavano Berlusconi, Fini e compagni.
Il sentimento contro la guerra si va diffondendo sempre più nel paese, nonostante il 90% del Parlamento abbia votato a favore dell’invio delle truppe italiane in Afghanistan.
Denunciamo con forza l’atteggiamento criminale dei Ds (della loro maggioranza) che hanno votato con il Polo, dice Fassino, "per senso di responsabilità".
La posizione dei Ds non è diversa da quella della socialdemocrazia europea: come sempre di fronte alla guerra questi signori capitolano alle pressioni della classe dominante e dell’imperialismo.
Disgustosa la scenetta di sabato 10 novembre quando Rutelli e Fassino non sapendo che fare (e non volendo andare per ovvie ragioni alla parata di Berlusconi, nè tantomeno al corteo contro la guerra) non hanno trovato di meglio che andare a far visita in una base militare.
Per dare, ovviamente, il loro conforto ai nostri militari che si preparano... a massacrare popolazioni inermi e civili afghani difendendo gli interessi del grande capitale e lo sfruttamento delle risorse energetiche in Asia Centrale.
Da bravi cagnolini, servi del capitale e degli Usa, Blair, Schroeder, Jospin e D’Alema si preparano a tradire per l’ennesima volta gli interessi dei lavoratori e degli oppressi di tutto il mondo.
Fa ridere quando Fassino, nel suo discorso alla Camera, ha tentato di accomunare la lotta al terrorismo di Bin Laden con la lotta al franchismo (nella guerra civile spagnola) o alla Resistenza, dicendo che in certi casi è legittimo l’uso della forza.
Ma l’uso della forza da parte di chi e contro chi? I partigiani lottavano per liberare il paese dalla dittatura nazi-fascista, i soldati che vanno in Afghanistan sono lì per generare nuove oppressioni. Grazie alla Nato sono caduti i talebani e finalmente il popolo afghano potrà godere dei fantastici mujaheddin(!?!).
Non solo, si troveranno sul loro territorio, decine di migliaia di soldati che imporranno la loro legge e gli interessi delle potenze imperialiste.
Angius nella trasmissione Porta a Porta del 12 novembre ha avuto il coraggio di dire che l’intervento militare in Kosovo (voluto dal governo d’Alema) ha migliorato notevolmente la situazione dei popoli balcanici e che questo può fare lo stesso.
Senz’altro! Come vediamo bene in Macedonia, dove si prepara un’altra guerra che ha un legame diretto con il sostegno dato dall’imperialismo all’Uck.
Questi dirigenti della cosiddetta sinistra moderata non solo sono incapaci di ragionare in termini di classe ma neanche da "democratici" borghesi.
Persino alcuni strateghi seri della borghesia mostrano tutta la loro preoccupazione per l’idiozia di Bush e Blair che rischiano di provocare una rivoluzione nei paesi arabi con la loro isteria bellicista che si spinge oltre gli stessi interessi dominanti.
Alla fine, per fare affari, il capitale ha bisogno di stabilità e quando è possibile, di governare con il consenso, o quanto meno senza provocare esplosioni sociali in ogni angolo della terra.
La situazione per loro è sempre più difficile e non è un caso che gli Usa per governare il pianeta siano costretti a tenere soldati in 800 diverse zone nel mondo. A livello internazionale c’è sempre più instabilità, il malcontento aumenta e a un certo punto la pentola a pressione salterà.
Questo è quanto vedono con preoccupazione i borghesi più intelligenti.
Per parte nostra faremo tutto il possibile perchè si avveri uno scenario del genere.
Da questo punto di vista i lavoratori e i giovani italiani possono giocare un ruolo decisivo nelle prossime settimane.
In primo luogo ponendosi una domanda elementare. Chi paga questa sporca guerra?
Non abbiamo molti dubbi in proposito, saranno le classi subalterne.
La finanziaria del governo propone nuovi tagli allo stato sociale e si rimangia le promesse fatte da Berlusconi in campagna elettorale (aumento delle pensioni, riduzione fiscale, ecc.).
Non solo, a questo si aggiungono una serie di misure (vedi libro bianco di Maroni) che si propongono di peggiorare le condizioni dei lavoratori riducendone ulteriormente il potere d’acquisto (già duramente colpito negli ultimi 10 anni grazie alla concertazione).
Ma qualcosa si muove nel paese: nella scuola tutte le categorie sono in movimento (insegnanti, assistenti e ricercatori universitari, studenti medi e universitari) ci sono stati già due scioperi (uno dei Cobas il 31 ottobre, l’altro della Cgil il 12 novembre), i metalmeccanici il 16 novembre, nei trasporti e nell’impiego pubblico c’è una situazione di grande fermento.
Bisogna fare uno sforzo gigantesco per unificare tutti i fronti facendoli confluire in uno sciopero generale nazionale contro il conflitto bellico e la finanziaria di guerra.
Sabattini, segretario della Fiom-Cgil, ha affermato il 12 novembre in una manifestazione a Firenze che: "Tutta la Cgil è dietro ai metalmeccanici e dopo lo sciopero del 16 si prepara lo sciopero generale di tutte le categorie". Cofferati ha dichiarato che il voto in parlamento da parte dell’Ulivo a favore dell’invio delle truppe è stato un errore.
Una volta tanto la direzione sindacale farà seguire alle parole i fatti?
Non possiamo contarci, troppe volte sono state frustrate le aspettative dei lavoratori; ma quello che possiamo fare dalla base è lottare in ogni Rsu, in ogni sindacato, in ogni realtà studentesca, per avanzare la proposta dello sciopero generale.
Se si realizzasse potrebbe cambiare decisamente la situazione politica nel paese.
E’ possibile dopo vent’anni di riflusso e di arretramenti aprire in Italia e in Europa una nuova stagione di lotte sociali, un nuovo autunno caldo mettendo in discussione questo sistema sociale decrepito che non genera altro che guerra, sfruttamento e sofferenze infinite.
13 novembre 2001