Secondo tutti i sondaggi la popolarità del leader di Sinistra e Libertà è in crescita. Le piazze si riempiono in occasione dei suoi comizi, il suo profilo Facebook ribolle di entusiasmo ed ha decine di migliaia di fans, anche grazie ad una campagna di marketing condotta dai tecnici del suo staff. Dietro questo entusiasmo c’è il sogno (ed il bisogno) di tanti giovani e lavoratori che si possa uscire dal “big bang della sinistra“, riconquistando un punto di riferimento della sinistra politica.
E' su questa spinta che si basa il sostegno ai candidati a sindaco di Vendola come il caso di Pisapia a Milano.
Nel circo mediatico della politica Nichi suscita grandi speranze di cambiamento, seduce con il suo linguaggio, suggerisce “buone azioni” ai dirigenti del centrosinistra, elargendo consigli su come rinnovare la politica e “stare vicino ai cittadini”. Vendola propone ai suoi elettori la politica della “bellezza”, la “narrazione di un’Italia migliore”. Un linguaggio fatto di metafore spesso efficaci, capaci di evocare il sogno di una società diversa, più “libera” e basata sulla mobilità sociale. Una proposta politica priva di ogni contenuto di classe, intrisa dell’interclassismo che vorrebbe far dialogare Marchionne e gli operai della Fiat.
Ma cosa produce nella pratica l’evocazione del sogno di rinnovamento di Vendola?
Le elezioni amministrative alle porte sono certamente un importante banco di prova per valutare la praticabilità e la concretezza del vocabolario politico del leader di Sel. Le scelte operate dai vendoliani con la benedizione del Nichi nazionale a riguardo parlano chiaro.
Un panorama desolante di alleanze che dimostra come Vendola e Sel non siano mai entrati nel merito della proposta politica degli schieramenti e dei candidati a sindaco. L’ordine di scuderia arrivato dalla stanza del governatore della Puglia non prevede la possibilità di collocarsi fuori dal centrosinistra, anche quando questo ha il volto della politica più genuflessa agli interessi del grande padronato, degli speculatori e delle connivenze con la borghesia mafiosa. Il risultato è che fuori dalla retorica della “buona politica” ostentata nei talk schow, Sel è solo un’appendice del Pd e del suo progetto politico.
Il caso di Torino è sicuramente emblematico. Nella città della Fiat Sel sostiene Fassino che “se fosse stato operaio” al referendum di Mirafiori avrebbe votato per Marchionne contro la Fiom ed i diritti dei lavoratori.
Ma la scelta di Torino non è isolata. A Salerno il sostegno del Governatore “diverso da quelli che governano” come recitava un suo slogan, appoggia Vicenzo De Luca che oltre ad essere indagato per truffa ed implicato in numerose speculazioni edilizie è uno di quelli che “gli immigrati li prendono a calci nei denti”, pronto a prendere il manganello e partecipare in prima persona ai raid per cacciare i senegalesi dal lungomare della sua città.
Le cose non vanno meglio in Calabria dove a Reggio la “nuova” politica si declina attraverso il sostegno ad un ex esponente dell’Mpa del presidente siciliano Lombardo, vero rappresentante del rinnovamento della politica meridionale, mentre a Cosenza il candidato di Sel è Enzo Paolini presidente nazionale e regionale degli imprenditori della sanità privata, principale industria e fonte di connivenze tra politica, imprenditoria e ’ndrangheta.
In molte di queste realtà così come a Napoli, dove pur tra limiti e contraddizioni De Magistris rappresenta una parziale discontinuità a 20 anni di disastroso governo di centrosinistra, Vendola sceglie di appoggiare il candidato del Pd, l’ex prefetto Mario Morcone, legato ai poteri forti.
Dov’è la “bellezza” della politica in queste scelte? L’unica cosa “bella” per i vendoliani sembra essere la ricerca di un posto al sole nelle istituzioni e nei governi che preparano il massacro sociale nelle amministrazioni locali a suon di privatizzazioni nel quadro dei tagli alla spesa sociale e del Patto di stabilità.
è proprio il caso di dire che la “narrazione del sogno” si materializza nell’incubo di una subalternità al padronato che è la principale causa della crisi della sinistra politica in Italia.