No alla sudditanza all’Unione!
Il prossimo giugno 2006 si terranno le elezioni amministrative per eleggere il nuovo sindaco di Milano ed è già iniziata la corsa alla ricerca del candidato sindaco da contrapporre al centrodestra. Dall’urna, l’Unione ha tirato fuori il bussolotto con impresso il nome di Umberto Veronesi.
Oltre ad essere un oncologo di fama mondiale ormai 80enne, è anche titolare di interessi economici rilevanti nella città legati particolarmente alla sanità privata. A partire dal ‘95 ha abbandonato la direzione dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori per passare alla sanità privata e da allora è direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo).
L’Ieo è una clinica privata che vede tra i propri soci società quali Mediobanca, BancaIntesa, Unicredit, Rcs, Banca Popolare di Lodi, Fiat, Pirelli ed altre grandi aziende. È una clinica accreditata dalla Regione Lombardia, cioè quest’ultima paga l’Istituto per le prestazioni sanitarie fornite. Altri fondi arrivano all’Istituto direttamente dal Ministero della Sanità di cui lo stesso Veronesi è stato a capo nel 2000-2001 sotto il secondo governo Amato. Non solo. L’Ieo ha un progetto di allargamento che prevede la costruzione di due nuovi edifici: il primo occuperà un’area di 58.000 metri quadrati (per 40 sale di visita ambulatoriali e 40 posti letto!) che si occuperà - ovviamente privatamente - di chirurgia, diagnostica, ecc.; il secondo edificio destinato ad ospitare i familiari dei parenti ricoverati sarà una specie di albergo di lusso dotato di un parcheggio sotterraneo di 15.000 metri quadrati di superficie, sale congressi e negozi di utilità sociale quantomeno dubbia. Per ottenere il via libera dei progetti sono state necessarie autorizzazioni da parte del Comune di Milano e del Parco agricolo Sud dove sorgerebbero i nuovi edifici.
Da questo intreccio di interessi non stupisce che lo stesso Veronesi abbia espresso giudizi confortanti e quasi lusinghieri nei confronti dell’attuale sindaco Albertini e della politica sanitaria di Formigoni (il presidente ciellino della Regione) che - tra l’altro - si è fatto promotore della reintroduzione dei ticket sui farmaci, ha regalato alla sanità privata centinaia di milioni di Euro sottratti alle strutture pubbliche, ha introdotto i buoni-scuola per finanziare le scuole private, ecc.
Il Prc ha dichiarato che non ci sarebbe stato alcun problema sulla persona, ma sul metodo. Benché il Prc abbia criticato la modalità con la quale è nata la candidatura, non possiamo nasconderci dietro dichiarazioni diplomatiche più rivolte a non mettere in discussione l’alleanza del partito con l’Unione che a prospettare una candidatura alternativa.
Non è sufficiente richiedere le primarie nella speranza di affondare la candidatura di Veronesi o richiedere che il candidato rispetti le linee guida che la coalizione di centrosinistra fornirà. Il problema non è solo di metodo, ma soprattutto politico. Chiediamo: diventerebbe più presentabile la candidatura di Veronesi se superasse eventuali primarie? Non trasformeremo mai un sostenitore della sanità privata in difensore degli interessi dei lavoratori, sarebbe come chiedere ad un leone di diventare vegetariano!
Le elezioni milanesi si terranno qualche mese dopo le elezioni nazionali. Questo argomento parrebbe sufficiente per i compagni dell’area de L’Ernesto e di Erre (che a Milano sono parte integrante della segreteria del partito) per sostenere qualsiasi candidatura che fosse partorita dal cantiere dell’Unione. Il ragionamento fila pressappoco così: saremmo capiti dal popolo della sinistra se, a pochi mesi dalla vittoria alle elezioni politiche nazionali, a Milano non rimanessimo attaccati al carro dell’Unione? Pensiamo che questa argomentazione sia sbagliata e rischia di minare l’autonomia del Prc: fintantoché rimangono gli attuali rapporti di forza a sinistra il nostro partito dovrà prendere posizioni controcorrente!
La strada da intraprendere dovrebbe essere un’altra: non la diplomazia tra i gruppi dirigenti del centro-sinistra, ma impiegare i prossimi 8-9 mesi che ci separano dalle elezioni per radicare il partito nei luoghi di lavoro e sviluppare i rapporti con le forze che si sono mobilitate in questi anni, a partire dai lavoratori Atm che sono stati al centro delle lotte del settore dei trasporti, con le lotte della scuola (tanto più che si prefigura la possibile candidatura dell’attuale Ministro dell’istruzione Moratti per il centrodestra), con le mobilitazioni degli immigrati, ecc., e costruire una candidatura ed un profilo del partito che possa rappresentare una reale alternativa alla politica della destra.
Indipendentemente da chi sarà il candidato, se sarà Veronesi o altri, la strada dovrebbe essere un’altra: non imbavagliare il partito nascondendosi dietro il carro dell’Unione, ma porre le basi per il radicamento del Prc nei luoghi del conflitto di classe, premessa indispensabile per una alternativa ad Albertini ed al grande capitale. Le ultime parole di elogio di Veronesi nei confronti del Ministro Storace non insegnano proprio nulla? Tocca al nostro partito e non ad altri sventare questa sciagura.
12-10-2005