Owusu Ben Bel (segretario circolo inalca – modena)
Antonino Grimaldi (operaio inalca – modena)
1) Nel rapporto tra i lavoratori ed il nostro partito durante il governo Prodi è avvenuto un allontanamento, in pratica i vertici del nostro partito si sono allontanati dalla base, hanno assecondato le scelte della borghesia, quindi hanno accettato lo scippo del Tfr, non hanno dato nessuna indicazione per quanto riguarda l’accordo del 23 luglio 2007, non hanno contrastato il mantenimento della Legge 30, la messa in atto del cuneo fiscale per gli associati a Confindustria, abbandonando i lavoratori. Tutto ciò, ha creato il vuoto tra la base che si è sentita trascurata e il vertice del nostro Partito che pensava alle istituzioni.
2) Devo dire abbastanza positiva, nutriamo molta stima per l’attuale maggioranza, certo, ci sarà da lavorare molto, ma credo che oggi ci siano le migliori condizioni per poter svolgere un ottimo lavoro all’interno della società e nei luoghi di lavoro, l’odierna crisi dell’apparato capitalistico fa riflettere molto le persone, ma soprattutto mette in risalto e rende attuale ciò che Marx ha sempre sostenuto sull’attuale sistema ora in crisi. Mi ritrovo molto nel documento anche sulla parte che parla di ricostruire la sinistra sindacale poiché credo sia doveroso da parte nostra
attuare un cambiamento all’interno della Cgil, parliamo come dirigenti sindacali che spesso si scontrano con le idee della maggioranza ai direttivi.
3) Noi del circolo aziendale Inalca ci aspettiamo che il Prc inizi a presidiare davanti ad un più vasto numero di aziende ed a intraprendere azioni di lotta con i lavoratori, solo attraverso queste azioni sarà possibile far comprendere a fondo le idee comuniste a questi ultimi, il Prc deve sostenere il ritorno alla scala mobile che è l’unico mezzo che tutela i salari, infine ci auguriamo che il Prc diventi la forza trainante dei lavoratori che per troppo tempo sono stati guidati da apparati moderati di Cgil, Cisl e Uil che hanno sedato la loro voglia di cambiare le cose. Il nostro Partito deve tornare nelle fabbriche con i circoli aziendali, è da lì che bisogna iniziare a far politica proprio come abbiamo deciso di fare noi!
1) Il governo Prodi porta la responsabilità di una sostanziale incapacità a segnare una discontinuità rispetto ai governi passati .
Nel settore del trasporto aereo questo si è tradotto nell’ assenza di nuovi indirizzi di politica economica, ma soprattutto nella volontà di portare a compimento il processo di privatizzazione della maggiore azienda pubblica del settore, Alitalia, atteggiamento che ha ricalcato quanto espresso da tutti i governi succedutisi negli ultimi 15 anni, fossero essi di destra o di sinistra. Nonostante le aspettative, i lavoratori hanno registrato una impermeabilità del sistema politico rispetto alle esigenze da loro espresse. In questo quadro si è venuta quindi consumando la sconfitta della ipotesi su cui si era basato il congresso di Venezia, e cioè che dentro la coalizione governativa costruita per sconfiggere Berlusconi esistessero spazi di azione per invertire la tendenza al peggioramento delle condizioni materiali di vita. Il partito è uscito con le ossa rotte dalla partecipazione al governo, in termini di consenso sociale.
2) A Chianciano si è andati quando il senso di lealtà interna, di appartenenza ad una medesima comunità politica, era ormai in crisi pressoché irreversibile. Questo ha segnato il dibattito e costretto tutti a far finta che vincendo il Congresso si potesse poi governare il partito, o meglio lo stesso partito che avevamo fin lì conosciuto. è oggi del tutto evidente che le forze su cui ricostruire il partito sociale che al congresso abbiamo scelto sono estremamente esigue, che corriamo un rischio di arroccamento identitario che può isolarci ancora di più rispetto alle istanze di trasformazione che oggi non trovano una rappresentanza politica adeguata.
3) Il lavoro, oggi più che in passato, ha centralità nella vita degli individui. Va però colta la natura frantumata e variegata ad un tempo di questo lavoro. Intendo dire che dobbiamo declinare il nostro intervento per operare la liberazione di un lavoro che non ha più caratteristiche di omogeneità e dove lo sfruttamento più selvaggio convive e spesso coincide con il desiderio di esprimere attraverso il lavoro la propria individualità.
Non si tratta di trascurare altre dimensioni, come l’ambiente, il genere, ma di trovare nel lavoro il fattore di costruzione del mondo e delle relazioni sociali. L’azione del partito deve assumere questo punto fondamentale.
1) I lavoratori si sono allontanati da un partito che non rispondeva alle loro esigenze. Avevano pensato che Rifondazione fosse in grado di salvaguardarli dalle politiche liberiste di Prodi. Si sono sentiti traditi e usati. Il sostegno al protocollo sul welfare è stato un errore fondamentale. Siamo stati visti inutili e dannosi perché accettavamo diktat e peggioramenti sulle condizioni dei lavoratori. Solo il Prc era vincolato al rispetto del programma dell’Unione, gli altri no. Ogni aspettativa è stata delusa. è quello che penso io e non solo in fabbrica.
2) Io sostenevo la 1° mozione e sono contento della vittoria di Ferrero. Comunque dobbiamo stare in guardia per non ricadere negli errori del passato. Bisogna mantenere la linea decisa al congresso e non farsi ammaliare dalle sirene del Pd. Ho visto tanti congressi, non solo del Prc, dire delle cose e poi farne delle altre. Attenzione all’ala vendoliana che scindendosi porterebbe ad un indebolimento di Rifondazione.
3) Non lasciare soli i segretari di circolo e soprattutto i lavoratori iscritti e simpatizzanti, e nel contempo non ostacolare le iniziative dei circoli per interessi di alleanze politiche. Prima di tutto vengono i lavoratori. è necessario sviluppare un’azione concreta in grado di dare risposte vicine alle loro esigenze. Le mediazioni non vanno mai fatte al ribasso, e devono essere sempre tese a tutelare al meglio chi vogliamo rappresentare. Solo così possiamo recuperare la nostra identità e collocazione storica in questo contesto in cui tutti si sono dimenticati dei più deboli, sviluppando e rivendicando una forte azione sul piano sociale soprattutto verso gli operai e tutto il lavoro dipendente. So che è difficile, ma per recuperare quello che abbiamo perso non c’è altra soluzione. Rifondazione deve decidere una volta per tutte da che parte stare e cosa fare veramente. Bisogna fare tesoro dei propri errori e superarli. Soprattutto resistere e far desistere dalla brama di potere che attanaglia alcuni nostri dirigenti. In caso contrario i lavoratori che guardano al nostro partito si allontanerebbero ulteriormente.