Dopo la giunta regionale piemontese, quella provinciale e, ovviamente, la partecipazione al governo di Prodi, il Prc approda nella giunta di centrosinistra a Torino.
Per anni i compagni del partito a Torino hanno con ragione definito Sergio Chiamparino l’uomo dei poteri forti. Strenuo sostenitore della costruzione del partito democratico, Chiamparino si è sovente adoperato per caratterizzare in senso sempre più moderato la sinistra torinese. O per cancellarla. Questo è avvenuto sia dal punto di vista ideologico, sia sul piano pratico.
Non è mai mancata, negli anni del sindaco Chiamparino, una politica tesa a compiacere gli interessi del la Fiat, i profitti degli speculatori edilizi, gli appetiti della grande speculazione commerciale. Un esempio di tale atteggiamento è stata la costruzione di una selva di condomini, non certo per fini di edilizia popolare, nelle aree industriali dimesse, immancabilmente accompagnati da un centro commerciale al loro fianco. Oppure l’acquisto da parte del Comune di alcune aree non più utilizzate dalla Fiat, ennesimo esempio di malcelata sovvenzione pubblica nelle tasche dei soliti padroni. Chiamparino si è definito un’estremista pro-Tav, e su questa base ha sviluppato un’accesa polemica contro la popolazione in lotta della Valsusa e il Prc. Il tutto avviene in una città sempre più afflitta dal declino industriale certo non sanato dall’operazione speculativa delle olimpiadi invernali.
Il nostro partito ha deciso di appoggiare la rielezione di Chiamparino, partecipando all’alleanza di centro sinistra sin dal primo turno elettorale. Ci presentiamo alle elezioni, di fronte ai lavoratori, ai disoccupati, agli immigrati, alle fasce disagiate della popolazione torinese, coinvolti nel programma elettorale del centro sinistra. Un programma che nel migliore dei casi è un insieme di buone intenzioni e parolone fondate sul nulla; nel caso più probabile, la premessa a nuovi regali per chi sicuramente non ne ha bisogno.
“Torino è cambiata: una città con nuove vocazioni, dalle telecomunicazioni all’aerospazio, dal design alle biotecnologie, dal turismo alla cultura. Settori strategici sui quali continueremo ad investire. In questo processo sono indispensabili le infrastrutture di mobilità e accesso alla città come la metropolitana, il passante ferroviario e il collegamento ad alta velocità con Milano, Genova e la Francia.” (da www.chiamparino.it - programma). Quindi, la Tav si fa, punto e basta. Prodi docet.
Per il resto, solo slogan buoni a riempire i manifesti elettorali su presunte nuove vocazioni della città di Torino con le quali, anche se fossero reali, non sarà possibile ad offrire lavoro a migliaia di persone. “Daremo spazio alle capacità delle ragazze e dei ragazzi favorendo la formazione, la qualificazione e il confronto in modo che tutti possano avere più opportunità nello studio, nel lavoro e nella realizzazione delle loro aspirazioni.”. In poche parole: se non trovate un posto, è il mercato, arrangiatevi. Ancora, si prospetta la revisione al piano regolatore, possibile apripista a nuove attività di speculazione edilizia. E infine, un passo molto indicativo: “Il processo di liberalizzazione di mercati ad assetto tradizionalmente monopolistico si riflette in un aumento della concorrenza, a livello nazionale ed europeo, che a sua volta determina una riduzione del livello delle tariffe/prezzi e una contrazione delle quote di mercato detenute dalla singola impresa”. Ogni ulteriore commento è superfluo.
Il Prc ha inserito un preambolo al programma di Chiamparino, nel quale il partito si riserva di esprimere “punti di vista diversi” su alcuni argomenti. Pensiamo che difficilmente questi punti di vista diversi rafforzeranno il partito, coinvolto in prima persona nell’amministrazione della città.
L’errore di fondo è nella scelta di partecipare in modo organico ad un’alleanza con questa base programmatica. Il rischio è quello di perdere ulteriormente il radicamento sempre più labile che il partito ha nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri popolari e di dissipare quella fiducia che pure l’elettorato ancora mantiene verso il nostro partito.
La responsabilità di questa scelta non è solamente della parte del Prc più vicina all’ex segretario Bertinotti, ma investe totalmente l’area dell’Ernesto, che in oltre un anno di gestione della federazione torinese ha mostrato di non differenziarsi troppo dalla direzione nazionale. Questo alla faccia dei bei discorsi congressuali. L’altra minoranza nazionale alla guida della federazione, Sinistra Critica, si è schierata contro l’accordo: bene, ma che dire delle giunte regionale e provinciale, altrettanto nocive quanto quella comunale? Forse Chiamparino era troppo, ma la Bresso va bene?
Il centrosinistra vince le comunali ma i nodi arriveranno ben presto al pettine. L’autentico orgoglio della città, che non è la Mole o la famiglia Agnelli, ma è la sua classe lavoratrice, presto tornerà a far sentire la propria voce, con buona pace di Chiamparino e dei suoi vecchi e nuovi alleati.