Per le elezioni amministrative provinciali del 12-13 giugno 2004, tutte le federazioni del Prc, tranne quella di Firenze (per volontà del candidato sindaco diessino), hanno fatto un accordo politico-programmatico col centrosinistra, così come dettato dalla linea politica di maggioranza.
Parma, come tutte le federazioni dove la sinistra del partito ha un peso, pur nelle sue diverse componenti, non ha fatto purtroppo eccezione.
Una parte dei componenti dell’Area Programmatica, tra cui il segretario federale si sono schierati a favore dell’accordo, ma questa non è stata una scelta presa da un ‘assemblea dell’area, né in alcun modo approvata a posteriori e la linea politica dell’Area rimane contraria ad accordi per governare coi partiti borghesi.
Abbiamo fatto una riunione d’area per discutere della situazione che si andava delineando, ma non siamo arrivati a votazioni o prese di posizioni nei confronti dei compagni favorevoli all’accordo per non creare delle spaccature.
Già in passato avevamo riscontrato lo stesso problema per le elezioni comunali e avevamo deciso di non prendere provvedimenti contro i compagni favorevoli all’accordo, ciò aveva permesso di non subire defezioni, producendo però degli elementi di ambiguità politica che speravamo di recuperare nel tempo, con la formazione e l’attività politica.
È evidente che non è andata così e da questo esito negativo deve partire la riflessione futura.
Per il passato possiamo dire che nell’autunno del 2003 avevamo tentato un’operazione politica che portava il compagno Emanuele Conte a divenire segretario di federazione (la minoranza partiva da un 34,2% del Cpf), sulla base di un documento in cui si impegnava la federazione a presentare entro la fine dell’anno un suo programma politico, una lista di candidati e un candidato presidente per le elezioni amministrative. Partendo da questa base si sarebbe aperto il confronto con tutte le forze politiche e sociali presenti in provincia , dal centro-sinistra ai centri sociali, lasciando aperte tutte le possibilità.
Il nostro obiettivo dichiarato era quello di far maturare la maggior parte dei compagni della federazione, attraverso un confronto aperto e trasparente , sull’incompatibilità programmatica tra i comunisti e il centro-sinistra.
In realtà poi il confronto si è svolto solo con le forze del centro-sinistra e incontri con forze alternative sono stati anche rifiutati. L’accordo accettato è stato di un basso livello di mediazione per i contenuti del programma che avevamo stilato per Rifondazione, ma i compagni impauriti nel presentarsi da soli e turlupinati da alcuni dirigenti, ma ciò non toglie la loro responsabilità nel farsi turlupinare, hanno votato per l’accordo. A queste spinte ovviamente non sono estranei interessi e ambizioni personali.
Il presente dato elettorale, positivo per il Prc, ci conferma che c’è bisogno di un alternativa al sistema capitalista, l’esito politico ci dice che il futuro prossimo non ci promette un granchè di buono.
Enrico Padovan, Progetto Comunista Area Programmatica, Parma.
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Il compagno Padovan ci scrive queste righe, che volentieri pubblichiamo. Si tratta di una risposta a un articolo scritto dai nostri compagni di Parma e pubblicato su Falcemartello n°176 rispetto all’accordo con l’Ulivo alle amministrative di Parma e nel quale tra le altre cose si diceva:
“Non ci stupiamo certo degli accordi firmati da Rifondazione, né dei metodi utilizzati, tenuto conto anche della svolta “ulivista” del segretario Bertinotti. Quello che più ci sconcerta è la presenza nella Segreteria di compagni di Progetto Comunista-Area programmatica (alleati con l’area dell’Ernesto), che da sempre si oppongono a livello nazionale a qualsiasi tipo di alleanza, facendo di ciò la bandiera di una politica alternativa a quella della maggioranza del partito.”
Il compagno Padovan sostiene che la decisione di alcuni componenti della sua area, tra cui il segretario della federazione Emanuele Conte, di accordarsi con l’Ulivo non è stata presa dall’area in quanto tale; per la precisione non si è votato nella riunione che hanno tenuto per evitare una spaccatura al loro interno. Ne prendiamo atto.
Consideriamo discutibile il metodo di non votare per evitare spaccature su questioni decisive come gli accordi con le forze borghesi ma rispettiamo il dibattito interno alle altre aree e non siamo intenzionati ad interferire, sottolineiamo però che per quanto ci riguarda non ci era dato sapere (visto che non c'era stata una presa di posizione pubblica dell’area) che il segretario della federazione di Parma, stava prendendo una posizione in conflitto con gli orientamenti di Progetto Comunista a livello nazionale e locale.
Solo pochi mesi prima infatti, sulla rivista nazionale di Progetto Comunista era stato pubblicato un trafiletto nel quale si dichiarava che nel Cpf del 7 novembre 2003 era stato eletto segretario Emanuele Conte e un po’ pomposamente si aggiungeva che: “Nel giorno dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre e della presa del palazzo d’Inverno, noi abbiamo preso la federazione del Prc di Parma”.
Ci preme sottolineare tuttavia che a differenza di quanto viene affermato da Padovan quell’operazione politica che ha portato all’elezione di Conte come segretario non partiva dalla minoranza congressuale nel suo insieme (che effettivamente al congresso ha preso il 34,2% ma che come tutti sanno è divisa in tre aree a livello nazionale) ma esclusivamente da una parte di essa e cioè dall’area programmatica Progetto Comunista. Falcemartello si è sempre opposta a questa operazione e riteneva inevitabile che sarebbe finita male come poi è stato. Questo non per un nostro inguaribile pessimismo ma perché con l’area dell’Ernesto, come con la maggioranza bertinottiana, abbiamo un dissidio fondamentale, quello della collaborazione di classe con i partiti borghesi, senza risolvere differenze di principio come queste, è illusorio nonché dannoso per tutto il partito pensare che ci possa essere una gestione comune positiva del partito stesso. Per quanto riguarda l’area di Ferrando non ci risulta che fosse rappresentata a Parma in quel momento.
È giusto ricordare in ogni caso che, coerentemente con quanto ci ha scritto, il compagno Padovan nel Cpf in cui si decideva sull’argomento ha votato assieme ai compagni di Falcemartello e ad altri compagni contro l’accordo e che questa spaccatura all’interno della sua area (perché di questo si tratta indipendentemente dai tentativi maldestri per evitarla) è dal nostro punto di vista positiva.
Lo diciamo nell’interesse dei compagni che assieme a noi negli anni addietro hanno portato avanti la battaglia della sinistra del Prc (pur con tutte le differenze che ci hanno caratterizzato).
Non capiamo pertanto l’attacco che ci è stato rivolto sull’ultimo numero della rivista nazionale di Progetto Comunista (area programmatica), quando i compagni dovrebbero ringraziarci per il contributo dato a liberarli da quegli elementi opportunisti che utilizzavano la loro area per avanzare politiche che erano in contraddizione con i loro orientamenti generali.
Un simile discorso può essere fatto rispetto all’altra Progetto Comunista (l’associazione marxista rivoluzionaria di Ferrando e Grisolia) sul caso di Vibo Valentia, dove l’inconciliabilità delle posizioni rispetto agli accordi con l’Ulivo ha portato Matteo Malerba segretario di Vibo (e membro della direzione nazionale del Prc) a rompere nel mese di luglio con l’Amr Progetto Comunista.
Resta il dato di fatto, piuttosto triste e politicamente preoccupante, che nelle due federazioni in cui la minoranza congressuale del Prc esprimeva dei segretari di federazione i rispettivi dirigenti nazionali (da una parte Ferrando, dall’altra Izzo) non siano stati in grado di convincere i propri militanti di riferimento a mantenersi coerenti con la linea politica che da sempre ha caratterizzato la battaglia della sinistra di Rifondazione.
Sarebbe stato preferibile che a denunciare l’errore fossero stati i dirigenti nazionali delle due Progetto Comunista ancor prima di noi. È comunque positivo che in entrambi le aree sembra essersi prodotta una rottura con quei compagni che con i loro comportamenti politici e la loro disponibilità agli accordi con le forze borghesi hanno inflitto un danno oggettivo all’immagine della sinistra del Prc.