Un corteo partito alle 14,30 la cui coda è giunta a Piazza Navona alle 18. Un’ora per percorrerlo tutto, 150 mila circa i partecipanti. Queste sono le ragioni per cui la manifestazione del 4 novembre ha causato tante polemiche e preoccupazioni in certi settori del governo e della sinistra. Per dirla con Marx, uno spettro si aggira nel paese ed è la prospettiva di un grande movimento di massa e la radicalizzazione a sinistra di strati sempre più ampi della classe lavoratrice, di giovani e di precari.
Le polemiche della vigilia
La piattaforma, figlia di un’assemblea nazionale tenutasi a luglio, aveva un programma avanzato, che esprimeva, quanto meno, ciò che pensa la maggioranza dei giovani e dei lavoratori che, dopo anni di precarizzazione del lavoro, hanno capito che il mito della flessibilità è solo una grande fregatura per colpire le condizioni di lavoro, i salari e in generale la vita di milioni di persone.
La propaganda dei mass media che dice che per sconfiggere il lavoro nero c’è bisogno di mettere in condizione le aziende di assumere prevedendo maggiore flessibilità è stata smentita dai fatti e ormai sono in pochi a crederci davvero. Questi sono anni in cui il lavoro nero ha avuto un’ampiezza che non ha precedenti e ormai tutti i dati testimoniano che il lavoro nero è sempre più diffuso e “l’economia illegale” (come la chiama chi mitizza la legalità nel capitalismo) ha una percentuale sempre più ampia del Pil.
La piattaforma rivendica l’abrogazione della legge 30 e delle due leggi razziste e classiste Bossi-Fini e Moratti. Se un limite l’aveva, quella piattaforma, non era di certo quello di essere eccessivamente radicale perché, ad esempio, non prevedeva il non ritorno alle leggi del centro-sinistra come il famigerato Pacchetto Treu e non criticava con la chiarezza necessaria la politica dell’Unione e del governo.
Nonostante questo, la manifestazione non ha avuto l’adesione di importanti organizzazioni sindacali e partiti della sinistra. Hanno promosso o aderito Prc, Fiom, Pdci, Rete 28 Aprile nella Cgil, Lavoro Società, oltre a Verdi e decine di più piccole organizzazioni e strutture di movimento. Secondo la Cgil, invece, la manifestazione rischiava di essere contro il governo e contro la finanziaria.
Vedi le foto della manifestazione |
A parte il fatto che se una manifestazione di massa si schiera contro la finanziaria forse un motivo ci sarà, ma Epifani e compagni dovrebbero spiegarci perché non si pongono la stessa domanda ogni volta che la Cgil convoca, ad esempio, uno sciopero o una manifestazione con Cisl e Uil con i loro contenuti molto più moderati. Insomma, perché sono tanto preoccupati quando in una manifestazione ci sono posizioni più radicali e non quando, come in tante altre manifestazioni, ci sono posizioni anche di destra? Forse non bisogna toccare la suscettibilità di un “amico” così stretto come questo governo?
Inizialmente c’erano le adesioni dei segretari generali di Funzione Pubblica e Flc (scuola) della Cgil ma l’adesione è stata ritrattata dopo una manchette sul manifesto che definiva Damiano amico dei padroni e attaccava tutta la Cgil. Lo stesso ha fatto la sinistra Ds. La pretestuosità dei dirigenti di Fp e di Slc è evidente, a molti è parso che non aspettassero altro poiché si sapeva da subito che i Cobas aderivano alla manifestazione.Ma la cosa più importante è che i lavoratori, la loro adesione, non l’hanno tolta e si è visto.
Un corteo di massa
A leggere le polemiche successive al 4 novembre è evidente che più che essere stata una manifestazione antigovernativa, è il governo che è contro chi è sceso in piazza e contro i suoi contenuti. Cofferati, che ormai da quando è diventato sindaco di Bologna ha deciso di diventare il grillo parlante della parte più moderata della coalizione, in un’intervista televisiva ha detto di essere triste per quello che è successo il 4 novembre. Il Ministro Damiano ha dichiarato che la manifestazione ci riporta ai tempi bui degli anni ’60 e ’70. É significativo che il ministro definisca come “anni bui” l’epoca in cui i lavoratori italiani con le loro lotta hanno ottenuto le maggiori conquiste sindacali e politiche, dallo Statuto dei lavoratori alla contingenza, alla riforma della scuola e tante altre. Non sappiamo se Damiano sia “amico dei padroni”, di certo parla come loro… Per noi, al contrario, quegli “anni bui” rimangono un modello a cui ispirarci.
Siamo certi che è sempre più ampio il settore della classe lavoratrice che non solo è triste, ma anche molto arrabbiato, per quello che dicono e fanno Cofferati, Damiano e il governo Prodi.
Arrabbiati erano i precari di Atesia che avevano uno striscione contro l’accordo siglato, anche dalla Cgil, che, di fatto, scavalca la sentenza dell’Ispettorato del Lavoro che decretava l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i circa 4000 precari prevedendo il pagamento dei contributi non pagati negli anni precedenti. L’accordo di fatto condona l’evasione, sotto forma di contratti a progetto illegittimi dell’azienda, alla faccia della polemica contro il vecchio governo Berlusconi che faceva dei condoni la strategia politica per favorire gli interessi dei padroni.
Vi erano moltissimi striscioni di coordinamenti in difesa del diritto alla casa in particolari romani e numerosissimi erano anche gli immigrati dietro questi striscioni e in tutto il corteo, parecchi erano gli slogan contro la Bossi-Fini.
Lo spezzone principale del corteo era senza dubbio quello della Fiom. Almeno 20mila erano i lavoratori metalmeccanici con centinaia di striscioni di Rsu e di Camere del lavoro praticamente di tutta Italia. Ma quello che ci preme, qui, sottolineare era la presenza di lavoratori della Cgil non metalmeccanici che, di fatto, giustamente, non si sono disciplinati. C’erano striscioni di lavoratori e delegati del Policlinico Umberto I di Roma e del Comune di Milano, di cooperative di assistenti sociali, della Camera del Lavoro e della Funzione Pubblica di Brescia, della Sammontana di Empoli, ma anche di aziende di trasporti e lavoratori della Filt-Cgil come quelli della DHL e la TNT Global Express o la Fillea (Edili) di Padova. Significativa la presenza dei lavoratori di Slc-Cgil della TIM di Palermo e le tante bandiere del Nidil, come ulteriore conferma della presenza massiccia di precari.
Numerosa la presenza di compagni, circa 300, dietro il nostro striscione “Precarietà ora basta!” (vedi la galleria di foto). Tanti lavoratori, precari e non, studenti, anche giovanissimi, hanno cantato con noi slogan e canzoni rivoluzionarie che raccoglievano la simpatia di tanti manifestanti. Presenti nel nostro spezzone, altri numerosi striscioni come quelli del Comitato in difesa della Scuola Pubblica (Csp-Csu), di studenti di Trieste, del Comitato S. Pietro di Sassuolo e delle Rsu della Terim di Modena e della Ferrari di Maranello.
Che fare ora?
Dopo quest’importante dimostrazione di forza è decisivo che le organizzazioni che hanno indetto questa mobilitazione devono vedere il 4 novembre non come un fatto isolato, ma come l’inizio di una campagna di massa contro la precarietà.
Questa forza si deve riflettere nella stesura delle piattaforme contrattuali, che devono essere combattive e radicali, in nuove e più generali iniziative di lotta, in assemblee di lavoratori in cui si discuta, tra l’altro, di un percorso di costruzione di un’opposizione di massa all’interno del sindacato.
Sarebbe un errore grande se la direzione di questo movimento fosse pronta a recarsi dal governo col cappello in mano per vedere cosa può offrire. Le difficoltà e le contraddizioni che una manifestazione di massa hanno prodotto all’interno del governo sono lì a dimostrare che la lotta può produrre tanto e ben di più che qualche briciola.
A giugno 2007, ad esempio, scade il contratto dei metalmeccanici. É quello il momento, da parte della Fiom, di mostrare tutta la coerenza proprio sul terreno in cui altre categorie, come in questi giorni la Funzione Pubblica, sta mostrando la propria inconsistenza. Gli spiccioli, nell’accordo trovato per il pubblico impiego che la Fp-Cgil sta accettando dal governo, e gli attacchi alla scuola pubblica, che vede una riduzione di docenti nei prossimi anni oltre alla questione della precarietà, non saranno mai compresi fino in fondo dai lavoratori che in questi anni hanno perso tanto salario e hanno visto peggiorare le proprie condizioni di lavoro.
Il successo politico della manifestazione del 4 novembre è evidente e deve essere investito in una vera campagna nazionale, che parta dai luoghi di lavoro e attraversi università e scuole per l’abrogazione vera, e non solo a parole, della legge 30 e di tutte le controriforme del lavoro degli ultimi 10 anni e per la trasformazione di tutti i contratti precari in contratti a tempo indeterminato. Se non ora, quando?
. 7 novembre 2006
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