Milano
Lottare contro la precarietà è possibile
Da più parti si fa strada l’idea che la precarietà è il freno principale alle mobilitazioni e che quindi solo la concertazione tra sindacati e un possibile futuro governo di centro sinistra potrà ridimensionare il problema. La verità è un’altra: nella misura in cui i lavoratori possono discutere e organizzarsi intorno a una piattaforma avanzata non c’è ricatto che tenga. Questo è quanto emerso anche quest’anno nelle mobilitazioni di call center come Cos a Catania e Palermo o Atesia a Roma, dove migliaia di lavoratori hanno scioperato. Questa è stata anche la nostra esperienza come lavoratori di Abacus e Tns Infratest, azienda milanese di ricerche di mercato e sondaggi d’opinione.
A quasi un anno dalla mobilitazione che ha visto scendere in sciopero i lavoratori precari, il 23 novembre si è tenuta l’assemblea che doveva fare il punto della situazione.
L’assemblea ha confermato i passi avanti fatti nel corso di questi mesi. Un primo dato significativo è quello della partecipazione, oltre un centinaio di presenti, quasi il 50% dei lavoratori. Dato positivo visto che prima che iniziasse un lavoro sindacale serio le assemblee oltre ad essere molto rare, non ne coinvolgevano mai più di una quindicina. Le assemblee non sono più il solito momento di aggiornamento sulle azioni intraprese dai delegati o di “spiegazione” di qualche piattaforma preconfezionata da parte del burocrate di turno, ma sono ora strumento nelle mani dei lavoratori per discutere e portare avanti rivendicazioni e diritti. Fatto, questo, che si ripercuote direttamente sull’efficacia della trattativa con l’azienda: la partecipazione attiva dei lavoratori alle assemblee ha posto un freno all’atteggiamento unilaterale dell’azienda, permettendoci di ottenere una serie di piccole ma significative conquiste che hanno dato fiducia ai lavoratori. Questo ha smentito chi diceva che la paura l’avrebbe fatta da padrona. Con questo non si vuol certo dire che sviluppare un intervento serio e continuativo in un ambiente dove soprusi e arbitrio sono all’ordine del giorno (e dove basta una telefonata per essere lasciati a casa!) sia semplice: occorre far fronte ad un clima che spesso è di paura e diffidenza, da una parte intervenendo in modo equilibrato, dall’altra cercando di dare fiducia ai lavoratori, fornendo loro gli strumenti adeguati per muoversi nel modo più efficace possibile.
In più occasioni è infatti emerso come i lavoratori si aspettino (giustamente!) di essere rappresentati e difesi dal Nidil (la categoria della Cgil che si occupa dei precari) nelle loro rivendicazioni: succede invece spesso che essi vengano scoraggiati, inibiti ad attivarsi quando non addirittura minacciati di
essere lasciati senza sostegno qualora si spingano oltre i limiti loro imposti dalla
burocrazia. Limiti che ovviamente sono funzionali solo a mantenere al minimo il livello di conflittualità.
Questo è quello che si è potuto osservare anche il 23: il dibattito acceso, la partecipazione attiva dei lavoratori alla discussione e alla votazione delle azioni da intraprendere in materia di sicurezza, organizzazione del lavoro e retribuzione, mostrano i passi avanti compiuti, nonostante il sempre presente funzionario Nidil si adoperi il più possibile per disincentivare prese di posizione a sua detta troppo “radicali” come pretendere l’applicazione della legge sulla sicurezza anche in un contesto di lavoratori precari o rivendicare il rispetto della data di pagamento degli stipendi.
La decisione e la rabbia emerse in assemblea soprattutto in merito al pagamento dello stipendio mostrano chiaramente come l’esperienza giochi un ruolo fondamentale, fanno presagire quali possibilità ci saranno per il prossimo periodo, e come i limiti imposti dalla burocrazia saranno in prospettiva superati.
Sarà ovviamente importante essere pronti, a maggior ragione sulla scorta del lavoro fatto quest’anno, a saper intervenire con tempismo e incisività, ponendoci come sempre quali reali interpreti delle esigenze e della volontà dei lavoratori, incanalando il potenziale che già si è riscontrato verso l’ottenimento di risultati concreti. Senza perdere mai di vista il fatto che ogni lotta, ogni vertenza, ogni rivendicazione per ottenere un piccolo miglioramento delle condizioni materiali di vita e di lavoro rappresenta anche un passo avanti importantissimo nella presa di coscienza dei lavoratori.
20-12-2005