La lotta degli operai della Vinyls (filiera del cloro nel petrlochimico di Porto Torres) è ripresa con l'occupazione simbolica della Torre Aragonese della cittadina turritana a seguito del mancato riavvio della produzione previsto per il 15 dicembre.
Simultaneamente si fa sempre più acuto lo scontro tra i lavoratori Alcoa (Portovesme) e la società americana. Anche qui "l'alluminio è strategico", ma anche qui ci sono aiuti di stato. Per il capoccia di Alcoa, Klaus Keinfeld, il futuro dei 568 lavoratori di Portovesme (e dei 250 di Fusina, in Veneto) sarebbe garantito se vi fossero prezzi competitivi dell'energia, o meglio, se la Commissione europea certificasse che la soluzione proposta dal Governo, relativa all'abbattimento dei costi energetici, sarebbe "sicura e legale", onde evitare una nuova multa che si aggiungerebbe così a quella già comminata di 300 milioni di euro. Che Alcoa giochi comunque al ribasso, utilizzando strumentalmente la questione degli "aiuti di stato" è dimostrato da alcuni fattori: il primo è che è già da parecchio tempo che a Portovesme non fa neanche le manutenzioni ordinarie; il secondo è che in piena trattativa ha bocciato le proposte governative facendo partire la cassa integrazione.
Le mobilitazioni operaie, il ruolo del sindacato e della sinistra
La risposta degli operai sardi è ormai balzata agli onori della cronaca. Abbiamo visto occupazioni della principale arteria stradale dell'isola, dell'aeroporto di Elmas...e anche l'appello di papa Ratzinger! Ma ora, finalmente (stando a quanto riferitoci dagli operai di Porto Torres), sta nascendo un embrione di coordinamento dal basso delle vertenze Vinyls e Alcoa per pianificare forme di lotta comuni. Questo è molto importante poichè Vinyls è solo un tassello della frammentata realtà del petrolchimico turritano, mentre Alcoa rappresenta solo una parte della filiera dell'alluminio. Il coordinamento nord sud nell'isola potrebbe rappresentare quindi un monito al sindacato in preda alle contraddizioni: se ora la Cgil, per bocca della Camusso, chiede al governo di requisire gli stabilimenti Alcoa come extrema ratio, invitando i lavoratori a presidiare gli stabilimenti affinchè non ci sia la tentazione di procedere ad una chiusura, rimane la percezione di una organizzazione che "non organizza" la ribellione.
Così è successo giovedì 28 gennaio: alla richiesta dei lavoratori Vinyls (chimici) di organizzare un'assemblea volta a unificare le lotte anche con i metalmeccanici e gli edili presenti nel petrolchimico, è stato risposto picche, concedendo solo uno sciopero ("un contentino", per utilizzare le parole dei lavoratori) dei chimici che, in quanto limitato ad una sola categoria, si è rivelato un mezzo flop. Che al sindacato manchi una strategia di lotta chiara per organizzare la rabbia operaia è dimostrato anche dalla piattaforma per lo sciopero generale del 5 febbaraio, tutta proiettata sulla "governance": nuovo statuto per la regione e piena attuazione del federalismo! Non è un caso che Confindustria plaude ai sindacati, sottoscrivendo ogni singolo punto della piattaforma dello sciopero! Compito dei Giovani Comunisti, di Rifondazione comunista e della Federazione della sinistra è quello di aderire agli scioperi, ma sopratutto di invitare all'occupazione degli stabilimenti, sostenere il coordinamento dal basso delle vertenze e dire chiaramente che l'unica soluzione per le aziende che chiudono è la nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori.