Neanche una lira alle scuole private!
Lo scorso anno scolastico si è chiuso con un aumento del 6% delle bocciature nella scuola media superiore. Il tasso di selezione didattica negli Istituti Professionali tra gli studenti iscritti al primo anno e quelli che si iscrivono all’ultimo ha raggiunto il 56%.In pratica uno studente su due abbandona gli studi. A Milano vi sono stati dei casi eclatanti come quello dell’Itis Feltrinelli dove il 50% degli alunni delle classi prime sono stati bocciati.
In questa situazione era necessario potenziare e finanziare adeguatamente i corsi di recupero affinché diventassero uno strumento che permettesse a tutti gli studenti di recuperare le proprie lacune, senza creare discriminazioni fra chi si poteva permettere le ripetizioni private e chi no. Il Ministro Berlinguer ha invece deciso di abolirli per mancanza di finanziamenti.
L’abolizione dei corsi di recupero non sarà l’unico fattore di selezione e di discriminazione di classe all’interno della scuola pubblica. Quest’ anno i libri di testo sono aumentati ufficialmente del 2,4% (in linea con l’inflazione). Secondo uno studio del "Comitato per il caro libri" della Camera del lavoro di Milano, considerando solo i libri più venduti e utilizzati questa cifra sale al 4%!
I libri tra l’altro non sono l’unica spesa, vi sono i vocabolari di latino o greco o il materiale grafico, a seconda del percorso di studi scelto!
Anche la situazione dei docenti è disastrosa. Solo a Milano tra materne, elementari medie inferiori e superiori ci sono 3430 posti vuoti che verranno coperti con solo 980 docenti di ruolo e con 2250 docenti precari (65%). Per le superiori la cifra percentuale sale all’83%. L’assunzione di docenti precari al posto di docenti di ruolo è ormai una strategia dei vari Provveditorati. A farne le spese sono naturalmente gli stessi docenti e gli studenti che arrivano a cambiare professore anche tre o quattro volte all’anno. Anche l’anno scorso il Provveditorato di Milano ha tagliato 1783 docenti di ruolo per assumerne 2500 precari. Il numero dei docenti precari è aumentato vertiginosamente e ora il Ministero ha annunciato un concorso per il posto di ruolo aperto a tutti, dove docenti che hanno maturato un’esperienza di insegnanti precari di anni non vedono riconosciuto neanche un anno di servizio rispetto agli altri candidati. Il Ministero ha diffuso una direttiva che prevede l’aggiornamento degli insegnanti per favorire "l’orientamento scolastico" degli studenti. Una direttiva che "dovrà fare i conti con poche risorse a disposizione. (...). La direttiva, infatti, non mette in campo fondi aggiuntivi ma prevede che si attinga tra le risorse residue per l’aggiornamento ‘97 degli insegnanti e per i programmi di educazione alla salute e alla prevenzione delle tossicodipendenze " (dal Sole 24 ore del 23/8/’97).
In questo scenario "di guerra" Berlinguer ha pensato bene di aprire al finanziamento delle scuole private, spingendosi tanto avanti in questo scopo quanto mai aveva fatto qualsiasi Ministro dell’era democristiana.
Lo scopo è chiaro: affossare la scuola pubblica a favore di quella privata.
Si tolgono soldi alla scuola pubblica per darli a quella privata!
Non è ancora chiaro il metodo con cui verrà finanziata la scuola privata. Il Ministro si è lanciato nel balletto delle affermazioni e delle successive smentite sulla stampa. Si è parlato di un finanziamento diretto, poi di contribuire per il 35% al costo-studente degli alunni delle scuole private ed infine di applicare forti sgravi fiscali sulle famiglie che decidano di mandare il proprio figlio in un istituto privato. Il risultato non cambia. Secondo le cifre della Uil-scuola le scuole private verranno a costare allo Stato "non meno di 1500 miliardi all’anno" (dall’Unità del 13/7/’97). La scorsa Finanziaria prevedeva tagli alla scuola pubblica di 4600 miliardi in tre anni: in media quindi vengono tagliati annualmente alla scuola pubblica - coincidenza impossibile da non notare-.....1533 miliardi. In pratica i soldi tagliati alla scuola pubblica vengono dati a quella privata.
Berlinguer ci ha tenuto a precisare che verranno dati soldi alla scuola privata solo "quando saremo in grado di aumentare i finanziamenti nella scuola pubblica". In realtà però già oggi si calcola che le regioni più ricche (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana ecc. ecc.) finanziano il 15% del costo-studente delle materne private per un totale di 250 miliardi all’anno.
In un’altra intervista all’Unità del 17/7 Berlinguer ha aggiunto comunque che investimenti nella scuola pubblica "però non vuol dire mantenere tante piccole scuole con pochi alunni, come è stato nel passato o tenere aperte scuole svuotate dal calo demografico. Se ci sono meno bambini, ci saranno meno insegnanti. Dobbiamo ingoiare questa verità che non piace". Non piace, caro Ministro, perché non è vera. Entro il 2000 si prevede che gli alunni delle elementari aumentino, mentre quelli delle medie inferiori stanno già aumentando. Nel ‘95 l’incremento dei bambini nelle materne è stato dello 0,9% e nelle scuole superiori la media alunni per aula è salita da 23 a 24. Nel 1996 le nascite sono aumentate del 12% e nel 1997 crescono ancora.In questa situazione Berlinguer ci spiega che investire nella scuola non vuol dire permettere a tutti di andare in una scuola vicina a casa e creare un sistema di scuole omogeneo su tutto il territorio, ma anzi tagliare le piccole scuole di periferia per.....finanziare la scuola privata!!! A Milano, ad esempio, quest anno 2700 bambini non hanno trovato posto negli asili nido comunali. Come soluzione a questa situazione il Comune ha deciso di dare alle famiglie soldi per incentivare ad iscrivere i propri figli agli asili nido privati. Mancano soldi per costruire strutture comunali, non per incentivare le famiglie a scegliere la scuola privata! Il Comune di Roma ha introdotto in bilancio una spesa di 17 miliardi per 599 asili privati. Spesa la cui delibera, mentre scriviamo, non è ancora sicura ma altamente probabile. Intanto la Corte Costituzionale verrà "chiamata a pronunciarsi, tra non molto, sull’analogo caso di Bologna" (dal Manifesto del 6/09/’97).
La Chiesa e la destra hanno montato un’enorme campagna demagogica secondo cui lo Stato dovrebbe garantire la "libera scelta" fra scuola pubblica e privata. Per la maggior parte delle famiglie italiane non c’è scelta. La scuola privata, con i suoi costi esorbitanti, sancisce solo il privilegio dei ceti abbienti di comprare un’istruzione migliore per i propri figli e grazie a Berlinguer, forse, lo potranno fare anche a spese della collettività.
La scuola privata vuol dire meno potere a studenti e docenti
Vi è poi il capitolo della qualità dell’insegnamento, delle condizioni di studio per gli studenti e di lavoro per i docenti. In una scuola privata gli studenti non hanno alcun diritto democratico: non hanno assemblee d’istituto, non eleggono i propri rappresentanti e non hanno alcuna possibilità di scioperare o di partecipare a manifestazioni.
Questo fa molto comodo a chi, come la Confindustria, ha tutta l’intenzione di asservire il sistema scolastico alle proprie necessità senza dover incappare nella fastidiosa "pantera", nel fastidioso movimento studentesco.
Fa comodo, soprattutto, visto che gli studenti sfornati dalle scuole private saranno dei futuri lavoratori docili come agnellini, poco abituati a tenere riunioni sindacali, poco propensi a scioperare per rivendicare migliori condizioni salariali.
Per quanto riguarda i docenti, le scuole private rivendicano la chiamata nominativa: la possibilità di scegliere i docenti scavalcando le graduatorie pubbliche e i diritti contrattuali acquisiti tramite semplice chiamata da parte del Preside della scuola privata. Questo non solo apre le porte a evidenti discriminazioni rispetto agli insegnanti inseriti in graduatoria, ma è in prospettiva una vera spada sospesa sulla testa di tutti gli insegnanti. Si tratterà di stabilire le proprie condizioni di lavoro con il Preside della scuola direttamente, ignorando il contratto nazionale.
Ogni professore verrà spinto a "svendersi" in diretta concorrenza con i suoi colleghi. E se rifiuta questa guerra fra poveri, perde la chiamata nominativa da parte del Preside. Del resto il Preside non deve comportarsi come un manager? Non è egli stesso garante di una struttura privata? Ed è questo il "bello" del privato: accetta questo lavoro alle mie condizioni o troverò qualcun altro.
Berlinguer ha dichiarato che finanziare la scuola privata permetterà "la dettatura di regole pubbliche anche per la scuola privata e soprattutto il controllo della sua serietà perché possa esercitare una funzione pubblica" (dall’Unità del 13/7/’97). Di fronte alle "accuse della destra di voler annacquare l’identità delle scuole non pubbliche", però, lo stesso Ministro è subito corso ai ripari specificando che comunque "la libertà all’interno degli istituti aumenterà: per questo abbiamo varato la legge sull’autonomia che darà maggior libertà a presidi e docenti" (Corriere della Sera del 13/7/’97).
Invece di dichiararsi contrario alla chiamata nominativa degli insegnanti nelle scuole private Berlinguer ha, inoltre, annunciato il suo allargamento alla scuola pubblica specificando che sulla nomina degli insegnanti anche le scuole pubbliche "potranno conservare un loro margine di scelta". In pratica il Ministro ci dice che obbligherà la scuola privata a comportarsi con i criteri della scuola pubblica, nel momento in cui questi criteri diventano quelli usuali della scuola privata! Care scuole private, comportatevi come la nuova scuola pubblica dell’autonomia: continuate a comportarvi come scuole private!!
Il professore Scoppola (membro della commissione ministeriale che ha steso il nuovo piano di parificazione scuola pubblica-scuola privata) si è espresso più chiaramente in un’intervista rilasciata all’Unità del 5/7/’97: "scuole pubbliche e private formeranno un sistema pubblico integrato (...), il progetto si lega al principio delle autonomie- che significa coinvolgimento delle realtà locali - non sappiamo se questa impostazione nuova, riuscirà a mobilitare risorse aggiuntive più di quanto non avvenga oggi. La scommessa è questa: mobilitare la società per la scuola".
Detto in parole povere, "mobilitare la società" per "risorse aggiuntive" non vuol dire altro che far pesare maggiormente i contributi scolastici sulle tasche delle famiglie o favorire il finanziamento diretto da parte dei grandi privati alle scuole.
Organizziamoci per riprendere le lotte!
Non è un caso che Berlinguer abbia tirato fuori la questione dei finanziamenti alla scuola privata in luglio, quando le scuole sono chiuse e gli studenti non possono mobilitarsi. Se questa tattica del Ministro è da una parte sintomo di una certa furbizia, dall’altro lato è soprattutto sintomo di un’estrema debolezza. La parificazione riscuote dissensi in tutta la società: addirittura solo il 22% dei cattolici praticanti si dice favorevole al finanziamento delle scuole non pubbliche.
Dopo anni di tagli, le condizioni di studio nelle scuole stanno peggiorando sensibilmente. Il tentativo da parte del Ministro di aggirare l’articolo 33 della Costituzione che sancisce la "libertà dei privati di istituire scuole senza oneri per lo Stato" sarà solo l’ennesima dimostrazione per il movimento studentesco ed il movimento operaio che quando si tratta di favorire i "privati" non ci sono "principi democratici" che reggano. Neanche la Costituzione.
Ritmi di studio più alti, costi di studio esorbitanti, un futuro dopo gli studi oscuro, stage aziendali mal pagati sono una realtà palpabile ormai dalla quasi totalità degli studenti. Lo scontento nelle scuole si è accumulato: se Berlinguer si ostinasse a perseguire la strada dei finanziamenti alle scuole private darebbe solo un pretesto alle varie lotte studentesche per unificarsi. A dispetto dei giudizi scettici e cinici della stampa, nel ‘93 il movimento studentesco ha dato grande prova di forza nel contestare i progetti e l’arroganza dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Iervolino.
Allo stesso tempo la forza del movimento studentesco non ha trovato un riscontro nella propria organizzazione e nei propri scopi politici. Le autogestioni e le occupazioni delle scuole sono rimaste isolate, molte volte incapaci di elaborare una programma unitario su cui coinvolgere il resto delle scuole. Per questo è più che urgente tornare a discutere nelle scuole e tra gli attivisti su come organizzarci e quale programma darci per combattere le proposte del Ministro.
Il Comitato in difesa della scuola pubblica (Csp) si ripropone di promuovere questa discussione, unitariamente alle altre realtà del movimento studentesco.
E’ necessario che i singoli studenti o i gruppi di attivisti formino Comitati e Collettivi in difesa della scuola pubblica tenendo riunioni e discussioni regolari per cercare di sensibilizzare gli studenti e organizzare la protesta. Un primo terreno d’intervento saranno sicuramente le elezioni dei membri del Consiglio d’Istituto.
Gli attivisti di sinistra devono puntare a presentare liste "In difesa della Scuola Pubblica" ponendo al centro del proprio programma, oltre ai problemi specifici della singola scuola, i seguenti punti:
Presentando questo programma agli studenti sarà necessario spiegare come i margini per delle conquiste con una lotta nella singola scuola siano fortemente diminuiti. Tutto il sistema scolastico è allo sbando e va cambiato radicalmente. Solo con l’unità del movimento studentesco miglioreremo le scuole. Solo uniti vinceremo.
Contattaci per richiedere il nostro documento "Per una scuola di massa, pubblica, democratica". Costruisci nella tua scuola Comitati e Collettivi in difesa della scuola pubblica! Unisciti al Comitato in difesa della Scuola Pubblica.