“MENO SCUOLA PER TUTTI”, questo dovrebbe essere lo slogan, se la ministra Gelmini volesse dire la verità; infatti, dopo i tagli alle elementari e alle medie, eccoci arrivati alle superiori .La famosa finanziaria del 2008 delegava infatti al governo la possibilità di “fare cassa” anche con la scuola, vale a dire con il futuro dei nostri figli, con il futuro di tutte le giovani generazioni, visto che, anche tra gli insegnanti, quelli che non lavoreranno più, per colpa del della coppia Tremonti-Gelmini, saranno proprio gli insegnanti più giovani, i precari.
Questi tagli, dice la ministra, dovrebbero assicurare una maggiore efficienza al sistema: ci dovrebbe spiegare allora perché con MENO ORE DI SCUOLA si dovrebbe imparare di più; anche la persona più sprovveduta,se è in buona fede, capisce che questa è una solenne idiozia, qualunque sia la giustificazione addotta. Si tratta, come dicevamo, di risparmiare soldi, che però continuano ad essere dati alle scuole private, spesso religiose (cattoliche?); il modello sembra chiaro, SCUOLA STATALE IMPOVERITA, COSTOSE SCUOLE PRIVATE SOLO PER I RICCHI,( secondo il modello americano che Obama cerca proprio adesso di cambiare!)
Nascosta dietro a parole attraenti come riordino, efficienza , lotta agli sprechi, cambiamento e così via, si nasconde un’altra operazione, questa sì di carattere veramente ideologico, ripristinare la SELEZIONE IN BASE ALLA CLASSE SOCIALE e non in base ai meriti, alle capacità, alla volontà, alle inclinazioni di ogni singola persona. La gerarchia voluta dal ministro fascista Giovanni Gentile, che vedeva in cima il liceo classico, per selezionare la classe dirigente, più in basso il liceo scientifico, tanta teoria per futuri ingegneri, scienza da applicare agli ordini della classe dirigente e, ancora più in basso, gli istituti tecnici e i professionali, da cui dovevano uscire tanti bravi esecutori di ordini, sia pure con qualifiche e mansioni diverse, è questo che vogliamo? Nel momento in cui il ministro del lavoro Sacconi vuol abbassare l’età dell’apprendistato a 15 anni dicendo che un anno di lavoro come apprendista vale come un anno di scuola, mettendo in discussione l’obbligo scolastico che ora è fino a 16 anni, allora davvero capiamo che questo governo ci vuole tutti più ignoranti, ma in modo particolare vuole ignoranti i giovani perché non prendano coscienza e non reagiscano al futuro di disoccupazione, incertezza e precarietà che questo governo prepara per loro.
Noi cercheremo con tutte le nostre forze di opporci a questa visione delle cose perché vogliamo bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne, lavoratori e lavoratrici, TUTTI e TUTTE, PIU’ COMPETENTI, PIU’ PREPARATI, PIU’ CONSAPEVOLI, perché siano veramente in grado di DECIDERE DA SOLI IL PROPRIO FUTURO.