I soldi non crescono sugli alberi e di certo Berlusconi non andrà a prenderli toccando i profitti delle grandi aziende. Ancora una volta l’istruzione sarà una delle candidate a subire tagli. Non si tratta di una novità. Ogni Governo negli ultimi dieci anni ha ridimensionato i fondi destinati alla scuola pubblica, portando avanti contemporaneamente la privatizzazione. Tutto questo sta riducendo e ridurrà sempre di più l’istruzione ad un mero privilegio.
La spesa media annua, che una famiglia deve sostenere per poter far studiare un figlio, si aggira ormai attorno ai 500 Euro. L’accesso all’università, tra numeri chiusi, tasse, lauree specialistiche, è sempre più un miraggio per pochi. L’istruzione ridotta ad una merce costosa: questo è l’obiettivo finale della politica scolastica del Governo Berlusconi. Al contrario la nostra lotta è una lotta perchè l’istruzione sia un diritto gratuito e garantito per tutti. In questa lotta ognuno ha i propri mezzi. La destra può contare sull’appoggio di Confindustria, dei suoi giornali, su tutto l’apparato ministeriale e sulle gerarchie ecclesiastiche.
Noi invece possiamo contare sull’appoggio potenziale di tutti gli studenti ed i lavoratori interessati a lottare per un’istruzione pubblica, gratuita, di massa e di qualità. La nostra forza è il numero. Ma il numero non è niente se non è organizzato. Per tutto questo è necessario opporsi al Governo Berlusconi, per questo è necessario farlo in maniera organizzata formando in tutte le scuole un’organizzazione studentesca, democratica e combattiva.
La lista nera delle duemila scuole
La Moratti aveva già preannunciato tagli all’istruzione. Il Ministero ha diffuso una lista di duemila scuole destinate alla chiusura o al ridimensionamento perchè considerate "improduttive" e non competitive (!?). Queste scuole hanno l’unica colpa di avere un rapporto inferiore a quello di un insegnante ogni 9,5 studenti, soglia stabilita dal Ministero per definire gli istituti "improduttivi". Lasciando da parte il fatto che una scuola con molti insegnanti è dal nostro punto di vista più "produttiva", questo criterio ignora semplicemente che gli istituti tecnici, professionali o artistici hanno un numero maggiore di docenti per la presenza dei laboratori. Sono proprio questi gli indirizzi "non competitivi" che sparirebbero in molte zone. Si tratta di un regalo ulteriore alle scuole private. Al posto degli istituti pubblici chiusi, sorgeranno probabilmente istituti privati parificati. Saremo così costretti a pagare rette di iscrizione estremamente salate oppure spendere soldi in viaggi estenuanti per raggiungere l’istituto pubblico più vicino.
Il piano di chiusure non è ancora operativo. Ma si tratta di un preciso avvertimento alle regioni: iniziate a ridurre il personale se volete uscire dalla lista nera delle scuole "non competitive". Si tratta dell’ennesimo capitolo della politica di riduzione del personale. I tagli di cattedre non riguardano solo le scuole della lista nera. Sono tagli generalizzati, nonostante il numero degli alunni sia in aumento. Solo in Lombardia sono state tagliate 1.200 cattedre, mentre gli studenti sono 12mila in più. L’effetto sarà duplice: sovraffollamento nelle aule ed aumento dei disoccupati.
A questo si aggiunge il blocco delle nomine dei docenti di ruolo. Ci sono ben 80mila cattedre scoperte che verranno coperte a suon di supplenze, regalando agli insegnanti un posto precario e a noi un continuo turn-over di professori.
Unità studenti-docenti!
Non vi può essere attacco alla scuola pubblica che non peggiori le condizioni di lavoro dei docenti. Non vi possono essere attacchi ai docenti che non si ripercuotano su noi studenti. I nostri interessi sono legati a doppio filo. L’attacco a cui sono sottoposti i lavoratori della scuola li spinge alla lotta. Un fronte di lotta unitario tra studenti e lavoratori della scuola è l’unica via per fermare la distruzione della scuola pubblica. Quest’autunno ci sono tutte le condizioni per crearlo. Sta a noi trasformare questa possibilità in una realtà concreta, prendendo tutte le misure necessarie:
1- convocare le manifestazioni in coincidenza con eventuali scioperi dei docenti; questo permette una maggiore riuscita del loro sciopero. Se infatti qualche professore crumiro decide di presentarsi lo stesso in classe, si trova comunque la classe deserta! Ciò permette anche una maggiore riuscita dei nostri cortei. Ci dà la possibilità di scendere in corteo e far sentire le nostre ragioni, riducendo le ore di lezione perse ed evitando che gli studenti coinvolti nella lotta si trovino indietro con i programmi;
2- ogni volta che si convocano cortei, occupazioni, autogestioni, dobbiamo assicurarci che i lavoratori della scuola capiscano le nostre ragioni e si sentano solidali, preparando lettere aperte in cui spieghiamo i motivi della nostra lotta e la coincidenza con i loro interessi;
3- formare comitati unitari tra lavoratori della scuola e studenti in cui si discuta e si voti lo svolgimento di picchetti durante le giornate di sciopero ed in particolare nel giorno dello sciopero generale;
Una riforma fatta per i padroni
La riforma della Moratti reintrodurrà il vecchio binario degli anni ‘50: la formazione professionale per i figli dei lavoratori, il liceo per i ceti più abbienti. Chi sceglierà le scuole professionali non potrà più accedere direttamente all’università. In pratica ci saranno due indirizzi: quello per chi può continuare a studiare e quello professionale per l’addestramento al lavoro. Ovviamente ci spacciano la scelta tra questi due indirizzi come determinata dalla vocazione personale di ogni studente. La realtà è diversa. Chi ha minore disponibilità economica e non sa se potrà mantenere agli studi il proprio figlio per almeno 12 anni (questo il nuovo obbligo deciso dalla riforma), sarà costretto a scegliere l’indirizzo che lo porterà a lavorare più rapidamente. La vocazione dei singoli qua non c’entra nulla. Tutto dipende da quanti soldi una famiglia è in grado di spendere. Più soldi hai più potrai comprarti un’istruzione migliore. Meno ne hai, prima andrai a lavorare!
La formazione professionale sarà un serbatoio di mano d’opera gratuita per le aziende. Diminuiranno infatti le ore passate in classe, mentre prolifereranno stage, tirocini e apprendistato fatti direttamente in azienda. Molti studenti vengono convinti ad accettare questa realtà con il miraggio che questo darà loro un posto di lavoro sicuro. Non è così. Al contrario: se i padroni delle aziende potranno avvalersi di un continuo affluire di studenti che lavorano gratuitamente, smetteranno di assumere lavoratori.
Inoltre la privatizzazione, che va sotto il nome di Autonomia Scolastica, comporta una concorrenza spietata tra scuole per avere più studenti. Per sopravvivere in questo mercato ogni scuola deve cercarsi una azienda-sponsor o aumentare le proprie tasse di iscrizione. Le scuole con più fondi avranno maggiori strutture, ma anche tasse più alte. Questa è una riforma fatta per i padroni delle aziende. Potranno comprare un’istruzione di qualità per i propri figli e comprare per sé intere scuole con dentro tanta mano d’opera gratuita e docile. Lo possiamo permettere? Alla lotta, compagni!
Forma il Comitato in difesa della Scuola Pubblica nella tua scuola!
In passato gli studenti si sono mobilitati per fermare la privatizzazione della scuola. Per noi è importante imparare dall’esperienza passata per non ripetere gli stessi errori. Senza un’organizzazione, un programma ed una strategia chiara, quelle lotte si dispersero. Vinsero i particolarismi per cui ogni scuola, ogni città lottava per sé.
I cortei si sono seguiti uno all’altro senza rivendicazioni precise trasformandosi in passeggiate, rese più piacevoli dalla musica, piuttosto che essere momenti di lotta; le autogestioni e le occupazioni sono diventate sempre più rituali tanto che ormai i presidi le conteggiano nel calendario scolastico. Questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare ai cortei o alle autogestioni. Non possiamo fare l’errore di gettare il bambino con l’acqua sporca. Lo strumento di lotta del corteo e delle autogestioni non ha nulla di sbagliato in sè. Si tratta di riempirli di un programma combattivo, di farli precedere e seguire da un lungo lavoro di preparazione. I cortei devono essere preparati da lunghi volantinaggi. Tutti devono sapere qual è il programma su cui si scende in piazza. Quando è possibile devono essere preceduti e votati nelle assemblee d’istituto.
Una lotta non ha valore se non porta con sé una crescita della coscienza collettiva dell’insieme degli studenti. Soprattutto dobbiamo vincere i particolarismi di ogni scuola e di ogni città per affermare l’unica realtà che ci può far vincere: noi studenti abbiamo un solo avversario, dobbiamo mobilitarci uniti contro di esso. Questo non si potrà mai ottenere senza un’organizzazione nazionale che sia in grado di proporre un programma in ogni scuola a livello nazionale, di convogliare le lotte nel punto decisivo al momento decisivo. Questa è l’organizzazione che ci apprestiamo a costruire: il Csp, Comitato in difesa della Scuola Pubblica. Non imporrà la propria volontà agli studenti, magari mettendo il proprio striscione davanti ai cortei. Il nostro programma lo metteremo in discussione nelle assemblee studentesche. Saranno gli studenti ad esprimersi.
Unità studenti-lavoratori
La scuola pubblica non ci è stata regalata per diritto divino. E’ stata ottenuta dalle dure lotte del movimento studentesco e operaio uniti. La battaglia per un’istruzione di qualità per tutti è una battaglia di classe che interessa i lavoratori ed i loro figli.
Tutto quello che abbiamo oggi è stato ottenuto con la lotta e potremo difenderlo solo con la lotta, unendoci alla classe operaia. Verrà presto convocato un nuovo sciopero generale. Il nostro compito è quello di trasformarlo anche in una giornata di sciopero di tutta la scuola preparandolo con assemblee d’istituto, invitando lavoratori e insegnanti alle nostre iniziative, picchettando e volantinando perché quella data diventi anche la nostra data. Quello deve diventare il giorno dello sciopero generale contro l’abolizione dell’articolo 18 ma anche in difesa della scuola pubblica e contro il lavoro precario. Tutto fermo, tutti in piazza: questo dovrà essere il nostro slogan. Uno slogan che deve diventare realtà con un lungo lavoro di preparazione e sensibilizzazione degli studenti che prepari i picchetti del giorno dello sciopero generale.
Per un mondo libero dal profitto
Il Comitato in difesa della Scuola Pubblica (CSP) non è una struttura che si occupa solo di scuola. Non abbiamo mai nascosto agli studenti il legame che il mondo dell’istruzione ha con tutta la società. Non è la scuola che si riflette nella società, ma è la società che si riflette nella scuola. Una società come quella attuale dove conta solo il profitto delle imprese non potrà mai partorire una scuola libera dal profitto. Negli ultimi anni abbiamo visto due milioni di persone partecipare alle varie scadenze antiglobalizzazione, processi rivoluzionari svilupparsi in paesi come l’Ecuador, l’Indonesia o l’Argentina, la lotta palestinese nei territori occupati e l’Europa scossa dai primi scioperi generali in Grecia, Spagna ed Italia. Vogliamo intervenire anche in questi avvenimenti, discuterli e comprenderli.
La futura e probabile guerra in Iraq non ci deve vedere passivi a lamentarci semplicemente delle condizioni scolastiche. Dobbiamo smascherare la politica del capitale sotto ogni sua forma. Gli stessi interessi imprenditoriali che privatizzano la scuola, attaccano i lavoratori e portano avanti guerre di rapina in tutto il mondo.
Saremo in prima fila in ogni mobilitazione politica, portando le nostre idee e i nostri programmi. Saremo promotori di assemblee d’istituto, cortei ed autogestioni contro la guerra, legando queste questioni all’istruzione. Meno soldi per la spesa militare, più soldi per l’istruzione: questo è parte integrante del nostro programma.
Esistono normali pregiudizi contro la politica tra gli studenti. Questi pregiudizi sono diffusi ad arte dai mass-media e dalla destra. Chi non vuole cambiare la realtà non ha bisogno di fare politica ed organizzarsi. L’apoliticismo è l’arma della destra e noi la sconfiggeremo anche su questo terreno.
Contattaci e lotta con noi per una scuola pubblica, di massa e di qualità per tutti!
Collegamento nazionale del Csp: telefono 02-66225622 oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.