Secondo quanto deliberato dal direttivo della Cgil a febbraio, si dovevano tenere entro il mese di marzo le assemblee e la consultazione sull’accordo del 10 gennaio con il solo voto a scrutinio segreto degli iscritti Cgil. L’esito del voto doveva pervenire alla presidenza del comitato direttivo nazionale entro il 4 aprile.
Landini ha dichiarato il 10 aprile durante il Congresso nazionale di categoria che sulla base dei dati provenienti da circa il 90% del territorio avevano partecipato alla votazione 235.238 lavoratori, che si sono espressi a stragrande maggioranza contro l’accordo: i No sono stati 200.004 mentre i Sì sono stati 30.923.
L’unica categoria - a parte la Fiom – che ha pubblicato i dati sull’esito della consultazione è la Flai. Il segretario generale Crogi durante il congresso nazionale di categoria ha comunicato che hanno votato 30.046 lavoratori dei settori afferenti a Confindustria e che si sono espressi nel seguente modo: i Sì all’accordo sono stati 28.669 (95,42% dei votanti), i No sono stati 833 (2,77% dei votanti) e gli astenuti sono stati 544 (1,81%).
I segretari generali delle altre categorie non hanno reso pubblico alcun risultato. Anche a livello territoriale la pubblicazione dei dati è praticamente nulla.
Al momento non sappiamo quindi quante lavoratrici e quanti lavoratori abbiano partecipato alle votazioni ma qualche idea su come siano andate le consultazioni ce la fornisce la Fim Cisl, che in un comunicato del 2 aprile ha dichiarato che dove si sono fatte le assemblee come previsto da Cgil, Cisl, Uil non c’è stata alcuna consultazione. Ovviamente la Cisl fa tutto ciò esclusivamente in chiave anti-Fiom e non abbiamo nessun dubbio che non farà altrettanto per sconfessare i dati che le altre categorie della Cgil forse renderanno pubblici in futuro.
Se i dati sull’affluenza ai congressi di base risultano quanto meno irrealistici, lo saranno ancora di più i dati sulla consultazione. Confermando quanto avevamo detto due mesi fa: questa consultazione non la riconosceremo mai.