Disoccupati e precari contro flessibilità e lavoro a termine!
Riproduciamo l’ordine del giorno approvato dall’assemblea del 05/02/98 del Comitato Per il Lavoro (CPL) della CGIL di Bologna. Crediamo che un drastico cambiamento di rotta da parte del sindacato - come quello richiesto da questo documento - sul tema delle politiche per l’occupazione sia necessario ed urgente ai fini di una vera lotta per condizioni di vita e di lavoro degne per tutti.
Il pacchetto Treu, approvato lo scorso anno, ha dato il via libera alla nascita delle prime agenzie private per il lavoro interinale.
Abbiamo la certezza che questo tipo di rapporto di lavoro renderà la vita dei futuri lavoratori ancora più precaria. I "datori di lavoro", che purtroppo raramente sono dei simpatici amici, adesso potranno essere due: l’agenzia privata assume colui che cerca lavoro e lo affitta ad un’altra azienda per un periodo determinato.
Crediamo che la legalizzazione del lavoro in affitto faccia parte della strategia più generale delle aziende per poter disporre dei lavoratori in maniera più flessibile, vale a dire poter avere mano libera per licenziare, colpire i salari e le condizioni di lavoro.
Ci chiediamo: quante volte un comune lavoratore che ha fatto ricorso al sindacato per aver subito delle ingiustizie sul posto di lavoro ha difficoltà a trovare un nuovo lavoro perché ha "cattive referenze"? Quante volte di più accadrà adesso? Il lavoratore precario è in una condizione di forte ricattabilità: non appena alza la testa per rivendicare i suoi diritti, aumentano le possibilità che l’azienda presso cui lavora non gli rinnovi il contratto o che altre non lo assumano, e il rischio che una fascia sempre più ampia di lavoratori rimanga non rappresentata dal sindacato è reale. Inoltre la nascita del lavoro interinale e più in generale la flessibilità, colpisce anche i lavoratori a tempo indeterminato e quindi il sindacato stesso, poiché i lavoratori in affitto e i precari saranno meno disposti ad esporsi e a lottare per tutelare i propri diritti.
Il punto centrale è che, guardando la realtà, in generale tutte queste forme di lavoro flessibile più che creare nuova occupazione sostituiscono quella stabile e sicura. Infatti, mentre queste nuove forme di impiego sono in forte aumento - al punto che nel 1996 in Emilia Romagna gli avviamenti al lavoro a termine costituivano il 68,1% del totale - la disoccupazione non cala, anzi in molte regioni aumenta in maniera pericolosa.
È per questo che il Comitato Per il Lavoro (CPL) nella CGIL pensa sia necessaria una svolta delle politiche per il lavoro. Chiede alla CGIL di far propria la nostra posizione contro la flessibilità e il lavoro a termine, e si impegna a costruire vertenze per il rispetto dei diritti sindacali e dei vincoli che, anche se non bastano per tranquillizzarci, sono contenuti nel pacchetto Treu.
In Italia - anche se su questo c’è molta disinformazione e il CID di Bologna si sta giustamente impegnando per informare - esistono due tipi di sussidio di disoccupazione. Il paradosso è che, per ottenerli, bisogna aver lavorato gli anni precedenti; e la cifra è pari al 30% del reddito percepito!! Come vivono i disoccupati di lungo periodo o i giovani in cerca di prima occupazione? E quelli che percepiscono il sussidio, come fanno a campare con questa cifra? La piena occupazione è ormai un miraggio e al sud la disoccupazione giovanile è vicina al 60%. L’esercito di disoccupati e sottoccupati presi dalla disperazione diventano in molti casi strumenti della criminalità o protagonisti di una guerra tra poveri con i lavoratori occupati come è accaduto tempo fa a Termoli.
Un salario minimo garantito ridurrebbe la ricattabilità dei disoccupati che non accetterebbero qualsiasi condizione di lavoro. Ovviamente perché tale misura sia efficace deve essere per tutti i disoccupati e sufficientemente alto, e oggi con meno dell’80% di uno stipendio medio non si vive. (...) Riteniamo quindi corrette le rivendicazioni dei giovani precari e disoccupati francesi che chiedono posti di lavoro, ma anche sussidi per chi il lavoro non ce l’ha.
Nel corso degli anni abbiamo assistito ad un vero e proprio smantellamento dell’ufficio di collocamento, che oggi non porta avanti nessuna delle funzioni per cui è nato, e non è un caso se la legge Bassanini propone la costituzione di servizi per l’impiego privati. (...) Il CPL si impegna nelle sue assemblee future ad affrontare in modo più esauriente il tema della riforma degli uffici di collocamento, fermo restando che dovranno essere promosse dal sindacato iniziative volte a rafforzare il ruolo degli uffici di collocamento pubblici.