La componente di destra della Fiom, che fa capo a Fausto Durante, si è riunita martedì 26 ottobre a Firenze, alla presenza di Epifani e di numerosi esponenti sindacali (tra cui quelli di Lavoro e Società) e di fronte a una sparuta pattuglia di lavoratori ha lanciato la campagna d'autunno contro Landini e il "massimalismo" del gruppo dirigente della Fiom. Pubblichiamo un resoconto di quell'assemblea.
Si è tenuta martedì 26 ottobre al teatro tenda Saschall di Firenze - per nulla gremito - l'iniziativa dal titolo: “Rinnovamento e nuova unità della Fiom”. Si è trattato dell'assemblea nazionale della componente Fiom guidata da Fausto Durante, vera e propria destra interna e testa di ponte delle posizioni della maggioranza Cgil all'interno della Fiom. I contenuti esposti dalla relazione di apertura di Durante sono stati estremamente chiari: la Fiom è responsabile con il proprio massimalismo dell'impasse contrattuale in cui si trova il settore metalmeccanico, è necessario avanzare la proposta di un contratto nazionale che superi le diatribe con Fim-Cisl e Uilm-Uil, assumendo l'onere e l'onore della prima mossa di una riconciliazione con quest'ultime. Meno chiaro è stato il metodo con cui è stata messa in piedi l'intera operazione. Presentata non come un'iniziativa di una componente interna della Fiom, ma come una generica iniziativa della Cgil, l'assemblea ha visto una platea composta in buona parte da segretari e funzionari di altre categorie Cgil. Presentata come un sommovimento di quadri e attivisti Fiom che tirano la carretta e che anelano una Fiom seria e responsabile, l'iniziativa si è rivelata dall'inizio alla fine lo specchio fedele di cosa rappresenta la componente Durante: uno degli strumenti con cui Epifani e Camusso provano a zavorrare la Fiom, mettendo in piedi una strategia mirata a far rientrare i metalmeccanici nei ranghi.
Le proposte di Fausto Durante e l'intervento di Epifani
Se fosse corretta la teoria degli universi paralleli, sicuramente Durante abiterebbe uno di questi. E' membro del Comitato Centrale della Fiom, ma non della Fiom che conosciamo noi. Quella che conosciamo noi è una categoria sindacale che sotto la spinta della resistenza degli operai di Pomigliano, ha messo in campo la manifestazione del 16 ottobre, ponendosi come argine all'attacco frontale vibrato da Marchionne e Federmeccanica a tutto il mondo del lavoro. La Fiom a cui è iscritto Durante, pur avendo svolto un'ottima manifestazione, è immersa nell'immobilismo e attanagliata da un'assenza di proposte che la rende responsabile dell'impoverimento dell'intera categoria metalmeccanica privata di un contratto. Nell'universo di Durante, durante il corteo del 16 ottobre lo sciopero generale è stato invocato da trenta persone assiepate sotto il palco del comizio finale.
La proposta di Durante si articola così: la Fiom dovrebbe avanzare da subito una piattaforma contrattuale, prendendosi di fatto la responsabilità di giungere a una sintesi più avanzata delle divergenze con Cisl e Uil. Il contratto delineato da Durante aprirebbe alla triennalità della parte economica e – pur rifiutando le deroghe – sarebbe una cornice generale, “più leggera se si vuole”, che lascerebbe alla contrattazione decentrata più poteri in tema di orario, turnazioni ecc. Per salvare il contratto nazionale, nel Durante pensiero è necessario innovarlo e costruirlo in base alle caratteristiche produttive delle aziende. E' di fatto l'apertura ai contratti di settore e alla proliferazione della frantumazione contrattuale.
Lasciando da parte l'ironia, Durante non inventa nulla. E' solo il grezzo ariete tra i metalmeccanici dell'attuale strategia Cgil, delineata perfettamente dall'intervento di chiusura di Epifani. Per Epifani “esiste un bene ed un male”. Ciò che sta succedendo nei metalmeccanici è il male. I 50 contratti firmati nelle diverse categorie dal 2009 ad oggi sono il bene. Sono la dimostrazione che Confindustria è ormai disarticolata ed ha rinunciato ad applicare il nuovo modello contrattuale firmato con Cisl e Uil nel gennaio del 2009. Secondo Epifani è necessario estendere il modello delle altre categorie alla Fiom e non viceversa: la proposta Durante non è nient'altro che questo.
Epifani si spinge oltre. Secondo la sua analisi in Confindustria sarebbe ormai “prevalente quel settore” che vuole ricucire i rapporti con la Cgil. Alla Cgil spetterebbe quindi dettare le condizioni della propria resa per aiutare tale settore a venire allo scoperto. Si tratta di rendersi disponibili ad un nuovo modello contrattuale che superi il vecchio modello edulcorando però alcune brutture presenti nel modello Cisl e Uil.
Il sistema della derogabilità dei contratti nazionali sarebbe accettabile se le deroghe avessero solo un valore “temporaneo”. In quel caso l'eccezione non sarebbe regola, ma la regola avrebbe temporanee eccezioni. Epifani insomma sarebbe disposto a cedere quasi su tutto, tranne che una cornice generale – diritto di sciopero, una parvenza di contrattazione generale ecc. – la quale è pur sempre la base su cui l'apparato sindacale mantiene il proprio potere contrattuale. Tolta questa cornice, non c'è più sindacato contrattuale. E se non c'è più contrattazione, non ci sono più nemmeno Guglielmo Epifani e Susanna Camusso.
E' evidente che la prospettiva delineata da Epifani, e che con la Camusso subirà un'ulteriore accelerazione, è legata alla crisi del berlusconismo. Da tale crisi il gruppo dirigente Cgil però non trae indicazioni riguardo alla possibilità di dispiegare il conflitto sociale. Al contrario: secondo l'interpretazione della maggioranza Cgil, Confindustria avrebbe compreso che senza Cgil – e sul piano politico, aggiungiamo noi, senza il Pd – non vi è possibilità di governare la crisi.
La manifestazione nazionale del 27 novembre avrebbe quindi lo scopo di ribadire di fronte alla controparte questa banale verità. Lo sciopero generale diventa in questa prospettiva una possibilità, ma al momento inopportuna e tutta da verificare, schernita a più riprese da Durante e dagli interventi dell'assemblea. Il 27 novembre non è concepita quindi come una data di lotta, ma come una prova muscolare della maggioranza della Cgil con cui mettere alla prova anche la fedeltà della Fiom stessa.
“Rinnovamento e unità”?
Il segretario generale della Fiom Landini era presente ed è intervenuto. Ricapitoliamo schematicamente il senso del suo intervento: la Fiom avanzerà in effetti una proposta di contratto nazionale. Tale proposta avrà un ampio percorso democratico, a partire dall'assemblea nazionale dei delegati Fiom – organismo democraticamente previsto dallo Statuto – fino ad arrivare a forme democratiche innovative, con l'obiettivo di coinvolgere anche i non iscritti. Tuttavia tale proposta di contratto non può che ripartire da quello del 2008. Qualsiasi altra proposta equivale ad accettare nei fatti la disdetta unilaterale operata da Federmeccanica. Nel comitato centrale dell'8 novembre la Fiom tornerà a discutere del percorso di lotta da mettere in campo. Ha ribadito che i contratti nazionali – più che essere frantumati – dovrebbero essere unificati per ricomporre la divisione nel mondo del lavoro. Non solo la manifestazione del 16 ottobre ci rende tutti più forti ma è il risultato di un percorso partito da Pomigliano e che deve avere come prossima tappa lo sciopero generale. Landini ha infine ribadito la proposta di gestione unitaria della categoria e l'invito a Durante a entrare in segreteria nazionale.
Durante e gli interventi che lo avevano seguito della sua componente avevano infatti tentato di sollevare un problema democratico interno alla Fiom: operai durantiani usati come manovalanza e poi buttati via come limoni spremuti, metalmeccanici di serie B che tentano invano di mettersi in contatto con la struttura centrale della Fiom da quattro mesi senza ottenere risposta ecc. Storielle patetiche nei confronti del fuoco di fila che dentro la Cgil si sta abbattendo sui sostenitori della “Cgil che vogliamo”. Terminato il suo intervento Landini ha abbandonato la sala. Non sappiamo con che intenzione abbia effettuato questo gesto. Se si è trattato di un segno di sfida nei confronti della componente Durante, questo segno era perfettamente legittimo e corretto. Durante ne ha approfittato – ma avrebbe trovato qualsiasi altro pretesto, sia chiaro – per prendere la parola ai termini dell'assemblea, stigmatizzare il comportamento di Landini, invitando a creare a livello locale i “Forum per il rinnovamento e l'unità”.
Proprio la piazza di Firenze sa che cosa sia questo “rinnovamento”, quali livelli di moderatismo e autoritarismo possa raggiungere. E' sufficiente dare un occhio al percorso di preparazione del 16 ottobre. A Firenze il gruppo dirigente Fiom ha steso un cordone sanitario tra sé e qualsiasi forza volesse promuovere in maniera attiva il corteo. Ha dato indicazione di non far salire sui pullman Fiom chi non fosse metalmeccanico. Come rappresaglia sindacale nei confronti della Gkn, azienda che lavora per Fiat e legata produttivamente a Pomigliano, dove ha vinto la seconda mozione congressuale, è stato spostato l'appuntamento del pullman per 40 lavoratori due sere prima della partenza. Il pullman è poi stato mandato via vuoto lasciando a piedi questi lavoratori. Lavoratori che – sia ben chiaro – hanno raggiunto Roma comunque con i propri mezzi. Questa è la determinazione della base Fiom. Questo è il patrimonio che Landini e il resto della “Cgil che vogliamo” devono raccogliere e valorizzare.
Ps. Una riga va spesa per la presenza in presidenza di Agustin Breda, presentato come coordinatore di Lavoro e Società nella Fiom. Una riga è doverosa in onore alla foga con cui è intervenuto scagliandosi contro la Fiom, incurante di essere presentato come coordinatore di un'area programmatica da parte di una destra Fiom intenta ad attaccare la decisione della “Cgil che vogliamo” di costituirsi in area programmatica. Una riga piccola piccola è la dimensione che spetta a questo intervento.