Il governo più reazionario della storia della Repubblica ha portato a termine un processo di criminalizzazione e schiavitù dei lavoratori immigrati, rendendo la vita impossibile a questi ultimi, tant’è che tutti i processi di messa in regola dei permessi di soggiorno sono stati bloccati, lasciando nella clandestinità migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Di questo processo la mafia tutta ne ha approfittato, sfruttando la precarietà della vita quotidiana, la paura delle espulsioni, l’impossibilità di qualsiasi tutela legale (sanitaria, scolastica, sindacale, abitativa), ponendosi quindi in una situazione di forza e avanzando ricatti inumani, orari di lavoro massacranti dalle 12 ore in su, paga giornaliera da fame e se non bastasse tutto questo nessuno dimentica la strage di Castelvolturno, dove sei immigrati furono ammazzati a sangue freddo a puro scopo intimidatorio.
In questo contesto, non possiamo che apprezzare l’iniziativa portata avanti dalla Flai-Cgil, che nelle giornate dal 20 al 22 ottobre ha indetto una iniziativa, che ha portato più di 200 delegati/e da tutta Italia a Villa Literno (Caserta), zona agricola ad alta intensità camorristica. In questi tre giorni i delegati sono stati supportati anche da una cooperativa, la N.c.o. (Nova cucina organizzata) nata da beni confiscati alla camorra, ragazzi/e che con molto coraggio hanno sostenuto i delegati facendo loro da guida.
Un’azione di quelle che un sindacato di classe dovrebbe fare quotidianamente.
Le impressioni dei delegati erano quelle di essere quasi in territorio nemico, controllato militarmente dalla camorra.
Alle 4 del mattino migliaia di persone, prevalentemente africani si riversano nelle strade principali in cerca di un impiego giornaliero, nelle campagne, nei cantieri edili, per le pulizie, un’intera classe mal vestita, sfruttata e malpagata, ma dignitosa, pari alla stessa dignità con cui la nostra gente lavora nelle fabbriche di mezzo mondo.
Il compito dei delegati è stato quello di intervistare, conoscere una classe che è la nostra, ma che ai più è invisibile.
Abbiamo conosciuto donne e uomini con una certa padronanza della lingua, alle volte anche con qualche titolo di studio, che hanno lasciato la propria terra di origine in cerca di un futuro umano, lasciandosi dietro molte volte delle storie terribili in paesi in cui le nazioni imperialistiche e le multinazionali saccheggiano tutte le risorse possibili. Arrivati nel nostro paese, invece li aspetta o la clandestinità o il destino di essere reclusi nelle carceri (Cie).
In tutto questo non ho potuto non evidenziare la stonatura del nostro alloggio di lusso all’Holiday Inn, famoso per ospitare il Napoli calcio, con i suoi parcheggi pieni di macchine lussuose.
Di certo si poteva cercare una sistemazione più proletaria, se si deve essere vicini alla classe lavoratrice bisogna accettare lo stile di vita che quest’ultima sopporta.
Oltre questo l’organizzazione del lavoro non è stata impeccabile, con alcune lacune rispetto al programma di lavoro, che di certo in futuro serviranno da lezione.
La nostra è in tutto una critica che non vuole nascondere i risvolti positivi di queste giornate, ma sappiamo bene che il lavoro nero lo si sconfigge solo se si è attrezzati 365 giorni all’anno, che renda queste pratiche sporadiche l’abc di un vero sindacato radicato nella classe lavoratrice e che lotti per la sua emancipazione.
Una lotta che deve coinvolgere tutti i lavoratori, la borghesia sfrutta questi momenti di crisi per creare con media e giornali veri e propri capri espiatori, cercando di dividere la classe lavoratrice su basi etniche. Da Pomigliano, agli studenti, dai ricercatori agli immigrati deve partire una campagna di riscatto, un’unica grande lotta che rivendichi la dignità umana nei luoghi di lavoro, per una sanità e una scuola accessibile al proletariato tutto, perché la nostra classe non ha confini.
È questa la Cgil che vogliamo.
* direttivo regionale Flai-Cgil, Calabria