Nel giorno in cui Rajoy illustrava un piano durissimo di austerità alle camere, i minatori invadevano le strade di Mardrid. Non ci può essere immagine più esplicativa dello scontro di classe in atto.
Da una parte l governo della destra del Partito Popular che annunciava la fine della tredicesima per gli statali, tagli per 64 miliardi e l’aumento dell’Iva, dall’altra i lavoratori delle miniere minacciate di chiusura, accolti da mezzo milione di giovani e lavoratori madrileni come eroi, divenuti il simbolo della resistenza di tutto il proletariato spagnolo.
L'arrivo dei minatori a Madrid |
La “marcha negra” operaia ha percorso 400 km dalle regioni minerarie fino alla capitale ricevendo dovunque la solidarietà degli altri lavoratori e delle popolazioni locali tra pugni chiusi alzati, bandiere (presenti quelle della repubblica, delle nazioni dello stato spagnolo ma sopratutto rosse), slogan e canti rivoluzionari. Nella capitale una vera e propria marea popolare ha atteso la “marcha negra” cantando l'Internazionale, l'inno dei minatori Santa Barbara e slogan di lotta tra le lacrime di chi, esausto ma indomito, da sei settimane lotta per non perdere il proprio lavoro e la propria dignità. Parlano da sole poi le immagini dei vigili del fuoco, anch'essi in lotta contro le politiche di Rajoy.
Non è mancata la puntuale (e brutale) repressione delle forze dell'ordine sia in Puerta del Sol, sia nei pressi del ministero dell'industria, dove si è conclusa la manifestazione, alla presenza di oltre 150mila persone, il giorno successivo all’arrivo dei minatori. Un vecchio ordine fondato sul saccheggio che non ha avuto scrupoli di utilizzare pallottole di gomma (colpita anche una giornalista de “El Aguijón”) e di perquisire fin dentro le tende dei manifestanti. Risultato: 18 arrestati e 76 feriti. Ma la repressione non ha mai fermato la lotta in queste settimane, ne la fermerà nel prossimo futuro.
Dopo più di un mese di lotta e dopo 18 giorni di “Marcha negra”, approdata finalmente a Madrid, i minatori asturiani sono diventati loro “la nostra squadra” per tutti i lavoratori e i giovani dello stato spagnolo per niente piegati dal servilismo mediatico. Un salto qualitativo (certificato anche da un tweet di solidarietà dell'attaccante dei blaugrana David Villa) che sta dimostrando lo spostamento a sinistra della società spagnola come risposta alle politiche di austerity del governo Rajoy ridando slancio a quella Puerta del Sol un tempo quartier generale degli indignados.
Tutto ciò accade nonostante i mass media che, insieme alla propaganda governativa hanno parlato di lavoratori ben pagati prossimi a una ricca e conveniente pensione. A ciò si aggiunge la nuova narrazione dei vertici del Partido popular, ossia che i minatori non si sono rinchiusi nella miniera e non hanno marciato per centinaia di chilometri per difendere il proprio posto di lavoro, ma dietro le pressioni dei propri imprenditori, bramosi di nuovi aiuti statali.
Nessuno nega tale bramosia, esattamente come è successo per le industrie energivore del Sulcis-Sardegna (vedi Alcoa) dove i padroni hanno detto chiaramente “o tariffe energetiche più basse o ce ne andiamo!”, ma non si può negare il movimento indipendente della classe operaia spacciando questa come massa di manovra dei disegni padronali. Questo il Pp lo sa bene, ma tali furbate non serviranno a fargli recuperare consensi.
Se i minatori sono tornati a casa a mani vuote, per il momento, la loro azione è servita da esempio per tanti altri lavoratori in tutto il paese. Ieri, 12 luglio, ci sono stati scioperi spontanei in risposta al piano di austerità di Rajoy a Madrid, dove centinaia di impiegati statali hanno bloccato le strade principali della città Scena ripetuta ad opera dei lavoratori di numerosi ospedali e aziende pubbliche come a Logrono e in Galizia.
I Vigili del fuoco si uniscono al corteo dei minatori |
La mobilitazione operaia sta infatti iniziando a riflettersi sul versante politico. Secondo gli ultimi sondaggi il Pp si attesterebbe intorno al 37% dopo aver vinto le ultime elezioni politiche con il 44% dei consensi. Ma continua anche il calo del Psoe, sempre meno “obrero”. Se quando governava ha inaugurato le politiche di austerity che l'hanno punito (il piano di chiusura delle miniere è stato approvato proprio dal governo Zapatero), oggi continua a sostenerle nei suoi tratti fondamentali passando dal 28,7% al 23,1%.
Manco a dirlo il beneficiario della ripresa della lotta di classe su scala nazionale è proprio Izquierda Unida che tende quasi a raddoppiare i suoi consensi passando dal 6,9% al 13,2% attuale. Non abbiamo dubbi su un'ulteriore crescita di questa forza politica, esattamente come è successo in Grecia con Syriza, se essa saprà porsi come una valida alternativa per chi oggi sta dimostrando di lottare fino alla vittoria.
Come in Grecia 19 scioperi generali non hanno fatto retrocedere i governi del Pasok prima e dell'unità nazionale poi, non sarà la debole azione dei vertici dell'UGT e delle CCOO a fermare il piano antioperaio di chiusura delle miniere. Il ministro dell'industria José Manuel Soria è stato chiaro definendo “metafisicamente impossibile” un cambio di marcia. È proprio qui che vediamo il ruolo indipendente dei lavoratori che, nonostante la moderazione sindacale, hanno mostrato tutta la loro determinazione. “Si, se puede!” è stato lo slogan di questi giorni.
Altro che operai al soldo dei padroni, i minatori asturiani stanno divenendo un punto di riferimento tangibile e, data la determinazione mostrata, eventuali concessioni non solo non fermeranno la lotta, ma saranno un chiaro messaggio al resto della classe lavoratrice. Un messaggio che solo la lotta paga.
La repressione ad opera della polizia |
È necessaria ora una chiara e conseguente strategia da parte delle direzioni sindacali. Un sostegno teso a sostenere la lotta fino al ritiro dei tagli e alla cacciata del governo attraverso una campagna nazionale di incontri di massa in tutti i luoghi di lavoro, incontri simili nei quartieri delle città e in tutto lo stato spagnolo con i minatori protagonisti diretti, una cassa di resistenza nazionale etc...
Al tempo stesso Iu dovrebbe portare avanti un programma anticapitalista che, partendo dalla questione delle miniere, rivendichi l'immediata nazionalizzazione sotto controllo operaio delle industrie che chiudono per arrivare alla nazionalizzazione del sistema bancario (a fronte di 200 milioni di tagli ai sussidi per le miniere abbiamo avuto 100 miliardi per salvare le banche) e più in generale a una nuova società fondata su un altro modo di produzione. Un programma che andrebbe subito ben oltre i confini dello stato spagnolo per minacciare nuovamente l'Europa...e il mondo intero.
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