Nelle ultime settimane la città di Roma sta vivendo giornate di caos nel settore del trasporto pubblico locale. Dal 7 luglio i macchinisti della metropolitana stanno attuando uno sciopero bianco contro il nuovo accordo sul contratto che è stato firmato dalle sigle sindacali il 17 luglio.
Lo sciopero bianco consiste nell'applicare alla lettera le regole e gli orari del contratto: quindi niente straordinari. Questo ha fatto collassare il servizio del trasporto romano con ritardi,situazioni ingestibili nelle fermate della metropolitana con scene di delirio e risse da parte dell'utenza nei confronti dei lavoratori dell'Atac. Su questa scia, giornali come Il Messaggero e vari quotidiani locali, stanno portando avanti una campagna terroristica mediatica orchestrata ad arte nei confronti dei dipendenti per fomentare l'odio contro chi sta facendo questo sciopero portando avanti la linea: i macchinisti sono fannulloni, non hanno voglia di lavorare e sono loro il problema di questo caos.
Questa forma di protesta mette in evidenza una questione fondamentale: il trasporto pubblico della capitale è al limite per mancanza di personale e mancanza di investimenti in nuove vetture e vagoni.
Il 17 luglio l'azienda e i sindacati di CGIL, CISL e UIL hanno firmato il nuovo accordo contrattuale che prevede un netto peggioramento delle condizioni lavorative dei dipendenti dell'Atac.
Ai conducenti della metropolitana verrà chiesto di lavorare 214 ore in più all'anno passando da 736 a 950, verranno cancellati tutti i vecchi bonus in busta paga sostituendoli con bonus legati all'effettiva produttività del singolo dipendente, verranno introdotti i turni a nastro per gli autisti degli autobus con turni spezzati regalando all'azienda 11 al giorno in più di disponibilità e le officine di riparazione lavoreranno 24 ore su 24.
E' evidente che l'azienda e la giunta comunale vogliono spremere sempre di più i lavoratori per cercare di sopperire alle continue perdite che ha l'azienda.
Anche se ancora non è stato reso pubblico il bilancio dell'anno 2014, i conti della situazione finanziaria dell'Atac non sono molto diversi da quelli degli anni precedenti. L'azienda ha accumulato oltre 1,6 miliardi di euro di debiti in 8 anni. E il problema sono i lavoratori? Noi pensiamo proprio di no. Il sindaco Marino ieri ha annunciato l'azzeramento dei vertici dell'azienda e ha chiesto all'assessore ai trasporti, Guido Improta, di formalizzare le sue dimissioni: "Azzeriamo il CDA e cerchiamo partner privati come soci". Queste sono state le parole del sindaco durante la conferenza stampa in cui annunciava la svolta per l'azienda. Ecco la panacea di tutti i mali: Privatizzare. Alle parole del sindaco, il presidente del consiglio Renzi, ha subito mostrato la sua soddisfazione sostenendo che il processo di privatizzazione della municipalizzata è nella lista delle cose che il governo appoggerà. Come abbiamo visto con altre aziende pubbliche italiane, la privatizzazione non migliorerà il servizio ma, anzi, peggiorerà ulteriormente le cose ( alitalia, eni, poste italiane). Chi pagherà le spese di tutto questo sono i lavoratori e gli utenti.
I vari dirigenti che in questi anni sono passati dietro le scrivanie del consiglio di amministrazione hanno pensato solo ai loro interessi e ai loro guadagni. Basti pensare a uno degli amministratori delegati degli anni passati, Bertucci che, non contento della retribuzione (oltre 300mila euro) da amministratore delegato, si fece approvare dal cda nel 2010 un contratto di consulenza in materia giuslavoristica da 219mila euro. O a Gioacchino Gabbuti che nel 2013 oltre al fisso di 350mila euro si è fatto riconoscere un premio da 245mila euro.
Azzeriamo il consiglio di amministrazione e lo sostituiamo con altri dirigenti che continueranno con queste logiche?
Il rilancio può avvenire solo con nuove assunzioni di autisti e macchinisti e nuovi investimenti e tagliando drasticamente i milioni di euro sprecati in consulenze e stipendi faraonici dei dirigenti aziendali. L'azienda deve essere completamente pubblica e gestita dagli stessi lavoratori. Serve un fronte tra gli utenti e i dipendenti che sono i primi a pagare le conseguenze di tutto questo.
I lavoratori devono tornare ad essere protagonisti e respingere con tutte le loro forze l'accordo sindacale raggiunto.
Da qui puoi scaricare il volantino distribuito dai compagni di Roma