La malattia del lavoro
Secondo uno studio dell’ Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (OSHA), circa un terzo dei cittadini europei dichiara di soffrire di stress a causa del lavoro. Se il dato fornito è corretto (si tratta di 40 milioni di lavoratori), ci troviamo già da tempo di fronte ad una situazione gravissima.
Ritmi insostenibili, richieste eccessive, scarso controllo sul proprio lavoro, pressioni da parte dei colleghi sono alcune delle cause di stress individuate dall’Agenzia, la quale avverte anche che lo stress non minaccia solo la salute dei lavoratori ma provoca anche una diminuzione dei rendimenti economici, perchè porta a perenne stanchezza e assenteismo.
L’ Agenzia organizza per il mese di ottobre una settimana di incontri e riflessioni su questo tema, ai quali interverranno rappresentanti degli stati membri dell’Unione Europea.
Il termine stress viene dal latino "strictus" ("stretto") e dal francese antico "estrece" ("situazione stretta, oppressione"). Il concetto di stress è stato formulato nel 1936 dallo studioso Hans Selye sulla rivista Nature e indica una sindrome che colpisce contemporaneamente il corpo e la mente. Da allora sono stati effettuati centinaia di studi e pubblicazioni su questo fenomeno, che è ormai universalmente risconosciuto come una delle cause principali del malessere moderno. Pare che non sia ancora stato completamente chiarito se lo stress sia una causa di malessere o una sua conseguenza.
Secondo gli autori del saggio Stress e mobbing (Ed. Pitagora Bologna, 1998), Harald Ege e Maurizio Lancioni, entrambi ricercatori e psicologi del lavoro, lo stress è una conseguenza del sistema di vita attuale e provoca un circolo vizioso in cui il disagio viene amplificato dallo stato di stress, producendo nel tempo problemi spesso permanenti.
stress-malessere ulteriore stress
Noi non siamo in grado di fornire nostri dati e statistiche su questo fenomeno; abbiamo però un "termometro" piuttosto preciso: la nostra diretta esperienza quotidiana. Molti dei lavoratori con cui parliamo ogni giorno accusano una forma di stanchezza cronica, un affaticamento psicofisico associato ai più vari disturbi (cefalea, dolori muscolari, ansia, insonnia) che non regredisce neppure con il riposo settimanale o dopo un periodo di ferie. Questa condizione spesso ostacola le normali attività del tempo libero: incontrare gli amici, uscire per una passeggiata etc. Nei casi più gravi lo stress arriva ad impedire anche le normali attività lavorative, con i disagi che ognuno può immaginare.
Dunque gli studi in questo campo esistono ma a quanto sembra i relativi risultati non vengono divulgati cosi` facilmente. I mezzi di comunicazione sono nelle mani delle stesse persone o enti per i quali lavoriamo, ed è poco probabile che un imprenditore (oppure lo Stato, per quanto riguarda i lavoratori dei settori pubblici) ci informi che la causa principale del nostro malessere è il modo in cui siamo costretti a lavorare.
Durante l’attività sindacale capita di incontrare lavoratori stressati, che hanno poche possibilità di discutere con i colleghi o di informarsi da altre fonti, che arrivano addirittura alla conclusione di essere "poco adatti" o più deboli degli altri. Non è così. Lo dimostrano le ricerche effettuate su vasta scala, come quella dell’Agenzia europea: i lavoratori dei vari paesi stanno prendendo sempre più coscienza di quanto il lavoro sottoposto alle leggi del profitto condizioni pesantemente tutta la loro esistenza.
Data la scarsa diffusione di queste informazioni, ogni studio serio su questo argomento è il benvenuto. Ma cosa possiamo aspettarci da simili convegni, ancorchè organizzati da prestigiose istituzioni a livello europeo? A nostro avviso, assolutamente nulla.
Nel migliore dei casi verrà stilato un documento pieno di buone intenzioni, che rimarranno tali a tempo indefinito: queste strutture sono una delle tante facce del sistema che ci sfrutta.
L’unica strada percorribile per noi lavoratori è quella di diffondere il più possibile notizie di questo tipo, scambiarci le opinioni con gli altri lavoratori in modo che nessuno si senta isolato e quindi debole. Lo scopo è quello di organizzarci, per imporre nelle fabbriche e negli uffici tutta una serie di condizioni che ci aiutino a migliorare la qualità della vita, a cominciare dalla assunzione a tempo indeterminato di un adeguato numero di lavoratori e dalla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per evitare il sovraccarico di mansioni e i ritmi sostenuti, causa principale dello stress.
Non si tratta di un "problema psicologico" del singolo individuo, come viene semplicisticamente liquidato da molti, ma di un problema che riguarda tutti i lavoratori in quanto tali. È, in definitiva, un problema di lotta di classe, che va affrontato con i metodi classici del movimento operaio.