Mercoledì 23 giugno, in un incontro di massa che ha visto più di 500 partecipanti nel quartiere di El Valle, a Caracas, i lavoratori hanno eletto il loro Comando Maisanta locale, in vista della battaglia di Santa Ines, nome che Chavez ha utilizzato per identificare la lotta per sconfiggere l’opposizione nel prossimo referendum revocatorio che si terrà il 15 agosto. Questa è stata una riunione straordinaria, che ha dimostrato la superiorità della democrazia operaia e l’enorme capacità delle masse rivoluzionarie di creare forme di organizzazione che garantiscano la necessaria unità e disciplina del movimento, basato sulla democrazia nelle discussioni e nelle decisioni.
Successivamente all’accettazione del referendum revocatorio, attraverso il quale l’opposizione vuole rimuovere il Presidente, c’è stata un’ondata di contestazione diretta ai dirigenti riformisti del cosiddetto Comando Ayacucho, che la gente ha ora ribattezzato con vari nomi, come ad esempio “i chiacchieroni” “le banderuole”, “gli innominabili”. Questi leaders hanno dimostrato la loro incompetenza nel ruolo che coprono: incapaci di organizzare effettivamente la campagna per la raccolta firme destinata alla revoca tramite referendum di alcuni parlamentari, e incapaci di denunciare le frodi perpetrate dall’opposizione nella raccolta di firme per il referendum revocatorio di Chavez. Il Comando Ayacucho ha completamente fallito nello svelare gli intrighi dell’opposizione e nel mobilitare la gente. Al contrario, hanno rilasciato una serie di dichiarazioni trionfali che escludevano la possibilità che si potesse andare al referendum - tutte dichiarazioni che non hanno nulla a che vedere con la realtà.
Ma sarebbe un errore immaginare che la rabbia del movimento di massa contro il Comando Ayacucho sia causato solo dalla sua inefficienza. L’altro fattore che stimola le critiche a tale struttura risiede nei suoi metodi burocratici, che vengono utilizzati per la scelta dei suoi membri. Questa scelta viene fatta senza nessun tipo di consultazione col movimento di massa dei lavoratori e dei poveri o con la base delle organizzazioni rivoluzionarie. Il Comando Ayacucho è stato criticato duramente anche per avere scelto i candidati per le elezioni dei sindaci e dei governatori. In molti casi, i candidati erano considerati dalla classe operaia come elementi inaffidabili.
Questo ha acutizzato le divisioni con diverse organizzazioni del movimento rivoluzionario, che hanno proposto candidati alternativi, in contrapposizione a quelli decisi dal Comando Ayacucho. Ci sono molti di questi esempi, ma uno dei più interessanti è il caso di Vargas, dove il Colectivo Vargas Revolucion ha organizzato una consultazione popolare che ha visto la presenza di più di 13.000 persone. La schiacciante maggioranza delle persone ha scelto come proprio candidato Glady Requena, in opposizione al candidato dei “chiacchieroni”, il governatore Antonio Rodriguez (accusato dal movimento popolare di aver collaborato con l’ala destra dei sostenitori del dittatore Carmona durante il colpo di stato dell’11 e 12 aprile 2002). In questo modo, la critica non era solo diretta contro i candidati stessi ma anche contro i metodi secondo i quali venivano scelti, un metodo burocratico, che esclude la partecipazione della popolazione rivoluzionaria.
Il rifiuto delle masse è stato così radicale nei confronti del Comando Ayacucho che il Presidente Chavez quando ha chiesto alle masse di congratularsi con loro durante la manifestazione del 6 giugno, ha trovato come risposta il silenzio delle centinaia di migliaia di rivoluzionari presenti, rotto solo da pochi applausi e anche da molti fischi.
Come risultato il vecchio Comando Ayacucho è stato rimosso e rimpiazzato da una nuova leadership, preparata per combattere quella che è conosciuta come la battaglia di Santa Ines, e denominata Comando Maisanta. Tuttavia, neppure la procedura utilizzata per selezionare i membri del Comando Maisanta è democratica. È vero che molti di quelli che lo compongono sono attivisti molto conosciuti e che godono di una grossa autorità morale all’interno del movimento rivoluzionario, ma anche sono stati scelti dall’alto.
La scusa utilizzata per giustificare questo è quella del poco tempo a disposizione e di aver bisogno di una struttura efficiente e disciplinata per portare avanti la battaglia. I marxisti rivoluzionari sono pienamente a favore di avere un movimento rivoluzionario unito e disciplinato, ma il miglior modo per averlo consiste nella partecipazione cosciente dei lavoratori e della popolazione nell’elezione della leadership del movimento rivoluzionario, e nella scelta democratica delle decisioni politiche da attuare. In pratica, le nomine dall’alto dei membri del comitato Maisanta a livello regionale, locale e distrettuale ha provocato tutta una serie di problemi che hanno minato l’unità del movimento. Nel caso di Caracas, la cerimonia di “investitura” del comitato distrettuale del Maisanta nel Teatro Municipale è stata sospesa di fronte ad appassionatissime proteste organizzate da varie organizzazioni rivoluzionarie in numerosi quartieri (inclusi El Valle, El 23 de Enero, La Vega e Antimano), in quanto consideravano i membri nominati non rappresentativi delle forze rivoluzionarie nelle loro località.
Dopo una lunga negoziazione con le organizzazioni popolari (che in alcuni casi si sono protratte sino all’alba) si è raggiunti ad un accordo, e finalmente i Comandi distrettuali poterono essere riconosciuti. Nel caso di Antimano i rappresentanti sono stati democraticamente eletti in una assemblea partecipata da 150 persone che rappresentavano le varie forze che sono attive nel quartiere (MVR, PPT, la Corrente Marxista Rivoluzionaria, M13A-PNA, e altri). Persistevano ancora dei problemi, come ad esempio quando Freddy Bernal sindaco di Caracas, ha reso nota la lista dei membri del Comando di Antimano, ed i nomi non coincidevano con quelli decisi nell’assemblea.
Questo annuncio ha portato al fatto che settanta persone abbandonassero per protesta il Teatro municipale. Ancora una volta abbiamo visto come i metodi burocratici minano la necessaria unità del movimento rivoluzionario.
El Valle
Per tutti questi motivi la procedura utilizzata a El Valle costituisce un importante esempio e consideriamo necessario spiegarlo più dettagliatamente, siccome lo consideriamo una modalità da seguire. L’assemblea di massa del 23 giugno era composta da rappresentanti di ogni zona del quartiere, il che è stato il risultato di tutto il lavoro preparatorio di spiegazione e mobilitazione. L’assemblea, con più di 500 persone, ha avuto un chiaro ordine del giorno, che includeva un rapporto sull’assemblea precedente e una spiegazione dei compiti da svolgere in vista della campagna referendaria, per la quale Chavez si è appellato alle masse rivoluzionarie affinché organizzassero delle Unità di Battaglia Elettorale (UBE) per ogni seggio elettorale, e Plotoni Elettorali (PE) composti da 10 persone ciascuno.
Comunque, il punto più importante è stato quello dell’elezione di un rappresentante per ogni via ed ogni settore del quartiere, i quali faranno parte del Comando Maisanta locale, assieme ai rappresentanti nominati dal Comando Municipale. La decisione di eleggere delegati per ogni via e settore è stata presa all’unanimità, seguita dagli applausi entusiasti dei presenti. Dopo questo, l’assemblea si è divisa in gruppi di lavoro organizzati per ogni zona. Il quartiere è stato diviso in 12 zone, le quali comprendono i 29 seggi elettorali, ricoperti ognuno da una UBE. Ogni gruppo di lavoro ha eletto democraticamente i propri delegati, i quali compongono il Comando distrettuale, ed hanno il compito di decidere la data, l’ora ed il luogo per svolgere l’assemblea di ogni zona nelle quali si voglia ratificare il gruppo che compone l’UBE. È stato inoltre deliberato che il quartier generale permanente del locale Comando Maisanta sarà situato nel rettorato dell’Università Simon Rodriguez, nella quattordicesima strada.
È importante sottolineare, come abbiamo visto nei gruppi di lavoro, che le persone presenti non rappresentavano tutte le forze in campo, ma erano in molti casi a loro volta “delegate” da altre persone, le quali in certi casi compongono addirittura i Plotoni Elettorali.
I gruppi di lavoro hanno discusso molto dettagliatamente dei problemi che si presentano nelle loro aree, dei punti deboli e dei punti di forza, di come migliorare il livello dell’organizzazione e mobilitazione in modo da vincere la battaglia di Santa Ines. Si sono discussi problemi logistici, di sicurezza e vigilanza rivoluzionaria, di mobilitazione, organizzazione, ecc. al termine dell’assemblea, la sessione plenaria è stata riconvocata per rendere note le decisioni dei diversi gruppi che riguardavano tutto il distretto. Questo è stato fatto in ogni area tra giovedì 24 e sabato 26 di giugno, con lo scopo di formare gli UBE.
L’adozione di questi metodi corretti su vasta scala, sono il risultato di anni di lavoro paziente fatto dai compagni del Collettivo Radio Alì Primiera El Valle, i quali si sono sempre inseriti nelle mobilitazioni di massa, ed al loro interno hanno sempre utilizzando metodi democratici. Questo lavoro non è sempre stato facile, ed in alcune occasioni si è ridotto ad un gruppo ridotto di attivisti. Durante le provocazioni fasciste dell’opposizione in febbraio, conosciute con il nome di guarimba, i compagni del Collettivo hanno insistito nella necessità di coinvolgere le masse nella battaglia contro le provocazioni dell’oligarchia, e di organizzare quindi delle assemblee per realizzare questo. Questo lavoro paziente e costante ha reso possibile incanalare l’iniziativa rivoluzionaria delle masse verso le assemblee democratiche di massa e la democrazia rivoluzionaria.
L’elezione dei delegati di strada e di quartiere che compongono l’organizzazione locale del Maisanta, tuttavia non significa che il processo sia stato rallentato, e tanto meno che sia portatore di divisioni. In realtà, è il metodo della democrazia operaia, della democrazia diretta, che ha innalzato il livello di unità ed efficacia delle diverse organizzazioni rivoluzionarie inserite nella lotta, ognuna delle quali ha le proprie idee e posizioni, ma tutti soggetti alla volontà popolare del popolo rivoluzionario.
Nelle diverse aree sono stati eletti i delegati che hanno mostrato in molti anni di essere veramente dei leader, dei militanti che si sono veramente impegnati per risolvere i problemi delle aree più disagiate. Questa è anche un modo per evitare il rischio di trovare dei carrieristi e dei leader corrotti, che in determinate condizioni possono passare dall’altra parte della barricata. I leader del movimento rivoluzionario vengono fuori naturalmente, e vengono eletti democraticamente nei loro quartieri, nei quali sono conosciuti personalmente dagli elettori, che conoscono tutto il loro passato.
Non c’è alcun motivo per cui questo metodo - quello della democrazia operaia - non sia applicabile a tutti i livelli del movimento rivoluzionario. Nello stesso modo in cui vengono eletti i delegati strada per strada nel Comando Maisanta del quartiere, questi a loro volta possono mandare delegati al Comando Maisanta a livello comunale, ed infine al Comando Maisanta Nazionale. Questi delegati, ovviamente, democraticamente eletti, devono essere revocabili in ogni momento dall’istanza che li ha eletti, in modo che essi rappresentino sempre la volontà rivoluzionaria del popolo. Nel momento in cui non rispondono a questo compito, devono essere sostituiti da altri. Questa è il modo migliore per garantire la necessaria unità e disciplina al movimento, e garantire attraverso questo canale la piena espressione della straordinaria capacità di mobilitazione e dell’entusiasmo dei lavoratori e delle masse oppresse.
Le divisioni nel movimento rivoluzionario rappresentano vere differenze di opinione. Ci sono due principali tendenze opposte nel movimento, che, in ultima analisi, rappresentano le pressioni delle diverse classi. Da un lato ci sono i così detti moderati che hanno paura di approfondire la rivoluzione, e pensano in realtà che è già arrivata troppo in là. Essi hanno il timore di provocare l’imperialismo. Come copertura alla loro codardia e la loro tendenza a fermare la rivoluzione, dicono che “le condizioni non sono ancora mature”, ma in realtà pensano che la rivoluzione ha raggiunto i suoi obbiettivi e che sia “ormai irreversibile”.
Dall’altro lato troviamo i rivoluzionari coerenti, i quali credono che le conquiste fatte saranno garantite solo scontrandosi e sconfiggendo definitivamente l’oligarchia e l’imperialismo, prendendo nelle proprie mani le leve del potere (lo stato, l’economia, i media, ecc.). E’ normale che ci siano diverse posizioni in un processo rivoluzionario, ci sono sempre state. L’unico modo per garantire l’unità consiste nel proporre le differenti proposte, discuterle in un dibattito democraticamente, e poi lasciare che siano i lavoratori e le altre persone a decidere tramite assemblee di massa e comitati di delegati eletti e revocabili.
Uno stato operaio rivoluzionario
C’è un altro importante aspetto che deve essere sottolineato. Queste strutture di comandi democraticamente eletti, se riportate in tutti i distretti e quartieri nel Paese, in tutte le fabbriche e scuole, possono rappresentare la base per distruggere lo stato borghese, e sostituirlo con uno stato rivoluzionario dei lavoratori. La vecchia struttura dello stato borghese e della democrazia borghese hanno dimostrato ancora una volta di essere un ostacolo per l’avanzata dei compiti della rivoluzione. Marx ed Engels, si sono basati sull’esperienza della Comune di Parigi, arrivando alla conclusione che la classe operaia non può semplicemente prendere in mano la vecchia macchina statale borghese ed usarla per i propri fini, ma deve demolirla e costruire un nuovo stato operaio. Uno stato operaio deve basarsi sui quattro principi enunciati da Lenin in “Stato e Rivoluzione”:
1) tutti i pubblici ufficiali sono eleggibili e revocabili (in modo da garantire che essi rappresentino sempre la volontà dell’istanza rivoluzionaria che li ha eletti).
2) Nessun pubblico ufficiale può ricevere un salario superiore a quello di un operaio qualificato (con lo scopo di prevenire carrierismo e corruzione).
3) Sostituzione dell’esercito permanente con l’armamento generale del popolo (così l’esercito non può essere usato per reprimere il popolo)
4) Tutte le cariche pubbliche saranno ricoperte a rotazione da tutti in un determinato periodo di tempo (Lenin diceva “se tutti sono dei burocrati, nessuno è un burocrate”)
Questo tipo di democrazia, la democrazia operaia, rappresenta gli interessi di tutti gli oppressi della società, si baserebbe su una rete di comitati rivoluzionari e dei lavoratori che dovrebbe prendere in mano l’amministrazione diretta degli affari pubblici a tutti i livelli.
Allo stesso modo in cui i Comandi Maisanta e gli UBE organizzano la mobilitazione, la logistica e la sicurezza, possono in seguito estendere le loro funzioni nell’ambito dell’educazione, della sanità, dei trasporti ed infine possono prendere il controllo dell’economia. Questa è la base della reale democrazia - la democrazia operaia.
Il compito è quello di sconfiggere una volta per tutte gli elementi del vecchio stato borghese della IV Repubblica, che tuttora esiste a tutti i livelli, e che stanno sabotando l’iniziativa del popolo rivoluzionario.
La Battaglia di Santa Ines non deve solo essere una semplice battaglia elettorale. E’ importante preparare tutti i dettagli tecnici per garantire la vittoria. Ma ovviamente dobbiamo capire che l’oligarchia e l’imperialismo sanno che non possono vincere attraverso un processo elettorale democratico e pulito, e questo è il motivo per cui hanno lanciato una campagna caratterizzata da sporchi trucchi e manovre, le quali gli permettono di dire che possono vincere, o nel caso contrario possono affermare che hanno perso perché ci sono stati brogli, intimidazioni e violenze da parte del movimento Bolivariano. Non è corretto affermare che loro hanno accettato i “ruoli democratici del gioco”. Essi stanno difendendo i loro privilegi e il loro potere, e non esiteranno ad usare tecniche terroristiche e violente combinate a metodi democratici (come abbiamo visto con il colpo di stato dell’11 aprile, il sabotaggio dell’industria petrolifera, le provocazioni di febbraio conosciute come guarimba, l’incursione di paramilitari colombiani, l’assassinio di contadini e leader sindacali, etc.).
La via per sconfiggere l’oligarchia e l’imperialismo una volta per tutte non è quella di fare concessioni o intraprendere negoziati. In troppi casi sono state fatte concessioni o sono stati raggiunti degli accordi con esponenti dell’opposizione, nella vana speranza che ci sia un settore democratico dell’oligarchia pronto ad accettare i “ruoli democratici del gioco”. Più volte l’oligarchia ha dimostrato che il loro unico interesse è quello di affondare una volta per tutte la rivoluzione. Le concessioni fatte dopo il golpe dell’11 aprile (rientro nella PDVSA dei dirigenti che hanno sostenuto il golpe, apertura di negoziati con l’opposizione, impunità per i cospiratori golpisti) sono state utilizzate dall’opposizione per preparare il sabotaggio della compagnia petrolifera nazionale. Le concessioni che hanno portato alla raccolta di firme per il referendum revocatorio del Presidente Chavez (raccolta effettuata da quelli che dovevano essere in galera per pagare i loro crimini) sono state utilizzate per organizzare la guarimba e per portare sul territorio venezuelano paramilitari colombiani. Quante prove sono ancora necessarie?
L’unico modo per sconfiggere l’oligarchia una volta per sempre consiste nel passare all’offensiva e prendere il controllo delle leve del potere che sono ancora in mano loro e sono usate per sabotare la volontà rivoluzionaria della maggioranza della popolazione. Questo significa la nazionalizzazione delle banche e dei monopoli sotto controllo operaio, e la distruzione dello stato borghese e la sua sostituzione con uno stato dei lavoratori.
Perciò, il compito dei Comandi Maisanta, degli UBE e dei PE non può limitarsi al terreno elettorale, ma essi devono diventare elementi della nuova società all’interno della vecchia, quindi organismi di contropotere. Soprattutto queste strutture di lotta non possono essere abbandonate dopo il 15 agosto. Prima, durante e dopo la battaglia di Santa Ines esse devono diventare organi del potere operaio, ponendosi alla guida della rivoluzione, ed in ultima analisi controllare lo stato e l’economia.
24 giugno 2004