Il 21 maggio, durante una manifestazione alla presenza dei lavoratori dell’industria di base dello stato di Guayana, il presidente Chavez ha annunciato la nazionalizzazione delle imprese siderurgiche e della lavorazione del ferro (briquetero) Orinoco Iron, Venezolana de Prerreducidos del Caroní (Venprecar), Materiales Siderúrgicos (Matesi), Complejo Siderúrgico de Guayana (Comsigua), nonché di Tubos de Acero de Venezuela (Tavsa) e Cerámicas Carabobo.
Il seminario sulla trasformazione socialista
All’incontro, denominato “Seminario di Trasformazione Socialista”, realizzato presso le installazioni di Cvg Ferrominera a Puerto Ordaz, nello stato Bolivar, hanno partecipato circa 400 lavoratori, 200 del settore alluminio ed altrettanti impiegati in quelli di ferro ed acciaio.
Nel suo discorso conclusivo il presidente, scatenando l’entusiasmo dei presenti, ha fatto importanti annunci tra cui la sottoscrizione del contratto collettivo alla Cvg Ferrominera, così come la riduzione dal 10 al 20% dei salari dei dirigenti. “Bene, congratulazioni perché questo è un successo di tutti ma specialmente vostro, del sindacato e di tutti i lavoratori” ha affermato Chavez.
Il presidente ha anche parlato della necessità di continuare a migliorare la formazione politica di lavoratrici e lavoratori, augurandosi che d’ora in poi “ogni fabbrica (sia), come disse il Che, una scuola di formazione e produzione non solo di derivati del carbone, laminati, acciaio ed alluminio ma soprattutto di donne e uomini nuovi, di una società nuova, la società socialista”.
Chavez ha sostenuto che “l’unica possibilità che il Venezuela ha di diventare una grande potenza consiste nella costruzione del socialismo venezuelano! Non c’è altra strada che non sia il socialismo bolivariano, in cui la classe operaia deve giocare un ruolo fondamentale! Preponderante! Che cominci una volta per tutte il processo di nazionalizzazione che ci permetterà di creare questo complesso industriale!” Queste proposte sono state accolte con entusiasmo al grido di “Così! Così! Così si governa!” mentre i volti di operai e dirigenti sindacali dimostravano sorpresa, come quelli di alcuni ministri, e giubilo.
L’entusiasmo è aumentato quando il presidente ha fatto anche un annuncio fondamentale: la necessità del controllo operaio nelle imprese coinvolte nel piano e, più in generale, in tutto il settore industriale. “Il piano, è un piano generale. E noi vogliamo che siate voi ad organizzarlo, chiaro! (...) In queste aziende dobbiamo migliorare tutto: produttività, efficacia, trasparenza. Come voi sostenete con tutte le ragioni, non può essere che chi lavora in un’impresa non ne conosca chiaramente l’andamento. Quali progetti? Quale amministrazione? Come si spendono le risorse? Da chi e a che prezzi si acquistano le materie prime? A chi e a che condizioni si vende ciò che si produce? Tutto questo... tutto il processo produttivo...e la commercializzazione... devono essere controllati dagli operai! Sono d’accordo! E così dev’essere!”
In concreto la proposta elaborata da Chavez nel corso del meeting prevede la partecipazione di tutti i lavoratori all’elezione dei consigli di amministrazione e degli altri posti di direzione delle aziende. “Sono disposto a collaborare, purché voi siate i veri protagonisti, nello scegliere ed eleggere gli organismi direttivi delle imprese” ha dichiarato. Poco prima, mentre il presidente pronunciava questo discorso di chiusura, i lavoratori presenti avevano denunciato che in molte imprese, come alla Sidor recentemente nazionalizzata, alcuni dirigenti controrivoluzionari sono ancora ai loro posti e lavorano per sabotare ogni aspetto funzionale di queste imprese e portare al fallimento le esperienze in atto di nazionalizzazione e cogestione, come accaduto alla Cvg Alcasa, specialmente dopo l’uscita di scena di Carlos Lanz, alla Invepal o alla Inveval, dove si sta attualmente cercando di ostacolare l’ottima esperienza vissuta dai compagni lì impegnati.
Inoltre il presidente Chavez ha sollecitato i lavoratori ad organizzare vere e proprie milizie operaie: “In ogni impresa ci deve essere un battaglione operaio... armato di fucili... nel caso che qualcuno creda che non facciamo sul serio.”
Sostenibilità e redditività delle imprese socialiste
Nel suo discorso il presidente ha parlato anche della sostenibilità delle industrie di base rilevando come gli stessi operai, durante i vari gruppi di lavoro, avessero sottolineato come il paese manchi di un completo e sviluppato ciclo industriale in grado di convertire le materie prime in prodotti finiti, inclusi ferro, alluminio, derivati del petrolio, ecc...
“Da anni mi sono semplicemente reso conto del fatto che nessuna impresa di base, che tratti ferro, acciaio, bauxite, allumino o prodotti petrolchimici può o potrà essere sostenibile, né a medio né a lungo periodo, a meno che non sia inserita al centro di una rete di imprese a proprietà sociale in tutto il ciclo di trasformazione delle materie prime, a maggior ragione se inserite in un contesto socialista” ha enfatizzato Chavez.
Chavez ha insistito sul fatto che la redditività delle imprese non può essere intesa in termini capitalistici, che in un sistema socialista la produttività di un’impresa non può essere misurata solo in termini di introiti e grandi dividendi, ecc... “I capitalisti hanno i propri metodi per misurare la redditività aziendale. Ecco perché io parlo di redditività tra virgolette. Licenziano migliaia di lavoratori, li sfruttano, non pagano contributi, negano diritti, terziarizzano il lavoro... In tutti i modi ottengono, come accadeva ed è accaduto anche qui in tutti questi anni, che i governi, agli ordini dello stato borghese, della borghesia e dell’imperialismo, forniscano loro energia a condizioni favorevoli, cedano a prezzi scontati ferro e materie prime, mentre essi vendono a caro prezzo, con il massimo profitto possibile, prodotti finiti e sottoprodotti. Certo che in questo modo qualunque impresa è redditizia!”.
Tocca alla classe operaia passare dalle parole ai fatti
Come chiaramente evidenziato da questo discorso presidenziale, costruzione e pianificazione di questo processo richiedono la partecipazione cosciente della classe lavoratrice. Le parole ascoltate rappresentano un passo avanti da completare però con azioni concrete da parte di lavoratrici e lavoratori. Abbiamo visto più e più volte come il presidente abbia indicato linee di comportamento e dato ordini diretti ai propri ministri e come questi li abbiano ignorati o occultati. Passare dalle parole ai fatti è compito quindi non solo del proletariato industriale di Guayana, dei suoi battaglioni nell’industria pesante come i lavoratori di ferro ed acciaio, ma di tutta la classe operaia venezuelana.
Come lavoratrici e lavoratori dobbiamo fare un ulteriore passo avanti e passare ad azioni concrete come l’elezione, con possibilità di revoca, dei posti di responsabilità nell’industria di base. Dobbiamo organizzare comitati di delegati eletti e revocabili per il controllo amministrativo e contabile delle imprese, avere il controllo dei libri contabili per evitare che si continui a dissipare, con le inutili spese della burocrazia, il plusvalore da noi stessi prodotto. L’esperienza portata avanti dai compagni di Alcasa con i loro gruppi di lavoro è al momento preziosissima. Dobbiamo avere un management collettivo e controllabile in ogni divisione e reparto, controllare ogni aspetto del processo produttivo incluso quello commerciale e sviluppare un forte controllo operaio.
L’integrazione di tutto il processo produttivo dei settori di ferro ed alluminio sotto il controllo dei lavoratori deve essere solo il primo passo verso la pianificazione democratica dell’economia nel suo complesso. In primo luogo bisogna nazionalizzare tutte le imprese in lotta o occupate come Vivex, Franelas Gotcha, Inaf, Transportes Mds, ecc...Perché nazionalizzare Cerámicas Carabobo e non tutte queste altre imprese? A ciò deve seguire la nazionalizzazione del sistema bancario e dei principali gruppi economici nazionali e multinazionali per poter mettere tutte queste immense risorse, al servizio dello sviluppo nazionale dell’economia venezuelana e a beneficio della maggioranza della popolazione.
Il presidente Chavez lo ha detto chiaramente: “Insieme a voi mi gioco tutto”. La classe operaia deve rispondere con fermezza. Non solo in Guayana ma in tutto il paese.