Le ragioni del successo della Linke
Su quasi tutti i giornali italiani le elezioni parlamentari tedesche del 27 settembre sono state descritte come una vittoria della cancelliera Angela Merkel. Strana vittoria quella di un partito, la Cdu/Csu, che col 33,8%, e un calo del 1,4%, ottiene il peggior risultato degli ultimi 60 anni. La vittoria deriverebbe dal fatto che, sulla base del cospicuo avanzamento dei liberali (Fdp), la coalizione borghese “classica” (Cdu/Csu-Fdp), nonostante il voto per essa si attesti sul 48,4%, ottiene una solida maggioranza in parlamento e può tornare al governo dopo 11 anni.
Le elezioni di domenica scorsa hanno rivelato grandi sommovimenti all’interno dell’elettorato tedesco. La netta sconfitta della Spd ha il suo contraltare nell’affermazione di Die Linke alla sua sinistra, mentre la vittoria dei partiti di destra crea le condizioni per un’offensiva a tutto campo dei capitalisti tedeschi contro la classe operaia, la più grande d’Europa. Si preparano tempi molto interessanti.
Gli scioperi nel settore pubblico per l’aumento dei salari e l’ascesa del nuovo Partito della Sinistra (Die Linke) nella parte occidentale del Paese hanno dominato lo scenario politico della Germania nelle ultime settimane.
Aumenta la polarizzazione nel cuore dell’Europa
Negli ultimi tre mesi i mass-media italiani ci hanno prospettato a ripetizione una inevitabile svolta a destra in Germania con l’inevitabile vittoria, più o meno trionfale, della candidata premier Angela Merkel e della sua coalizione borghese di democristiani (CDU-CSU) e liberali (FDP) alle elezioni politiche del 18/9.
Ma il risultato uscito dalle urne rivela che queste “previsioni” corrispondevano più ai sogni della borghesia tedesca (e non solo) che alla realtà dei rapporti di forza nella società.
“Klassenkampf am Montag”, lotta di classe al lunedì. Così il settimanale Der Spiegel ha descritto le manifestazioni che quest’estate, ogni lunedì, si sono organizzate contro le politiche governative di sacrifici e controriforma sociale, il famigerato pacchetto Hartz IV, in centinaia di città in tutta la Germania. Il nome del pacchetto di “riforme” viene dal presidente dell’apposita commissione governativa, Peter Hartz, che, guarda caso, è anche il direttore delle risorse umane della Volkswagen.