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Durante questo mese di agosto ci sono arrivate un paio di corrispondenze inviateci da nostri sostenitori che ci paiono piuttosto utili per comprendere la natura di massa e radicale della mobilitazione in Valsusa. Le proponiamo ai nostri lettori.

Innanzitutto partiamo da un presupposto. Lunedi’ mattina, 27 giugno, un presidio di abitanti della valle è stato sgomberato con un’azione che definire di guerra non ci pare esagerato (clicca qui per un video  a modo di esempio ma si potrebbero postare decine di filmati).


I media non se ne sono voluti accorgere, le televisioni  non hanno filmato nulla e così il resto d’Italia quasi non sa che "la Valle c’è", come recitava il manifesto di convocazione e lo striscione di apertura del corteo No Tav che è sfilato il 9 ottobre scorso, in un’uggiosa giornata di inizio autunno, macinando i sei chilometri che dividono Vaie da Sant’Ambrogio con la consueta allegria e partecipazione.

Non capita spesso, ultimamente, di vivere una bella giornata, una giornata piena di impegno militante, di solidarietà, di condivisione,  di ironia, di soddisfazione... Ma sabato 23 gennaio il movimento NO TAV ci ha regalato tutto questo, e le immagini che ci ha consegnato serviranno nei momenti di scoramento e di difficoltà per ritrovare forza, determinazione, allegria.

Val di Susa

  Non è servito militarizzare il territorio per fermare un popolo in lotta. Non sono serviti lo sgombero violento di due giorni fa, le menzogne dei media, gli allarmi costruiti ad arte dal governo. Oggi otto dicembre migliaia di persone sono scese nuovamente nelle strade della Valsusa e si sono riprese ciò che gli era stato tolto con la forza. Il campo di Venaus è stato riconquistato con un’autentica azione di massa. Le forze dello Stato sono state costrette a guardare. Quanto segue è la cronaca di una giornata memorabile, comunque finisca la lotta contro la TAV.

 

La lotta in Valsusa

La lotta della Valsusa è piombata al centro del dibattito politico nazionale. La polizia ha spezzato il presidio della popolazione della valle per mezzo di una repressione brutale nei confronti di donne, giovani e vecchi. L’arroganza del potere arriva al punto di affermare, come fa il ministro dell’Interno Pisanu, che “non c’è stata nessuna carica”. Ma la mobilitazione dei lavoratori e della popolazione della Valsusa non si ferma: in una lotta da cui dipende il loro futuro, hanno compreso a caro prezzo il carattere repressivo dello Stato borghese, a difesa del profitto e, nonostante ciò, sono determinati ad andare fino in fondo.

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