Nell’ultimo mese, dopo l’ascesa di Matteo Renzi, si è discusso della nuova legge elettorale: l’Italicum. Tanti i temi in questione: premio di maggioranza, sbarramento, liste bloccate, ingovernabilità, quote rosa. Proprio su quest’ultimo tema si è rispolverato e riacceso il dibattito sulla parità di genere. L’emendamento alla riforma elettorale sulla parità di genere e l’alternanza dentro alle miniliste bloccate è stato respinto con 335 no e 227 sì, così come il secondo emendamento che riguardava la parità “50 e 50” per i capilista e pure il terzo, che prevedeva un rapporto donne-uomini di 40 a 60, sempre sui capilista. La presidente della Camera Laura Boldrini solo qualche giorno prima portava avanti la crociata dichiarando: “Abbiamo due articoli della Costituzione, il 3 (sull’uguaglianza) e il 51 (sulla promozione delle pari opportunità), che ci spingono in questa direzione” per poi commentare, dopo la bocciatura degli emendamenti alla Camera: “è stata persa una grande opportunità”. Matteo Renzi ci rassicura però che nelle liste democratiche l’alternanza verrà comunque garantita e abbiamo anche visto la lista dei nuovi ministri che rispetta la parità di genere. Il voto era segreto, ma è evidente che su questo tema il Pd si è spaccato. Ciononostante anche il Pdl garantisce la presenza femminile e ormai abbiamo capito su quali basi.