Pubblichiamo la traduzione di un interessante articolo-intervista di Susan Witt-Stahl , pubblicato sul Junge Welt, a proposito del ruolo dei minatori nell’esercito delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.
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I minatori nell’esercito delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk: perchè la “Divisione Schakhtyorskaya” combatte contro la giunta di Kiev
Nel Donbass i battaglioni dei minatori sono una tradizione. La 383 Divisione di Fanteria, fondata nel 1941, formata da minatori volontari e coinvolta nella difesa di Donetsk, nelle battaglie in Crimea e più tardi nella battaglia di Berlino, gode di una grande reputazione. I vertici dell’Armata Rossa li lodarono per il loro coraggio e la loro tenacia generosi. Oggi i minatori, dalla parte degli insorti di Donetsk e Lugansk, cercano di mantenersi fedeli alle proprie tradizioni.
Alla fine di maggio circa 1000 membri del sindacato dei minatori hanno marciato per le strade di Donetsk rivendicando il ritiro delle truppe di Kiev e l’indipendenza del Donbass. Molti di loro si sono uniti ai soldati di Donetsk e Lugansk in estate e ormai fanno parte praticamente di tutte le divisioni dell’esercito.
“Ho imparato a non avere paura” ha detto il mitragliere Vladimir (45), da Donetsk, che si è spaccato la schiena per 25 anni sotto terra e ora fa parte del Battaglione Oplot (fortezza). “Lavorare nelle miniere è estremamente pericoloso. Le esplosioni sono frequenti” ha detto quando gli è stato chiesto come si sentisse a rischiare la vita al fronte. La ragione principale per cui si è unito all’esercito è difendere la regione dall’aggressione da parte dell’Occidente. “è una guerra nazionalista e fascista,iniziata da uomini molto ricchi”.
Alcune divisioni sono formate quasi completamente da minatori, ad esempio il Battaglione Kalmius, che prende il nome dal fiume e che è responsabile di missioni speciali, come le ricognizioni in territorio nemico, e della manutenzione dell’artiglieria. Al momento questo battaglione è coinvolto nella difesa del aeroporto di Donetsk, conteso da Settore Destro e dai mercenari stranieri e ha partecipato anche alle battaglie sulle alture vicino a Snizhne, sul confine con la Russia, dove l’esercito ucraino ha distrutto il monumento di Saur-Mogila, che era stato costruito in memoria della resistenza contro il fascismo.
La rabbia per i crimini dei fascisti ucraini ha spinto molti minatori a mettere da parte martello e piccone per imbracciare le armi. “Per loro non c’è differenza tra civili e soldati” dice Vlad, e ci racconta di un’ intera famiglia che ha trovato morta dentro ad una macchina, uccisa probabilmente durante un saccheggio da parte dei corpi volontari ucraini. Il 29enne Oleg, di Shakthyyorsk, dichiara che la ragione per cui ha preso attivamente parte alla guerra civile è il Massacro della Casa dei sindacati di Odessa del 2 maggio. Come molti dei suoi compagni vuole proteggere la propria famiglia dal disastro economico. “Chiudono sempre più miniere, molti di noi sono stati licenziati”.
La campagna militare ucraina in Donbass ha colpito con particolare durezza i minatori. Tre miniere sono state distrutte dai missili, le altre sono state costrette a chiudere almeno temporaneamente. Durante i continui bombardamenti la rete elettrica è sempre a rischio di collasso e questo potrebbe di fatto seppellire vivi i lavoratori, spiega Stanislav Retinskiy.
La Repubblica Popolare ha promulgato una legge che garantisce il posto di lavoro ai minatori dopo la vittoria della guerra. Ma questa vittoria è ancora molto lontana. I nuovi governatori di Kiev criminalizzano i minatori ribelli e li tacciano di terrorismo.
“Non siamo nè separatisti nè terroristi. Siamo semplici lavoratori” hanno spiegato i minatori il 18 giugno, davanti al monumento di Lenin a Donetsk “vogliamo la pace nel nostro Paese e vogliamo essere ascoltati. Kiev manda mercenari, assassini, carriarmati e ci combtte. Vogliamo una tregua immediata!”. Nel momento in cui la tregua, come previsto, è fallita hanno esclamato: “è un diritto dei minatori prendere il proprio futuro nelle proprie mani”. Poco dopo è stata formata la “Divisione Schakhtyorskaya”, fatta da più di mille minatori.
“Non è accettabile il divario che esiste tra poveri e ricchi”
I minatori nel Donbass lottano per un “rapporto di buon vicinato” con la Russia e contro il dominio dell’oligarchia. Una conversazione con Pavel Shakun
Perchè avete formato una divisione di minatori?
Mio padre era nell’Armata Rossa. Mio zio ha combattuto nella Divisione di Fanteria dei minatori (istituita nel 1941) ed è morto l’8 settembre 1943, il giorno in cui Stalino, come si chiamava allora Donetsk, fu liberata dal fascismo. Questa divisione aveva la reputazione di essere estremamente tenace. I nemici avevano una sola regola: mai provare a fare prigioniero un minatore. Avrebbero resistito fino alla fine.
...vuol dire che quando venivano feriti venivano poi uccisi?
Sì.
Come avete organizzato la formazione della “Divisione Schakhtyorskaya” e chi ha addestrato i combattenti?
Dopo la manifestazione per la pace del 18 giugno si sono uniti i primi 200 minatori. Sono stati addestrati da ex ufficiali dell’Armata Rossa che sono ora cittadini di Donetsk, Schakhtyorsk e altre città vicine.
Cosa ha spinto i minatori a diventare volontari?
Sono interessati a rapporti di buon vicinato con la Russia, alla situazione economica e alla resistenza contro il fascismo e contro il dominio dell’oligarchia. La gente non accetta il divario che c’è tra ricchi e poveri e vuole costruire una società socialista. Questo vale non solo per la “Divisione Schakhtyorskaya” ma per l’intero esercito di Novorossia.
Da dove arrivano le armi e gli equipaggiamenti?
Quando l’esercito ucraino è stato costretto a lasciare la regione, alcuni soldati hanno cambiato schieramento, altri hanno abbandonato senza combattere i depositi di armamenti. Inoltre le nostre milizie sono state capaci di conquistare molte armi durante le battaglie.
Come si finanzia la divisione?
Donazioni dei cittadini di Donetsk.
I soldati hanno una paga?
No. Diamo loro da mangiare. A volte ricevono sigarette e altre cose da gruppi locali.
Dove combatte la divisione?
Nelle zone Sud e Ovest di Donetsk e nella zona dell’aeroporto.
Qual è l’età media dei combattenti?
Recentemente una nonna si è presentata con il nipote di 17 anni che voleva arruolarsi, ma non gli abbiamo permesso di combattere al fronte. Gli uomini hanno tra i 40 e i 60 anni, molti di loro sono ex soldati esperti dell’Armata Rossa.
Ci sono combattenti internazionali nella vostra divisione?
Sì. Pochi giorni fa ho notato che a guidare la mia macchina era un Pashtun afghano.
Ci sono dei russi con voi...?
Siamo tutti russi (ride). Sì, ad esempio di recente mi ha chiamato da San Pietroburgo un uomo che voleva unirsi alla mia divisione.
Quanti combattenti sono rimasti uccisi fino ad ora?
Non posso dare un numero preciso, è un segreto.
Che esperienze avete avuto nella battaglia contro i battaglioni fascisti e i mercenari stranieri e in cosa questi sono diversi dall’esercito regolare ucraino.
Dalla parte degli ucraini stanno combattendo parecchi soldati stranieri. I nostri esperti militari dicono che i polacchi sono i migliori. Nell’esercito regolare ci sono più ragazzi giovani. I membri dei battaglioni volontari forse sono più esperti, ma alla fine non ci sono grandi differenze. Quando sono andato a trovare in ospedale un mio amico, che fa parte del nostro esercito e che fino ad ora ha ucciso diversi nemici, mi ha detto: “Voglio più sangue; ho bisogno dell’odore del sangue”. Non importa se sei del Battaglione Azov, se sei un mercenario o un soldato, se sei per l’Ucraina o per la Repubblica Popolare di Donetsk. Chi ha sentito l’odore del sangue lo cerca ancora e ancora. Cambia la coscienza delle persone. Il mio amico è un uomo di scienza, ma dal momento in cui ha visto il sangue vuole uccidere ancora.
Si sente dire di continuo che le milizie della Repubblica Popolare di Donetsk non fanno prigionieri fascisti, ma li uccidono direttamente...
Azov o Esercito ucraino, noi facciamo quanti più prigionieri possibile per usarli poi negli scambi di prigionieri, persino uno di quelli che ha bruciato le persone durante il massacro di Odessa. Questa gente è istigata dalla propaganda. Noi diamo loro la possibilità di capire che questa non è la loro guerra. Anche molte delle madri dei soldati stanno protestando contro questa guerra. Magari questo un giorno aprirà gli occhi al popolo ucraino.