Pubblichiamo alcune corrispondenze sugli scioperi che hanno preceduto la manifestazione del 25 ottobre.
Bologna – Il 16 ottobre lo sciopero regionale dell’Emilia Romagna ha riempito Piazza Maggiore come non si vedeva dal 2010. 40-50mila lavoratori si sono concentrati in due cortei che hanno svariato per le vie della città bloccando il traffico lungo i viali della circonvallazione. Consideriamo che non scioperavano tutte le categorie soggette alla legge 146 – sanità, bancari, le poste, ecc.
Gli attivi della Fiom che hanno preparato lo sciopero e la manifestazione, per quello che ho visto nella mia zona, trasudavano quel pessimismo figlio della teoria che ora i lavoratori non vogliono più lottare. È la voce di molti delegati che sono stati in parte “contagiati” dal pessimismo della burocrazia e scottati da iniziative malamente organizzate in passato.
Questa volta però molte fabbriche hanno fatto presidi o picchetti ai cancelli prima di partire con i pullman per la manifestazione. Lo stato d’animo di chi tornava ai pullman a fine comizio era fiducioso, e lo sciopero generale è ormai dato per certo.
Da ricordare questo cartello: “1865: Lincoln abroga la schiavitù in America. 2014 Renzi introduce la schiavitù in Italia”.
Diffuse 145 copie di FalceMartello
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Reggio Emilia – All’attivo convocato il 6 ottobre con oltre 500 delegati, per la prima volta da tempo si è respirato un clima di non rassegnazione, tanto che gli interventi più apprezzati dalla platea sono stati i nostri. Diffusi 40 Radio fabbrica e 12 FalceMartello. Nei giorni seguenti ci sono stati molti scioperi di una o due ore in diverse realtà lavorative, in particolare nel settore metalmeccanico. Di particolare rilievo lo sciopero congiunto di Immergas, Terex e Bergo, che ha riunito diverse centinaia di lavoratori nel piazzale antistante l’Immergas, bloccando di fatto la statale. Il 9 ottobre i delegati della ceramiche della zona di Rubiera, Serenissima e Majorca, hanno organizzato, contro il parere della loro categoria Filctem, uno sciopero spontaneo con manifestazione, coinvolgendo anche i lavoratori di altri settori come i metalmeccanici della Terim e i lavoratori dell’imballaggio della Tetrapak. Alla manifestazione hanno partecipato oltre 400 lavoratori che hanno bloccato la via Emilia per due ore.
Per lo sciopero regionale del 16 ottobre da Reggio Emilia e provincia sono partiti 54 pullman, un numero inaspettato dallo stesso apparato sindacale.
Il 21 ottobre abbiamo organizzato un’assemblea pubblica in preparazione del 25 ottobre con la partecipazione di Mario Iavazzi. All’assemblea hanno partecipato più di 40 persone con presenze anche inattese. Molto importante la presenza di due lavoratori in produzione della Spal e di un educatore in una cooperativa sociale che attualmente è protagonista di una vertenza importante nel settore.
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“Osmannoro, zona rossa d’Italia”
Firenze – Riportiamo stralci del comunicato stampa delle Rsu Gkn e Cso sulla manifestazione convocata il 16 ottobre nella zona industriale dell’Osmannoro, che ha visto un massiccio schieramento di polizia bloccare l’intera zona.
“… come Rsu e come lavoratori, abbiamo deciso di dare vita a “Occupy Osmannoro” con l’intento di sfilare in un corteo informativo di protesta in una delle zone industriali della piana a più alto sfruttamento cercando di coinvolgere i lavoratori di quelle aziende con un fitto volantinaggio da effettuarsi tra le fabbriche e gli automobilisti, il nostro intento non era certo bloccare la citta, come poi è avvenuto attraverso un imponente servizio d’ordine messo in campo da chi gestisce l’ordine pubblico degno del più faraonico G8 o riunione di capi di Stato, isolandoci dal resto della cittadinanza e complicando la vita a chi doveva venire con noi o tornare a casa dal lavoro.
Tutto questo, appunto, ha impedito praticamente a semplici lavoratori, come noi, di uscire dalle loro fabbriche e luoghi di lavoro e portare quella esperienza tradotta su carta per mezzo di volantini per cercare di contrastare quegli innumerevoli talk-show dove a parlare di lavoro ci sono personaggi che il lavoro vero non hanno mai visto.
(…) Secondo noi non è più il momento delle chiacchiere e delle promesse, non è più il momento dei falsi incontri o delle lotte minacciate e poi non fatte… in questo momento c’è bisogno di costruire una risposta che sia all’altezza dell’ attacco che ci viene rivolto, di scegliere se si sta con i lavoratori oppure no!! e quindi di far crescere questo tipo di iniziative fino allo sciopero generale che fermi l’intero paese…”.
Sull’onda delle polemiche per il blocco, un lavoratore ha scritto una lettera poi pubblicata anche dal quotidiano La Nazione:
“La manifestazione è stata indetta e organizzata in modo completamente autonomo dai lavoratori di queste due realtà, dal momento che lo strumento che la Fiom ha sul territorio aveva ritenuto di lasciare completa libertà d’azione alle due Rsu. Così è stato e i nostri compagni si sono dilettati a lungo in Questura per i relativi permessi.
Ovviamente qualche mala lingua ha tentato di insinuare che la Fiom si sia voluta sganciare perché nelle due fabbriche, al congresso, era risultata minoritaria la linea Landini-Camusso, ma va da sé che nessuno ci ha creduto dal momento che la Fiom è un sindacato democratico, con una storia secolare di difesa dei lavoratori, figuriamoci se si mette a fare distinzioni tra iscritti che si sono confrontati apertamente al congresso.
(…) Alle 13 un compagno mi avverte che già la mattina alle 7 i vigili urbani stavano allestendo le transenne per la chiusura del traffico proprio nella zona della manifestazione. (…) Strada facendo trovo a ogni incrocio una pattuglia di vigili, transenne alla mano che cominciano a chiudere le traverse, a ogni slargo uno o due furgoni della polizia di Stato con una decina di uomini ognuno. Ne avrò incontrati 20. ‘Chissà chi cazzo è venuto a Firenze a rompere le palle’ penso.
Arrivo all’Ikea e vedo un piccolo gruppo di operai e un grande gruppo di poliziotti.
Ormai è chiaro, sono qui per noi. Quale onore!
Possibile che un così piccolo gruppo di operai incuta un così grande terrore in lorsignori ?Sì.
Il corteo si forma, in testa le due fabbriche organizzatrici coi loro striscioni, dietro un paio di altre realtà della zona, Ferragamo in particolare, qualche studente, un po’ di movimento per la casa e in coda un gruppetto di pericolosi estremisti.
Talmente pericolosi, che prima di aprire le loro bandiere si sono premuniti di chiederci se davano fastidio.
Ora, noi siamo gente semplice, e non ci da noia nessuno, se condivide gli obiettivi e si muove nella tradizione operaia. Però siamo operai, può essere che ci sbagliamo e non abbiamo neppure telefonato per sapere se eravamo in linea.
Eravamo nel pieno del regno dello sfruttamento, tra grandi magazzini che lavorano solo con precari, aziende di logistica che lavorano solo con migranti ipersfruttati e cooperative fasulle in odore di mafia e capannoni di cinesi illegali schiavizzati.
Ma di tutto questo non c’era traccia. (…). La zona Rossa d’Italia, per alcune ore. E tutto grazie a lorsignori.
Non solo, ma tutta la zona della città risultava bloccata, verso il centro, verso Campi, verso Prato, verso Sesto e Calenzano, immobile, decine di chilometri di coda. E tutto grazie a lorsignori.
Perché vedete cari lorsignori, potete bloccare l’Osmannoro, ma non riuscirete a bloccare il mondo. E i proletari, lo sanno anche i sassi, non hanno nazione.”