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L'editoriale del nuovo numero di Rivoluzioneriv2 small

Mezzo milione di lavoratori e studenti in piazza, scuole di ogni ordine e grado chiuse. Un vero e proprio schiaffo a Renzi, questo è quello a cui abbiamo assistito lo scorso 5 maggio. La mobilitazione di massa iniziata questo autunno contro il Jobs act riparte di nuovo, in una primavera che si preannuncia calda.

2015-05-01T151425Z_1998587250_GF10000080066_RTRMADP_3_ITALY-EXPO-192-U43040405740604LzD-U43080412068870kEG-1224x916Corriere-Web-Milano-593x443.jpgVa detto, il copione della giornata di ieri a Milano è stato, nella sua gravità, un po' noioso. Da giorni le prime pagine titolavano sulla calata degli unni su Milano, sugli arsenali scoperti in macchine o centri sociali grazie alle sagaci indagini delle forze dell'ordine, sul terrore che doveva accompagnare ogni milanese. Una retorica che neanche arrivasse l'Isis, per "arsenali" che chiunque può trovare nel Brico Center sotto casa (o da Leroy Merlin, per non fare favoritismi) scovati da provetti investigatori che sono andati a trovarli dai soliti sospetti. E alla fine, il gruppetto dei boy scout della molotov che giravano allegri in un quartiere lasciato a disposizione. Fatto quel che si doveva fare, l'avanzata in massa della polizia, qualche arresto, e tutti a casa.

La pazienza dei lavoratori di Parma e delle loro famiglie è davvero finita. La giunta grillina, nei mesi scorsi, ha prima annunciato il taglio del servizio disabili nelle scuole, solo temporaneamente rinviato a seguito delle dure proteste delle famiglie e degli educatori, e poi ha deciso un nuovo e vergognoso taglio ai servizi educativi. Per risparmiare 600mila euro, pari all’1,7 per cento della spesa del comune di Parma, il sindaco Pizzarotti ha annunciato chiusure e privatizzazioni di asili nido e scuole materne.

Con 50mila persone in piazza, il corteo della Fiom del 28 marzo ha confermato le potenzialità del progetto della Coalizione sociale lanciata da Landini. Questo risultato è importante, è necessario che partendo da qui si dia la necessaria strutturazione e chiarezza politica. La domanda che si pone chi era in quella piazza è semplice: come andare avanti?

• 1,3 miliardi (inizialmente 1,6) di euro investiti da Expo Spa, azienda compartecipata di enti pubblici, che organizza l’evento;

• 900 milioni che comuni, province e regioni investiranno in infrastrutture (autostrade, strade e metropolitane);
• -7,4 milioni il passivo dei conti economici di Expo Spa nel 2013, nel 2014 la perdita sarà maggiore, come già dichiarato dal direttore generale Sala;
• 12,3 milioni il costo del personale di Expo Spa: 86 impiegati il resto sono dirigenti, quadri e collaboratori;
• 160 milioni di euro i debiti insoluti di Arexpo Spa, azienda sempre compartecipata da enti pubblici, acquisitrice delle aree per i padiglioni;
• 18.500 i lavoratori a gratis per Expo: “i volontari” come da accordo firmato tra Expo Spa e sindacati;
• 800 i lavoratori che Expo Spa assumerà: 340 con contratto di apprendistato, 300 con contratto a tempo determinato, 195 come stagisti;
• 516 euro lorde il rimborso spese (ridicolo) per i 195 stagisti;
• 0 (zero) euro sarà la disoccupazione (Aspi) che spetterà a stagisti ed apprendisti al termine di Expo.

Numeri alla mano è facile capire chi si arricchirà con Expo 2015!

No expo 2La lunga attesa è dunque finita. Dopo tre anni di cantieri, “forse non tutto sarà finito per l’inaugurazione, ma sarà pronto e visitabile tutto il bello di Expo”, il sindaco di Milano Pisapia, conclude con questa frase la sua visita ai cantieri di Expo del giorno di Pasquetta, con il commissario unico di Expo Giuseppe Sala a fare da guida. Quest’ultimo, orgogliosamente, fa notare che i lavori non si sono fermati neanche per le festività pasquali e che in questo rush finale tutto precede a ritmi molto positivi.

RivoluzioneN1 smallL'editoriale del primo numero di Rivoluzione

Il governo sparge ottimismo a piene mani: la ripresa è arrivata e se continueremo con le riforme finalmente usciremo dalla crisi. Le cifre smentiscono tanto ottimismo: la produzione industriale cresce di qualche decimo di punto e per il Pil si prevede, dopo tre anni di crisi, una crescita dello 0,7 per cento nel 2015.

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