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22  maggio 1978: le lotte delle donne e dei movimenti degli anni ’60 e ’70 portano a casa diverse conquiste, tra cui la legge 194, che riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Due i capisaldi di questa legge: la possibilità di ricorrere alla Ivg in strutture pubbliche e il ruolo dei consultori come strumento che doveva accompagnare la donna in un percorso complessivo di consapevolezza.

I dati sull’occupazione segnalano una diminuzione della disoccupazione femminile dell’1,4%, vi è, almeno in apparenza, un inserimento maggiore delle donne nel mondo del lavoro. Ma è un dato che si accompagna ad aumento del lavoro dequalificato e precario.

Nell’ultimo mese, dopo l’ascesa di Matteo Renzi, si è discusso della nuova legge elettorale: l’Italicum. Tanti i temi in questione: premio di maggioranza, sbarramento, liste bloccate, ingovernabilità, quote rosa. Proprio su quest’ultimo tema si è rispolverato e riacceso il dibattito sulla parità di genere. L’emendamento alla riforma elettorale sulla parità di genere e l’alternanza dentro alle miniliste bloccate è stato respinto con 335 no e 227 sì, così come il secondo emendamento che riguardava la parità “50 e 50” per i capilista e pure il terzo, che prevedeva un rapporto donne-uomini di 40 a 60, sempre sui capilista. La presidente della Camera Laura Boldrini solo qualche giorno prima portava avanti la crociata dichiarando: “Abbiamo due articoli della Costituzione, il 3 (sull’uguaglianza) e il 51 (sulla promozione delle pari opportunità), che ci spingono in questa direzione” per poi commentare, dopo la bocciatura degli emendamenti alla Camera: “è stata persa una grande opportunità”. Matteo Renzi ci rassicura però che nelle liste democratiche l’alternanza verrà comunque garantita e abbiamo anche visto la lista dei nuovi ministri che rispetta la parità di genere. Il voto era segreto, ma è evidente che su questo tema il Pd si è spaccato. Ciononostante anche il Pdl garantisce la presenza femminile e ormai abbiamo capito su quali basi.

 Le idee del femminismo godono tradizionalmente di un ampio consenso nelle università, e oggi la loro popolarità tra gli studenti è in costante aumento. In un momento nel quale anche le idee del marxismo godono di una crescente diffusione nel movimento studentesco, qual è l’atteggiamento dei marxisti verso le differenti forme del pensiero femminista? Quanto sono compatibili queste due scuole di pensiero? Quali sono i punti di disaccordo? E cosa significa definirsi "marxista femminista "?

bangladesh 8marIn occasione dell' 8 marzo, pubblichiamo uno scritto di Camilla Ravera pubblicato sull'Ordine Nuovo, giornale diretto da Gramsci e che ospitò la rubrica La tribuna delle donne. Anche se alcuni aspetti della condizione delle donne nel lavoro e nella famiglia sono molto cambiati rispetto agli anni Venti, non è cambiata la natura profonda del sistema in cui viviamo che nella crisi attuale opprime ancora più violentemente i lavoratori e le lavoratrici.

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