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A un anno dalla rivoluzione, la Tunisia si trova ad affrontare un’ondata di scioperi, rivolte regionali, sit-in e proteste di ogni sorta. Per le centinaia di migliaia di lavoratori e giovani tunisini che avevano coraggiosamente affrontato le pallottole della dittatura per ottenere lavoro e dignità, fondamentalmente non è cambiato nulla.

La cattura e l’uccisione del colonnello Gheddafi sono state descritte dai mass media in tutti i dettagli scabrosi possibili. Con la morte di Gheddafi e la presa di Sirte, il Consiglio nazionale di transizione (CNT) sta parlando di formare un governo di transizione. Il CNT è riconosciuto dalle potenze imperialiste, di cui rappresenta gli interessi. Tuttavia, molti libici guardano con diffidenza giustificata al CNT e ai suoi sostenitori imperialisti.

Tripoli è caduta. Cinque mesi dopo l'inizio dei bombardamenti della Nato e a sei mesi dall'insurrezione di Bengasi, il 20 agosto i ribelli di Bengasi sono entrati nella capitale libica. Gheddafi è fuggito e le truppe a lui fedeli difendono Sirte ed altre fette di territorio libico, anche se ormai la maggior parte del paese è nelle mani del consiglio nazionale di transizione.

La notte del 10 maggio otto raid notturni dell’aviazione Nato hanno tentato di risolvere il “problema” libico con un “colpo fortunato”, bombardando un bunker di Gheddafi a Tripoli. Dieci giorni prima in un analogo raid era rimasto ucciso uno dei figli del Colonnello.

Forniamo un breve profilo storico dello sviluppo del regime di Gheddafi dal nazionalismo borghese arabo dei primi giorni, al periodo del cosiddetto socialismo islamico, fino al recente periodo di apertura agli investimenti esteri, con colossali concessioni alle multinazionali e l’inizio di ampie privatizzazioni.

Natura e obiettivi delle forze in campo


Vent’anni di propaganda, a cominciare dalla prima guerra del Golfo (1991) dovrebbero avere insegnato persino ai più tardi di comprendonio come tradurre quel linguaggio convenzionale fatto di “difesa della democrazia”, “intervento umanitario”, “comunità internazionale” e via di seguito. Tuttavia non dobbiamo nasconderci che gli avvenimenti libici hanno seminato più di una perplessità anche fra coloro che in passato si erano opposti agli interventi in Afghanistan e in Iraq. Forse anche per questo ad oggi non abbiamo visto svilupparsi un vero movimento di massa contro l’intervento imperialista.

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