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L’esperienza argentina

Un’inchiesta sull’Argentina apparsa su Il Manifesto (1 e 10 febbraio) ha posto un problema decisivo: come rispondere ai licenziamenti ed alla chiusura di fabbriche frutto della crisi del capitalismo? Cooperativismo, nazionalizzazione sotto controllo operaio, altre soluzioni intermedie?

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Il testo che segue è la sintesi dell’intervento di Anibal Montoya, redattore della rivista argentina El Militante, tenuto quest’estate a Barcellona alla Conferenza internazionale del Sindicato de Estudiantes. Sul sito www.marxismo.net è possibile consultare un articolo dello stesso Montoya sul bilancio delle elezioni presidenziali.

Il governo Kirchner non risolverà  alcun problema

Le recenti elezioni in Argentina hanno avuto una vasta eco in Italia. Il passaggio al secondo turno di Menem, simbolo dei governi ultraliberisti degli anni novanta e la rocambolesca vittoria di Kirchner, candidato in continuità con il presidente uscente Duhalde, per il ritiro di Menem stesso, necessitano una spiegazione approfondita. Così come merita una spiegazione approfondita la sconfitta della sinistra, che pure era in crescita nelle precedenti elezioni.

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La lotta dei lavoratori della Fiat e la crisi senza apparente soluzione dell’azienda di corso Marconi stanno riaprendo il dibattito nella sinistra e tra i lavoratori sulle nazionalizzazioni e sul controllo operaio. Negli ultimi mesi in Argentina più di cento fabbriche sono state messe sotto il controllo dei lavoratori per rispondere all’ondata di chiusure frutto della crisi economica. Crediamo che analizzare l’esperienza argentina possa essere utile anche per le vicende italiane.


Argentina

La decisione del presidente Duhalde di anticipare le elezioni politiche e parlamentari al marzo del prossimo anno ha provocato un cambiamento rilevante nella situazione politica argentina. La decisione è stata presa dopo il danno d’immagine causato al governo dalla brutale repressione del movimento piquetero alla fine di giugno e nel mezzo di una vera e propria guerra civile all’interno del Partito peronista riguardo alla nomina del candidato ufficiale del partito alle prossime elezioni. Se aggiungiamo a ciò le costanti pressioni del Fmi per applicare nel paese le misure di austerità necessarie per la concessione di ulteriori prestiti, vediamo come la posizione di Duhalde stia diventando sempre più insostenibile.

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Dopo sei mesi dall’Argentinazo, l’insurrezione che ha scacciato De La Rua, la condizione delle masse argentine non è affatto migliorata. Gli istituti di statistica rivelano che il 51,4 % della popolazione vive sotto il livello di povertà. Dall’inizio dell’anno 25mila argentini ogni giorno si sono aggiunti a questa categoria. Nei primi quattro mesi dell’anno il potere d’acquisto dei lavoratori si è ridotto del 40%, secondo le stime ufficiali del governo, chiaramente interessato a sottostimare il dato.

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