A proposito del default e dell'uscita dalla crisi
Dieci anni fa, esattamente il 19 dicembre del 2001, il sistema bancario argentino tracollò e lo Stato dichiarò bancarotta. Durante tutti gli anni ’90 i governi di Menem e di De La Rua applicarono una ricetta ultra-liberista, imposta dal Fondo monetario internazionale, ispiratore di tutte le politiche economiche del Sud America dal secondo dopoguerra agli anni ’90. Come esito finale vi fu una gigantesca fuga di capitali che, nel dicembre del 2001, l’allora governo di centro-sinistra De La Rua provò ad arginare attraverso il sequestro dei conti correnti bancari. Fu quella la decisione che diede avvio alla rivolta popolare nota come Cacerolazo, conclusasi con 40 morti e la fuga di De La Rua in elicottero dal palazzo presidenziale.
Nel corso degli anni precedenti, tutte le imprese pubbliche (su tutte l’Aereolineas Argentinas e la Telecom Argentina) vennero privatizzate, mentre il debito pubblico schizzò in alto (a dimostrazione che le privatizzazioni, in Argentina come in Italia, non hanno un effetto positivo sull’andamento del rapporto Pil/debito pubblico). In Argentina non si produceva più nulla, qualsiasi merce era importata perché più conveniente. La disoccupazione era giunta ai livelli record del 42%, mentre il Pil era calato di circa il 10% nel periodo compreso tra il 1998 e il 2001.