Giovani Comunisti/e
Unità nella lotta, radicamento nel conflitto, autonomia reale dal moderatismo
Pubblichiamo il documento finale presentato dai compagni della mozione numero 2 "Lottare, occupare, resistere", alla quarta conferenza nazionale dei giovani comunisti, svoltasi a Pomezia dal 19 al 21 febbraio. Nei prossimi giorni sarà a disposizione dei nostri lettori un resoconto dei lavori della Conferenza nazionale.
La Conferenza dei Gc si è conclusa con una larga maggioranza per il primo documento, con una positiva partecipazione al dibattito che ha mostrato un corpo militante dei Gc attivo e pienamente proiettato nel difficile lavoro di ricostruzione della nostra organizzazione e del partito tutto.
Tuttavia le Conferenze provinciali ci consegnano anche una realtà ben più articolata. E questa stessa Conferenza nazionale ha il compito di andare oltre tale discussione, sviluppando dialetticamente i punti di vista fin qua espressi.
Il dibattito ha mostrato come i nostri iscritti rifiutano ogni tentativo di spaccare idealmente l'organizzazione tra “unitari” e “settari”. 1 Giovane Comunista su 4 ha scelto di appoggiare il secondo documento. Si tratta di una parte consistente della nostra organizzazione, la cui esistenza non può di certo essere relegata a un fenomeno “velleitario” o di “accanimento correntizio”.
Si dimostra che nessuno è depositario a priori dell'unità e della “linea di massa”. La Conferenza nazionale respinge ogni tentativo di ergere un muro artificiale all'interno dell'organizzazione tra i compagni che hanno sostenuto i diversi documenti.
La gestione unitaria, intesa come unità d'azione dell'organizzazione, è quotidiana e prescinde dagli assetti degli esecutivi. E deve dispiegarsi in un dibattito serio, su un piano di lavoro che discuta le forme e i modi con cui mettere a disposizione tutte le forze dell'organizzazione. Per questo la Conferenza dà mandato al futuro coordinamento nazionale di istruire un'ampia discussione su questi temi.
Cerchiamo insomma l'unità nell'azione e non l'unità fittizia a discapito dell'azione reale. Tale dibattito verrebbe invece soffocato se fosse limitato ad una decisione immediata volta a comporre col bilancino un esecutivo nazionale che copra con una patina di unità fittizia l'esito di una conferenza che ha visto invece una forte dialettica al nostro interno.
La Conferenza è la massima espressione della discussione democratica, il momento in cui ogni differenza deve essere esplicitata, messa sul tavolo e discussa. Il primo documento è nato invece celando le differenze politiche reali esistenti al suo interno. Si è trattata di una scelta irresponsabile e non rispettosa dei nostri iscritti e del loro diritto a conoscere e a pronunciarsi su tutte le posizioni in campo.
Il rischio è che ora le differenze scoppino ancora una volta nei corridoi e su terreni non politici. Il vero correntismo è quel fenomeno che evita la discussione politica aperta, archivia sbrigativamente differenze di principio, di strategia o di tattica, salvo poi lottare accanitamente per difendere la propria cordata nella definizione degli organigrammi.
Vogliamo liberare la nostra discussione da tali meccanismi, da una tendenza a giurare sulla santa unità, per poi rompere e ricomporre maggioranze in continuazione ogni qual volta la discussione abbandona un puro terreno generico e declamatorio o peggio ogni qual volta si devono definire gli organismi dirigenti.
La natura epocale della crisi non è in discussione. Non è in discussione nemmeno la generosità con cui dobbiamo lottare contro la destra e ricostruire il nostro radicamento sociale. La divergenza che attraversa il nostro dibattito è il rapporto tra crisi, programmi e metodi di lotta, pratiche sociali e tattica del partito.
Per questo la Conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti ribadisce:
1. unità nella lotta; qualsiasi proposta di unità a sinistra deve partire da una reale unità nell'azione. È il contrario della logica con cui è nata la Federazione della sinistra. Per non disturbare l'assemblaggio di ceto politico, Rifondazione si è astenuta dal prendere una posizione di appoggio alla Fiom nel congresso Cgil. Nell'avvicinamento alle elezioni regionali, la Federazione della Sinistra si è rivelata un sistema di veti incrociati quasi sempre diretto contro i tentativi di rompere con il Pd. I Giovani Comunisti devono costruire l'unità con la Fgci o con altre forze di sinistra dal basso, senza nascondere le reciproche differenze, non in un rapporto diplomatico tra vertici ma con coordinamenti e assemblee unitarie dove una testa valga un voto tra la base delle due organizzazioni, sempre nella difesa e nel rafforzamento dell'autonomia del progetto della Rifondazione Comunista, che per noi è una scelta strategica. Solo così si misura la reale consistenza di qualsiasi percorso unitario e delle strutture che ne sono coinvolte.
2. radicamento nelle lotte per affermarvi un programma d'alternativa, per andare oltre un approccio meramente solidaristico. Non siamo di fronte ad una mobilitazione sociale di massa, ma nemmeno ad una società normalizzata. Oltre a scadenze come il 5 dicembre o come il venturo primo marzo, siamo di fronte ad alcune lotte chiave che possono determinare il ribaltamento degli attuali rapporti di forza: Eutelia, Alcoa, Merloni, Fiat ecc.ecc. La solidarietà attraverso le pratiche sociali è uno strumento per aiutare queste lotte a resistere un minuto più della controparte. Ma la loro vittoria è determinata da un insieme di condizioni: dall'indipendenza dei lavoratori in lotta dalle burocrazie sindacali, dalla loro capacità di autodeterminare la linea della mobilitazione promuovendo dal basso comitati di lotta e infine da una strategia basata su un progetto alternativo alla chiusura del sito produttivo. Di fronte a un milione di nuovi disoccupati, ad una immane spesa pubblica per coprire i buchi del capitale, dobbiamo sempre più sollevare nelle lotte il tema del legame tra blocco dei licenziamenti, difesa della continuità produttiva e nazionalizzazione delle aziende in crisi sotto il controllo dei lavoratori e al servizio dei bisogni sociali e ambientali.
3. conflitto e autonomia dei Gc dal moderatismo; le alleanze elettorali devono corrispondere alle alleanze sociali. I Giovani Comunisti non possono tollerare oltre il cortocircuito tra posizione istituzionale del partito e radicamento sociale. È impossibile costruire i Gc e qualsiasi articolazione del partito per compartimenti stagni. Non esiste un partito sociale, un partito istituzionale, un partito giovanile o adulto: esiste l'unità di intenti, metodi e strategia di un'organizzazione rivoluzionaria. Autofinanziamento al posto di dipendenza dagli accordi elettorali, rottura con il Pd, Udc e Italia dei Valori al posto di un indefinito fronte democratico con un pezzo dei poteri forti in nome di un'ipotetica legge elettorale, pratiche sociali come strumento di lotta, per far avanzare le mobilitazioni sul terreno programmatico. La lotta alla destra, antifascista e per la democrazia si alimenta di opposizione sociale e di classe. Il partito smette di alimentare tale opposizione sociale ogni qual volta rinchiude la sua azione nelle compatibilità di un accordo elettorale con il Pd. In tal modo la destra non può essere sconfitta, ma cresce ogni volta più aggressiva e demagogica.
Per questo la Conferenza nazionale indica come priorità:
a) sviluppare il radicamento nei luoghi di lavoro, a partire dalle lotte in corso. I Gc devono individuare sui territori alcuni luoghi di lavoro dove mantenere una presenza costante, con volantinaggi, pratiche sociali, campagne contro la precarietà, per l'abolizione della legge 30 e Pacchetto Treu, per il salario sociale, per il salario minimo intercategoriale, il blocco dei licenziamenti e la reintroduzione della scala mobile. E' necessario discutere di come orientare i nostri compagni alle tendenze sindacali anticoncertative e anticorporative dentro la Cgil e nei sindacati di base.
b) sviluppare una tattica studentesca che rompa con il moderatismo dei leaderini di movimento, con le logiche dell'autoriforma, per promuovere in ogni realtà studentesca una piattaforma di coerente difesa del diritto allo studio. I punti programmatici contenuti nei documenti possono essere a riguardo una buona base di discussione da ampliare e approfondire.
c) discutere degli spazi sociali e dell'utilizzo dei circoli del Prc, con l'idea di sviluppare case rosse che siano contemporaneamente una risposta all'avanzata di Casa Pound e forme naturali di fronte unico con le altre organizzazioni di sinistra.
d) sviluppare campagne antifasciste permanenti, legando l'antifascismo alla lotta di classe, ragionando su come garantire l'autodifesa dei militanti e dei soggetti colpiti dalla violenza squadrista. L'antifascismo va legato a campagne antirazziste che devono considerare i migranti soggetti attivi della lotta e non semplici destinatari della nostra solidarietà. Il primo marzo deve essere una base di partenza per la costruzione di reali comitati di lotta di migranti e non un ricettacolo per associazionismo italiano in salsa Pd.
e) sviluppare campagne internazionali permanenti in solidarietà alla lotte antiimperialiste, a partire da quella palestinese, e alle rivoluzioni in sviluppo in America Latina, vere e proprie punte avanzate della lotta anticapitalista nel mondo.
f) sviluppare campagne permanenti contro l'isteria securitaria, il pacchetto sicurezza e ogni forma di oppressione di genere come di ogni forma di omofobia. Il livello raggiunto dalla repressione necessita di una riflessione seria sui temi della decriminalizzazione del consumo, della riduzione del danno e della legalizzazione delle sostanze stupefacenti.
Bresso in Piemonte e la lotta alla Tav, Rossi in Toscana e la lotta contro i Cie, Loiero in Calabria e la questione morale, Errani in Emilia, Marini in Umbria e la lotta al blocco di potere fatto di appalti e cooperative sociali, Burlando in Liguria e la speculazione edilizia per non parlare dell'accordo di Governo tra Pd e Mpa in Sicilia: queste non sono contraddizioni a sé stanti. Sono punti qualificanti che definiscono la natura del Partito Democratico, tanto sul livello nazionale come sui territori.
La discussione sulle alleanze pertanto non può essere archiviata a semplice questioni tattica locale, dove tutte le scelte sono possibili a discapito dell'autonomia del partito e del suo profilo politico innanzitutto all'interno di quei movimenti di resistenza che sono la reale chiave di volta di ricostruzione della Rifondazione Comunista. E' per questo che riteniamo i Gc parte pienamente coinvolta in tale dibattito. Un dibattito rivelatore di due modelli di costruzione differenti dell'organizzazione rivoluzionaria.
Non agli accordi elettorali è affidato il futuro del partito e dei Gc, ma alla crescita di militanti politicamente formati, partecipi di un dibattito vivace, ad una costante proiezione nell'intervento esterno, di una struttura organizzativa all'altezza dei compiti, autofinanziata e quindi autonoma, di una lotta a tutto campo contro il burocratismo sia sul terreno dell'ideologia politica che su quello dei metodi democratici e organizzativi.
Pomezia, 21 febbraio 2010
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